I miei ricordi
È dicembre del 2002, sono ufficialmente un bimbo grande che aveva appena iniziato le superiori e quindi non mi interessa più il nuovo Classico Disney in uscita. D’altronde, mi ero annoiato con Atlantis e Lilo & Stitch non l’avevo manco visto. Quindi, ho mancato al cinema Il pianeta del tesoro, ma non la canzone di Max Pezzali Ci sono anch’io. Il film poi lo vidi anni dopo, quando già facevo l’università, con un pizzico di senso di colpa per averlo mancato all’uscita. Per anni ho pensato che fosse il classico più sottovalutato. Dopo tutti questi anni la penso ancora così?
Trama
Il giovane ribelle Jim Hawkins una sera soccorre il morente Bones, che gli consegna una sfera. Scoprirà che è una mappa interplanetaria verso il famoso tesoro del pirata Flint. Insieme al dottor Doppler ingaggia una nave per trovare il tesoro. Durante il viaggio Jim lavora come mozzo e trova nel cuoco John Silver un mentore. Peccato che lui e il resto della ciurma hanno altri piani per la mappa.
Il pianeta del tesoro, come intuibile dal titolo e dal riassunto della trama, è tratto dal romanzo L’isola del tesoro di Robert Louis Stevenson. Non è però una normale trasposizione, ma è ambientata nello spazio. I registi e sceneggiatori John Musker e Ron Clements – responsabili de La Sirenetta, Aladdin e Hercules – avevano questa idea di trasportare il famoso romanzo nello spazio dal lontano 1985. Riuscirono a convincere gli studios solo dopo aver completato Hercules.
Finalmente al lavoro sul loro progetto dei sogni, il duo utilizzò al massimo le copiose risorse degli studios, con l’utilizzo di più di mille animatori verso la fine della produzione. Siamo ormai lontani dal Rinascimento Disney e in una fase più sperimentale. Quindi il film abbandona completamente il musical e cerca la strada dell’avventura e della fantascienza. Ad azzoppare il film purtroppo ci sono i troppi inserti digitali, che oggi sembrano irrimediabilmente datati. È un peccato, perché invece il design di questo universo è molto bello, un misto tra età vittoriana e fantascienza steampunk. Durante la lavorazione il mantra per il design di ambienti e personaggi era 70% tradizione e 30% fantascienza.
Un altro aspetto che funziona è il rapporto tra Jim e John Silver – che è anche animato in maniera incredibile. La loro relazione è il cuore emotivo e narrativo del film. Silver è il villain designato, ma è anche il mentore e la figura paterna del protagonista, un misto tra Obi-Wan Kenobi e Darth Vader, con cui lo spettatore finisce un po’ per fare il tifo e che Jim non riesce mai a odiare fino in fondo. Meno memorabili le spalle comiche, non tanto Morphy quanto l’irritante robot B.E.N. – doppiato in italiano da Maurizio Crozza. Almeno compaiono poco.
Colonna Sonora
Come accennato, Il pianeta del tesoro non ha canzoni a differenza degli altri classici diretti da Musker e Clements. James Newton Howard, all’epoca il compositore di fiducia degli studi d’animazione Disney, compose la colonna sonora. In aggiunta, il cantante dei Goo Goo Dolls John Rzeznik compose due canzoni, I’m still here e Always Know Where You Are. La seconda si sente nei titoli di coda, mentre la prima è al centro della scena più bella del film, tutta incentrata su Jim e il suo rapporto col padre prima e con Silver poi. In Italia, come accennato sopra, Max Pezzali ne fece una bellissima versione.
Curiosità e sequel
Il film fu all’uscita un flop clamoroso. A fronte di un budget di $140 millioni, incassò solo $109.6 millioni al box office. Il risultato disastroso spinse Disney ad accellerare i piani per chiudere con l’animazione tradizionale per concentrarsi sull’animazione 3D.
Non solo, ma l’insuccesso portò alla cancellazione di un seguito e di una possibile serie TV animata. Data la pessima reputazione, finora non si è mai parlato di un remake live action. Nonostante ciò, Il pianeta del tesoro avrebbe le potenzialità per un bel progetto live action.
Com’è invecchiato
Paradossalmente è invecchiato peggio di altri film usciti prima. Sopratutto per via dei tanti effetti 3D, che sono immediatamente visibili e compaiono in tante scene, a differenza degli altri film del Rinascimento Disney. Questo problema a mio parere rende il film meno fresco di altri, ma è un peccato perché il design è interessante e la storia è senza tempo. Se riuscite a passare oltre gli effetti digitali troverete un bel film, probabilmente ancora oggi uno dei più sottovalutati nel canone Disney.
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