Con l’arrivo del decimo episodio della terza stagione, arriva a conclusione Star Trek: Picard. Giunge così il momento di salutare (stavolta per sempre) lo storico equipaggio della USS Enterprise NCC – 1701 – E.
Ho dato quindi fondo alle mie energie (emotive) residue per compiere questo viaggio e sono qui a raccontarvi le mie impressioni (ricche di spoiler).
La farò breve: dopo l’oscenità della seconda stagione, che ho fatto una fatica micidiale a completare, avevo poche aspettative da questa Final Season, tutte riposte nei promessi cameo dei protagonisti storici. Ebbene, mi sono dovuto decisamente ricredere.
Encomiabile il tentativo di cambiare tutto, introducendo nuove dinamiche coi romulani e gli androidi, stendendo anche un velo di dubbio sulla sacra istituzione della Federazione Unita dei Pianeti, un tempo simbolo di altissima perfezione, ora insinuata da ampie ombre e zone grigie.
Tuttavia alcuni personaggi decisamente privi di appeal (come Laris, Elnor e Soji) e una trama farraginosa, hanno messo una pietra tombale su queste velleità, portando invece la lancetta indietro nel tempo di 30 anni e rimettendo in scena dinamiche che abbiamo imparato ad amare nel corso dei decenni.
Insomma: fatte salve le strepitose Sette di Nove e Rafi, si torna alla crew originale di TNG, decisamente attempata, vecchia e stanca, ma ancora capace di dare vita ad emozioni senza fine, in un crescendo di avvenimenti che spacca la stagione nettamente in due.
La prima metà vede il ritorno del famigerato Dominio, unico riferimento alla serie DS9 (giustamente caduta nel dimenticatoio) mentre più spazio è stato dato a VOY di cui è mancato solamente il cameo di Kate Mulgrew (tristemente dovuto a ragioni di budget) e al mio eroe Picardo di cui abbiamo perso le tracce con Primo Contatto.
La seconda metà mette invece in scena alcuni elementi di un lontano passato, come il comandate Shelby (ora ammiraglio, sulla nave ammiraglia, che fa una pessima fine, decisamente poco da ammiraglio) e uno dei miei più grandi rimpianti: Ro Laren, in un episodio a lei dedicato che chiude magnificamente il cerchio lasciato aperto con l’episodio Il Tenente Ro (16 maggio 1994) che ne sancì l’uscita di scena. I dialoghi tra lei e Picard sono qualcosa da scuola di sceneggiatura, che mi hanno toccato ed emozionato nel profondo.
Ma, sopra ogni cosa, e sopra il ritorno di La Forge (finalmente dimagrito e con ottiche nuove di zecca, in barba ad Insurrection e YATI vari), restano due punti centrali che caratterizzano tutta la vita di TNG e ora Picard.
Brent Spiner è un attore straordinario, una spanna sopra chiunque altro, Patrick Stewart compreso. Perché quando con una singola espressione, in una frazione di secondo, mi fai capire che sei passato da un personaggio ad un altro, con tutt’altra personalità, altri pensieri, altra filosofia di vita, vuol dire che Hollywood è stata profondamente ingiusta con te: dovresti essere accreditato come protagonista in cento film, invece che come piccola comparsa nel ruolo di te stesso in The Big Bang Theory.
L’episodio a lui dedicato è sublime e perfetto per metterne in mostra le qualità recitative, e non sono mancate citazioni illustri strappalacrime, dal professor Moriarty all’ologramma di Tasha che, ammetto, mi ha stravolto.
Infine, ma ormai lo avete già capito che se siete arrivati fin qui, c’è l’Enterprise D. Non me ne ero mai reso conto prima, ma vedere nuovamente il ponte di comando della D in tutto suo splendore vintage, mi ha fatto capire che la nave è sempre stata l’ottavo protagonista della serie. Non un semplice mezzo di trasporto, ma un vero e proprio character con le sue peculiarità e sfaccettature, a volte tratteggiato persino meglio dei suoi abitanti umani. Il ponte, il bar di prora, gli alloggi del capitano, il ponte ologrammi, la sala riunioni e persino i famigerati tubi di Jefferies, hanno fatto parte della vita di personaggi e spettatori per tanti anni.
Sono quindi convinto che uno dei principali motivi di fallimento dei film sia stato l’azzardo di distruggere la nave alla fine di Generazioni: l’Enterprise E era più moderna certo, ma anche più cupa e non abbiamo mai avuto modo di imparare a conoscerla ed amarla allo stesso modo. Sarebbe stato molto più coraggioso sostituirla durante la sesta stagione, magari dopo l’attacco dei Borg, e allora avremmo avuto tempo e modo di amarla e accoglierla. Così non è stato e nessuno ne conserva il ricordo.
Chiudiamo con un po’ note negative. Ho amato questa stagione pur riconoscendone la natura profondamente fan service. Però il finale è troppo buonista e posticcio, mi sarei aspettato una fine più gloriosa, magari con l’immolazione del grande Picard (sarebbe stata una fine nettamente migliore di quella di Kirk), oppure di Worf, che da trent’anni dice che è un giorno buono per morire ed invece ancora continua a massacrare gente col bat’leth. Inoltre il ritorno della Regina Borg era davvero superfluo, davvero non si è potuto trovare qualcosa di più plausibile? I Borg avevano raggiunto il loro culmine in Primo Contatto, già riportarli in auge con Voyager era forzatura, per non parlare della versione “buona” della scorsa stagione; ma qui proprio mi crescevano.
Ho comunque adorato che la Titan venisse ribattezzata Enterprise G con un ponte di comando al femminile (e io uno spinoff con Sette capitano e Rafi primo ufficiale lo voglio a tutti i costi), però no dai: Q era morto, ci hanno martellato le gengive per una intera stagione con la sua fine e ora mi torna a scocciare Jack Crusher Picard? Vedremo, ma, in conclusione, ho amato molto di più l’episodio 9 che ha a mio avviso ha raggiunto livelli di perfezione assoluta. Vorrei solo non aver pianto tanto.
La terza stagione di Picard contiene decine e decine di easter egg e riferimenti di cui andare a caccia, dal mitico Chekhov a Geordi che siede sulla poltrona del capitano come nella prima stagione di TNG, quando vedemmo il primo distacco della sezione a disco; all’assegnazione di Picard come “capitano” invece che ammiraglio dal computer di bordo, ad altri che potrei essermi perso lungo la strada. Viene buttato anche un piccolo sibillino riferimento alla fine della Enterprise E in cui l’ex capitano, Worf, lascia intendere di aver combinato qualcosa di irreparabile.
Concludendo: se siete trekker e avete amato TNG, questa terza stagione è una dichiarazione d’amore al franchise e a voi come trekker.
Don’t cry because it’s over, smile because it happened