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Due chiacchiere con: Fabrizio Pluc Di Nicola (In Rambo We Trust)

Fabrizio Pluc Di Nicola

Fabrizio Pluc Di Nicola

Fabrizio Pluc Di Nicola è un grande amico oltre che un grande artista e, in occasione dell’uscita del suo nuovo fumetto, ho voluto cogliere l’occasione per scambiare due chiacchiere con lui.
In Rambo We Trust è un’opera divertente e profonda allo stesso tempo, pubblicata da Tora Edizioni e nella quale Fabrizio ricopre per la prima volta il doppio ruolo di sceneggiatore e di disegnatore.

Clack: Com’è nato In Rambo We Trust?

Pluc: Mi tocca rispondere con papiro lunghissimo, cercando di essere prolisso entro i limiti del buonsenso ed evitare così la narcolessia fulminante al povero lettore.

Ho avuto l’idea durante la lettura di un libro terrificante (e lo dico da amante del trash, quindi è tutto dire). In soldoni, in quest’opera lo scrittore ha riletto, senza ironia ma con l’appiglio del “libero pensatore”, tutta la Bibbia in chiave Aliena! Praticamente Dio è un extraterrestre che ha modificato il DNA dell’uomo di Neanderthal e ha creato l’homo sapiens nel suo laboratorio, l’Eden! Cosa c’entra con Rambo?  Un attimo e ci arrivo.

Mentre mi leggo tutte e mille e rotte le pagine del libro, arriva una parte in cui si afferma che l’Arca dell’Alleanza non era semplicemente il contenitore delle tavole con i 10 comandamenti. Ebbene no, era una ricetrasmittente e all’occorrenza una bomba atomica! La prova? Nel deserto è stato trovato un muro crollato, proprio nella zona dove (secondo lui) si trovava la città di Gerico. Questo muro, sulla base del nulla, è stato abbattuto da un’arma nucleare.

Quindi, se quel muro è stato distrutto da un’arma atomica, l’Arca dell’Alleanza, che venne portata proprio a Gerico, è una bomba atomica. E se l’Arca è una bomba atomica, allora Dio era un alieno che ha fornito le istruzioni a Mosè per costruire un’arma che necessitava di una tecnologia che i popoli all’epoca non avevano. Quindi il solo ritrovamento di un muro scassato è bastato per confermare tutta questa teoria e scacco matto a tutti.

Lo so che non ha senso e non si capisce niente, ma questo è quanto.

Dopo essermi ripreso da una risata durata quindici ore e ventotto minuti netti, mi sono detto che nel futuro qualcuno vedendo il film First Blood avrebbe potuto prenderlo per una storia vera, in quanto la guerra del Vietnam c’è stata davvero e non c’è quindi motivo per dubitare della veridicità della figura di John Rambo.

In quel momento mi si è accesa una lampadina! Ho così  iniziato a prendere appunti e a vedere se sarei riuscito a rendere credibile questa storia, che di credibile non ha niente. Appunti dopo appunti mi sono convinto, anche io sulla base del nulla, di avere un’idea dalla quale poter tirare fuori qualcosa di interessante e che forse era arrivato per me il momento di cimentarmi in un progetto tutto mio.
Ho finito, le prossime risposte saranno più corte, giurin giurello.

C: In questa occasione hai svolto sia il ruolo, consueto, di disegnatore che quello di sceneggiatore: com’è stata questa esperienza?

P: Dopo aver disegnato una dozzina di volumi a fumetti negli ultimi anni, provare una cosa completamente nuova mi ha divertito e stimolato tantissimo. Creare la storia in fin dei conti è la cosa più facile, perché quando arriva il momento di darle il giusto ritmo, curare i dialoghi, capire quale inquadratura funziona meglio e via dicendo, ti rendi conto di quanto sia complesso il lavoro dello sceneggiatore. L’unica pecca è che mi è mancata la possibilità di lamentarmi perché lo sceneggiatore aveva richiesto cose da disegnare troppo complesse. Insultarsi da solo alla lunga stufa.

C: In Rambo We Trust è una storia umoristica e sinceramente divertente ma, allo stesso tempo, racchiude anche un messaggio profondo e distopico: come sei riuscito a bilanciare questi due aspetti così diversi?

P: Il mio obiettivo intanto era quello di creare un fumetto che avrei voluto avere da lettore. Un fumetto umoristico con una storia sensata, con inizio, svolgimento e fine, scritto in maniera chiara e disegnato in maniera comprensibile, insomma, un graphic novel in grado di far passare una piacevole e divertente serata al lettore. Sembrano richieste base, ma da qualche tempo faccio fatica a trovarne, salvo rare eccezioni, in libreria e fumetteria, dato che il mercato si è spostato verso lidi a me poco congeniali.

Poi mi piacciono le storie, che siano fumetti, libri o soprattutto film, dal piglio umoristico tendente al demenziale. Ho deciso di unire la passione per questo genere ad argomenti e temi che a me stimolano e piacciono, nel bene e nel male: la religione, i guru improbabili e ovviamente Rambo. Sono inoltre da tempo appassionato ai complotti, ma più che ai complottisti a quello che scatta nella testa di alcune persone quando si affidano a credenze che per noi sono (perché lo sono) assurde (vedi Terra piatta, i vaccini che causano l’autismo, le scie chimiche e tutto il cucuzzaro). Quindi ho cercato di unire tutti i puntini e creare il fumetto in questione, un libro che, come si suol dire, faccia ridere e penZare.

C: Il volume è ricchissimo di citazioni, personalmente mi sono divertita moltissimo a scovarle: quanto è stato divertente, come autore, trovare per ognuna il giusto spazio?

P: Molto, anche se cerco di non metterle mai su un piedistallo. Non voglio mai che vadano a interrompere la lettura e a distrarre il lettore. Devono essere un valore aggiunto. Anche tutte le parti, con scene e dialoghi del film Rambo – First Blood sono contestualizzate e comprensibili anche per chi non ha mai visto il film… a patto che esista qualcuno che possa rientrare nella categoria.

C: Come proseguirà la promozione di In Rambo We Trust?

P: Salvo poche eccezioni, non girerò l’Italia in lungo e in largo come ho fatto per tutto il 2023 con Roba da Mostri, il mio libro precedente. Ma è sicuro che ci saranno diversi incontri a Pescara e in Abruzzo, li sto pianificando proprio in questi giorni, quindi restate aggiornati per vedere come procederà quello che ho ribattezzato il “In Rambo we tour”.

C: Un’ultima domanda fuori dall’intervista, per curiosità mia (ndr. e invece poi ce l’abbiamo messa lo stesso) Quell’ “OH MY GOOOOD” viene da Troll 2?

P: Finalmente una persona colta che nota le citazioni di livello alto. Assolutamente sì, mi sono detto: “caro il mio Pluc, se devi citare, cita i capolavori più grandi!”.
Se tu che leggi non sai di cosa stiamo parlando, fatti una piccola ricerca in rete, ci ringrazierai. Forse.

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