I miei – non – ricordi
Siamo arrivati ad un punto in cui i Classici sono usciti in un periodo troppo recente per me per avere dei ricordi particolari. Tanto più che il 48° Classico, Bolt – Un eroe a quattro zampe, l’ho recuperato quasi dieci anni dopo l’uscita del 2008. Il film di Chris Williams e Byron Howard però non è affatto male e rappresenta un po’ lo spartiacque tra il confuso periodo precedente e i grandi successi successivi.
Trama
Il cane Bolt viene adottato da una ragazzina che sembra essere la figlia di un prominente scienziato, il quale ha provveduto a dotare il cane di numerosi poteri. Insieme cercano di sconfiggere il malvagio Dr. Calico e liberare il padre di Penny (che io sappia non è la nostra Penny). O almeno così sembra. In realtà, Penny e Bolt sono due attori di una serie TV. Il problema è che nessuno l’ha mai detto a Bolt, il quale pensa di essere davvero un supercane. Le cose inevitabilmente si complicheranno quando Bolt finirà per errore a New York e dovrà viaggere verso Los Angeles per ritrovare la sua padrona.
La storia ha uno spunto già visto in ambito Disney: in Toy Story, Buzz Lightyear crede di essere davvero un eroe spaziale invece di un giocattolo. Nel film Pixar è solo uno dei vari spunti di trama, mentre in Bolt è la spina dorsale della storia e del percorso di crescita che il nostro protagonista dovrà attraversare. Il percorso è un po’ semplificato a dir la verità. Bolt non ha un momento di vero spavento nello scoprire di non essere un supercane né attraversa una crisi enorme dopo la scoperta – Buzz diventa quasi matto, per esempio.
Lavori dietro le quinte
La semplificazione della storia va ricercata nella travagliata produzione del film. Bolt inizialmente era un progetto di Chris Sanders, regista di Lilo & Stitch. Con il titolo di American Dog, Sanders lavora al film mentre Disney acquista Pixar e piazza John Lasseter come direttore creativo. Lasseter dovette mettere una pezza al semi-inguardabile I Robinson e a questo e si scontrò con Sanders, il quale decise di lasciare Disney per andare dai rivali DreamWorks.
Lasseter affidò il film a Williams e Howard, semplificando di molto la storia, cercando semplicemente di portare il film verso binari più classici in previsione del ritorno alle grandi fiabe previsto con i film successivi. I registi riuscirono nel loro intento. Il risultato è un film piccolo nei temi e nello sviluppo, ma con un gran cuore. È molto difficile parlare male di questo film, al massimo si può dire che sia banale rispetto ai grandi Classici. Però intrattiene e tocca le giuste corde. Non mi stupirei se col tempo diventasse un film un po’ di culto, un po’ come accaduto ad altri film pre-Rinascimento Disney come Oliver & Company e Basil l’investigatopo.
Colonna Sonora
Siamo ancora nella fase in cui Disney non si fidava a tornare al musical e quindi niente canzoni. C’è un montaggio del viaggio sulle note della canzone Una nuova vita (Barking at the moon in originale). E nei titoli di coda John Travolta e Miley Cyrus, doppiatori in originale di Bolt e Penny, cantano I thought I lost you.
Com’è invecchiato
Forse oggi è considerato meglio rispetto all’uscita. Infatti Bolt contiene in nuce lo stile grafico e narrativo che sarà alla base dei successivi grandi successi. I due registi saranno tra i capisaldi del nuovo corso, visto che saranno tra i registi di Rapunzel, Zootropolis, Encanto, Oceania e Big Hero 6.
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