Parliamo di Dragonheir: Silent Gods
Partiamo dal fatto che di questi tempi sto giocando al titolo migliore del decennio, per me, ossia Baldur’s Gate 3.
Ma com’è collegato al gioco di cui vi voglio parlare oggi? Beh Dragonheir è innanzitutto un gioco di ruolo di ambientazione high fantasy con visuale isometrica e combattimento a incontri, però ha dalla sua parte esplorazione e interazioni spesso basate su tiri di un dado a venti facce.
Spesso perché, molte volte, come è giusto che sia per giochi con un budget non altissimo, a volte i dialoghi e le esplorazioni saranno obbligatorie o con scelte preimpostate.
Gameplay
Come già accennato, il gioco è ambientato in un mondo high fantasy, dove il protagonista principale, il Dragonheir dovrà viaggiare per seguire il suo destino ed arrivare a sconfiggere il drago che lo ha ucciso nel trailer iniziale.
L’avventura si compone di 3 fasi: esplorazione e dialoghi, combattimenti e mimaxing del party (chiamiamolo così).
La prima fase si concentra nel viaggiare nel mondo di gioco, che è semi aperto. Precisando, il mondo è composto da diverse mappe, relativamente grandi, queste mappe però non sono totalmente esplorabili a piacere (servono dei poteri sbloccabili durante la storia) e comunque sono costruite con sentieri che si ramificano, ma che non danno la sensazione di open world.
Nel viaggio si potranno incontrare dei nemici, questi saranno visibili nell’overworld, e una volta che ci saremo andati addosso inizierà il combattimento.
Il combattimento si svolge in modalità simil autochess: avremmo una scacchiera dove posizionare il nostro party per poi farlo combattere, i personaggi attaccheranno e casteranno la loro abilità automaticamente dopo un certo numero di attacchi, ogni personaggio avrà anche una mossa finale che potrà essere castata a nostro piacimento.
Il combattimento di per sè sembra semplice, però è più complesso del previsto, vista la varietà di eroi esistenti e il posizionamento sempre diverso dei nemici nella scacchiera.
Minmaxing degli eroi e Gatcha
Ebbene si, arriviamo al tasto dolente del gioco, il sistema di minmaxing e il gatcha.
Per capire la bassa qualità del gatcha in questo gioco basta fare un piccolo confronto con i giganti di questo sottogenere, come Genshin Impact o Honkai: Star Rail, a differenza di questi Dragonheir presenta una quantità infinita di banner da cui pullare e questo mette una confusione incredibile, non si capisce mai su che tipo di personaggio stai spendendo risorse.
Corollario di ciò, ci sono moltissimi eroi “leggendari” con design relativamente banali, in questo gioco è presente come non mai il concetto di quantità sopra a qualità.
Per quanto riguarda invece il minmaxing, la questione è sempre la solita dei giochi di questo genere. Ci sono degli equipaggiamenti con delle caratteristiche scelte a caso da una pool di base e che ricevono poi delle caratteristiche randomiche una volta potenziati. Trovare l’equipaggiamento giusto per i personaggi del nostro party sarà una faticaccia.
Una chicca che mi sento di citare è che il personaggio principale, il Dragonheir, ha gli attributi e la classe quasi completamente personalizzabili e potrà scegliere tra tre elementi a cui fare affidamento, ognuno con le sue abilità diverse dalle altre.
Nerdando in breve
Dragonheir: Silent Gods è un RPG high fantasy con visuale isometrica e combattimento a incontri, interessante, gratuito e abbastanza diverso dal solito, anche se alcune meccaniche sono sempre le stesse. Il fatto che sia giocabile sia da pc che da mobile dà grande onore a questo gioco, che però manca un po’ di mordente e di attrattiva. Rimane però una molto modesta alternativa nel caso non vi possiate permettere Baldur’s Gate 3.
Trailer
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