Recensione
Lo abbiamo aspettato a lungo, molto a lungo. Finalmente è qui: la mastodontica espansione di Elden Ring, qualcosa della dimensione di Dark Souls III per intenderci, ci ha fatto penare prima di mostrarsi in tutto il suo splendore. Ora possiamo finalmente affrontare questa nuova sfida che si preannuncia come un evento epocale.
Shadow of the Erdtree è un’espansione decisamente impegnativa. Partiamo quindi da qualche dato tecnico. Prima di accedere all’ambientazione conviene assicurarsi di avere un personaggio ben attrezzato. L’ideale sarebbe un PG di livello 150, così da essere sufficientemente forti da poter affrontare le (molte) sfide che ci attendono. Personaggi minori possono comunque tentare l’impresa, ma personalmente sconsiglio di avvicinarsi con un PG al di sotto del livello 110.
A tal proposito: se vi state chiedendo come avviare Shadow of the Erdtree, è bene sapere che poter accedere alla nuova area occorre prima aver sconfitto due boss opzionali. Ce ne sono molti in Elden Ring, e quelli di nostro interesse sono Radahn il Flagello Celeste e Mohg il Signore del Sangue. Il primo è raggiungibile nel Castello di Mantorosso, a sud della mappa, oltre Caelid. L’evento è avviabile in modi diversi, procedendo con la quest di Ranni oppure raggiungendo l’Altopiano di Atlus, dopo aver raccolto le due parti del Medaglione di Dectus.
Lo scontro con il generale Radahn non è eccessivamente complesso, anche perché per poterlo avviare, come avete visto, è necessario svolgere molte attività preparatorie che, di fatto, ci porteranno ad arrivare ben attrezzati allo scontro.
Altro discorso per Mohg, uno dei boss opzionali che mi ha dato più filo da torcere. Il Palazzo è raggiungibile tramite la quest di Varré oppure con altri due pezzi di medaglione, ben nascosti nella grande mappa di gioco: Castel Sol e il Villaggio degli Albinauri. Una volta raggiunto il palazzo bisogna prepararsi ad uno scontro davvero impegnativo, ma anche altamente soddisfacente.
Quando finalmente avremo sconfitto anche Mogh possiamo raggiungere un enorme bozzolo dal quale fuoriesce un braccio. Ecco il nostro portale: attivandolo raggiungeremo finalmente le Terre dell’Ombra, l’area in cui è ambientato tutto Shadow of the Erdtree.
Ora capite perché non sono entrato in NG+ e ho tenuto tutti i siti di grazia attivi e i boss opzionali sconfitti?
Trama
Questo potrebbe essere il paragrafo più breve di sempre. L’espansione parte con l’invito, da parte di Leda, un cavaliere di Miquella, di raggiungerla all’interno delle Terre dell’Ombra, allo scopo di ripercorrere i passi della sua signora e scoprire cosa l’ha portata fin laggiù.
Il resto lo dovremo scoprire alla moda e maniera a cui FromSoftware ci ha abituato: pochi spiegoni e tantissimi frammenti di storia da collezionare leggendo qualsiasi elemento ci possiamo trovare davanti per ricreare un intricatissimo puzzle di eventi e dialoghi sibillini.
Insomma: se amate questo genere di narrativa Elden Ring: Shadow of the Erdtree non deluderà le vostre aspettative. Mentre se invece siete appassionati di giochi narrativi, beh: mi verrebbe da chiedervi perché mai stiate cercando di farvi del male con questo titolo.
Gameplay
Veniamo alla ciccia, ovvero a cosa ci aspetta dal punto di vista del gameplay nudo e crudo.
E crudezza non è una parola che ho scelto a caso, perché, come detto, è bene arrivare nelle Terre dell’Ombra sufficientemente scafati e non solo in termini prettamente ruolistici. Se, come me, avete parcheggiato Elden Ring in questi ultimi mesi, posso caldamente suggerirvi di farvi qualche oretta a spasso nel mondo “di sopra” per riprenderci la mano. Elden Ring: Shadow of the Erdtree non fa sconti a nessuno, con boss incredibilmente ostici da abbattere e un livello di difficoltà ambientale spaventosamente alto.
Per quanti non demorderanno dopo le prime inevitabili ore di frustrazione, questa espansione ha davvero moltissimo da offrire: ben cinque nuovi legacy dungeon, di cui due straordinariamente ispirati, con un level design che non si limita ad eguagliare quelli del gioco base, ma li supera per complessità, per ricchezza di contenuti e per sfide contenute.
Non solo, anche i dungeon minori, che nel gioco base soffrivano di un po’ di ripetitività e banalità, qui sono stati curati nei minimi dettagli: non troverete elementi fini a se stessi o buttati lì per fare riempitivo. Ogni elemento ha la sua funzione e il suo ricco contenuto premiante.
A tal proposito molto è stato fatto a livello contenutistico: ci sono ben sei nuove classi di armi, con splendidi moveset dedicati, e incantesimi e armature e oggetti magici pensati per ogni classe. La ricchezza di questi contenuti farà felici tutti coloro che amano sperimentare nuove build tramite il respec, ma anche coloro che vorranno solo plasmare maggiormente il loro PG avranno modo di dedicare ore ed ore all’esplorazione e al perfezionamento del personaggio.
Occorre spendere alcune parole sul tema della difficoltà di questa espansione. Leggendo qui e là tra i social avrete trovato due fazioni: quelli che “è troppo ed inutilmente difficile” e quelli che “se lo trovate eccessivo è perché non ve lo meritate”. Ora, al di là della tossicità tipica di qualsiasi fandom, una cosa è vera: Elden Ring: Shadow of the Erdtree è mostruosamente difficile. Sono sceso nella Valle dell’Ombra a livello 194 in NG ed ero convinto che, a parte i boss più tosti, avrei avuto vita abbastanza facile. Mi sono dovuto ricredere in tempi incredibilmente brevi: già nella prima ora di gioco sono stato semplicemente atomizzato dai primi mid-boss. Tipo 2 spadate e si va KO.
Veniamo al punto: FromSoftware ha applicato una logica intelligente ma, in suo perfetto stile, piuttosto oscura. Il livello di avanzamento e potenziamenti è in realtà slegato da quello del gioco base. Il livello a cui si scende ha sì impatto sull’economia complessiva delle aree di gioco, ma molto meno di quanto non faccia al di fuori dell’espansione. Questo proprio per evitare di sbilanciare le due esperienze di gioco, per cui i potenziamenti che ci aiuteranno nel Regno dell’Ombra saranno attivi solo nella sua mappa. Ecco quindi il punto: gettarsi alla ricerca dei Frammenti dell’Albero Ombra (suggerimento: cercate le Croci di Miquella. Secondo suggerimento: cercate la Mappa delle Croci di Miquella) così da rendere molto più efficaci i nostri colpi d’attacco e al contempo ridurre quello dei boss.
Analogamente è possibile rintracciare le Ceneri di Spirito Venerate, elementi atti a potenziare le nostre ceneri (sì, lo so: ci sono fan che dicono che non vanno usate perché altrimenti rompi il gioco e non sei un vero gamer e bla bla bla). Queste saranno molto più complesse da trovare perché meno evidenti e spesso ricompensa di boss e dungeon opzionali. Oppure nascosti tra i meandri del Regno nei pressi di alcuni altari ben mimetizzati. Ce ne sono un paio anche all’inizio per cui non demordete. I potenziamenti, poi, si applicano riposando ai siti di grazia.
Insomma: livellare è d’obbligo. Non che diventi una passeggiata, ma almeno si passa da impossibile a fattibile.
Conclusioni
Sono due, a mia memoria, i DLC che meritano la palma d’oro come migliori in assoluto. E con migliori intendo non dei semplici add-on (come la celebre Battaglia di Forlì di ACII) ma esperienze di gioco complesse ed articolate. Guarda caso uno dei due è proprio di FromSoftware, parlo ovviamente di The Old Hunters, l’espansione di Bloodborne, mentre l’altro è il fenomenale Blood & Wine di The Witcher 3, praticamente un altro gioco intero con nuove quest, ambientazioni e PNG.
Avrete capito da questa intro che considero Elden Ring: Shadow of the Erdtree meritevole di aggiudicarsi, a mio insindacabile giudizio, la terza palma: è un’opera maestosa in cui l’unico vero difetto è il forse troppo elevato livello di difficoltà. Non sono uno di quelli che si scoraggia o che vuole una easy mode ad ogni costo, non sarebbe nello spirito dei soulslike. Tuttavia ammetto che qui siamo davanti a qualcosa di davvero molto, molto complesso da digerire e che molti giocatori potrebbero rimanere scioccati da questa espansione, rischiando di allontanarsi dal genere, operazione inversa a quanto il gioco base non aveva fatto, risultando certo non facile, ma abbordabile da molti giocatori rispetto allo zoccolo duro dei fan FromSoftware.
Un’ultima considerazione è d’obbligo. Elden Ring: Shadow of the Erdtree non porta nuovi obiettivi/trofei. Questo non dovrebbe essere un problema per un gamer di vecchia data come me, che per decenni si è divertito con PC, Amiga, Commodore e più indietro ancora Spectrum. Eppure non ho potuto fare a meno di esperire un minor stimolo al completismo. Da qui ho iniziato ad interrogarmi sulla reale natura dei trofei e di come il modo di percepire il videogame sia stato stravolto dalla loro introduzione.
Ma questo è tema per un altro articolo, che mi riprometto di redigere alla prima occasione.
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Nerdando in breve
Elden Ring: Shadow of the Erdtree è l’immenso e dolosoro viaggio nell’Ombra dei Senzaluce.
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