L’attività del recensore, certe volte, può essere davvero tediosa. Si prende un videogame, si cerca di finirlo nel minor tempo possibile e, infine, ne si scrive la propria opinione. Questo loop diventa ancora più pesante quando messi di fronte ad un’esperienza videoludica scialba.
L’attività del recensore, diventa, però, drammaticamente interessante quando chiamati a dire la propria su giochi come Pacific Drive. L’ultima fatica di Ironwood Studios è tante cose tutte insieme e prende a piene mani da svariati generi. Dal driving game, al survival, passando per meccaniche roguelite e di crafting, il tutto mescolato in un’atmosfera thriller post apocalittica azzeccatissima. Pacific Drive è un’esperienza fresca e convincente, una gemma nel panorama indie, ancora grezza ma senz’altro unica.
RECENSIONE
Ho giocato Pacific Drive su console Play Station 5. Il gioco presenta una sola modalità grafica e implementa in modo convincente le funzionalità del Dual Sense di Play Station 5. Ringrazio il publisher per la copia recensione inviatami.
AMBIENTAZIONE
Pacific Drive catapulta il giocatore nel Midwest americano, un’area geografica decisamente appropriata per il mood imbastito da Ironwood Studios. Non vi sarà quindi difficile rintracciare vibes in stile Alan Wake in questo driving game. Il videogioco si svolge tutto all’interno di una ‘Zona di esclusione’, chiusa al mondo esterno, dove si susseguono eventi straordinari e anomalie di ogni tipo. Se la mente vi riporta a titoli come STALKER o la serie Metro, bene, avete colto nel segno.
L’ambientazione è, per me, uno degli aspetti più vincenti e curati di Pacific Drive. La volontà di fondere i tipici paesaggi del Midwest con un substrato post apocalittico si è rivelata più che intrigante.
GAMEPLAY
Volendolo banalizzare, il ciclo progettato per Pacific Drive è il seguente: si prepara la propria auto nel garage, si esce per una spedizione alla ricerca di risorse, si torna nel garage a riparare e migliorare la vettura. Un loop che alterna ritmi decisamente differenti ma che non mi ha (quasi) mai annoiato.
Ogni spedizione è diversa e porterà il personaggio del gioco, chiamato semplicemente ‘Driver’, ad esplorare le varie mappe presenti, generate di volta in volta in modo differente. Badate bene, Pacific Drive non è un gioco semplice e la quantità di imprevisti che possono accadere può essere talvolta soverchiante. Un più attento bilanciamento della difficoltà, soprattutto per quanto riguarda l’individuazione dei ‘Quirks’ sviluppati dalla macchina, avrebbe migliorato l’esperienza non di poco. Ma, nonostante sappia essere anche molto punitivo, Pacific Drive si è di rado rivelato frustrante. Pecca di ripetitività qui e lì, di una narrativa a volte troppo spezzettata, di un frame rate non proprio solidissimo, ma l’unicità dell’esperienza è ampiamente in grado di ripagare il giocatore.
Il rapporto sviluppato col proprio mezzo è forse ciò che mi ha convinto di più e non vedevo esperimenti ludici simili dai tempi di Mad Max. La macchina in dotazione del driver, che ricorda vagamente le mitiche Chevrolet station wagon degli anni ’80, è il nostro unico scudo contro le anomalie e le avversità del gioco. Attraverso menù appositi e la ricerca delle opportune risorse, può essere migliorata in ogni suo aspetto, sia funzionale che estetico. Ho adorato il mio tempo speso nel garage a cambiare pneumatici e installare fari aggiuntivi mentre la radio di sottofondo mandava l’ispiratissima colonna sonora.
COMPARTO TECNICO E ARTISTICO
La visuale in prima persona aiuta moltissimo ad immergersi nell’avventura, soprattutto quando in auto. La vettura, con così tanti indicatori luminosi, fa sentire come se si stesse guidando un mezzo retro-futuristico in stile Back to the Future. Questa tipologia di estetica si rivela anche funzionale dato che la plancia dell’auto è una sorta di HUD interattivo del gioco.
Il comparto grafico non fa nulla per nascondere la natura indie del gioco ed è, francamente, calzante. Pacific Drive, pur non essendo un colosso quadrupla A, dimostra come un impianto estetico ispirato possa appagare lo sguardo del giocatore. Il gioco da il meglio di sé quando anomalie, fulmini e tempeste entrano in gioco. L’auto trasmette davvero un senso di sicurezza appagante e il merito va anche dato all’attento bilanciamento del sonoro che varia credibilmente nelle varie situazioni di gioco.
Come già menzionato, la soundtrack è di ottima qualità. Svariati brani sono già entrati nel mio catalogo di ‘preferiti’ di Spotify.
CONCLUSIONE
Pacific Drive è la prima vera sorpresa del 2024 e rimarrà, senz’altro, tra i titoli più interessanti dell’anno. Alcuni suoi limiti, soprattutto nel bilanciamento della difficoltà e nella gestione del loop, sono evidenti. Sono però rimasto incantato dall’atipicità dell’esperienza, dall’ambientazione e dal comparto artistico. Un titolo indie, venduto ad un prezzo correttissimo, che nessun giocatore curioso dovrebbe lasciarsi scappare.
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NERDANDO IN BREVE
Pacific Drive è il convincente driving game, con meccaniche roguelite, sviluppato da Ironwood Studios.
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