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NerDisney #34 – Il gobbo di Notre Dame

I miei ricordi

Quando nel 1996 uscì nei cinema Il gobbo di Notre Dame avevo nove anni: ero nel pieno della “mania Disney” e non mi perdevo mai un appuntamento al cinema. Ricordo che andai al cinema con grandissime aspettative ma devo ammettere che all’epoca restai un po’ interdetta: il film non riuscì a coinvolgere particolarmente la me bambina e, da quella prima volta al cinema, lo riguardai giusto un paio di volte in VHS per poi concentrarmi su classici più affini ai miei gusti.

NerDisney, la nostra rubrica sui classici, è nata però anche come una sfida a riscoprire con occhi nuovi tutti i classici Disney, quelli del nostro cuore e quelli che ai tempi non ci dissero nulla o quasi. In questo senso, sono stata davvero felice di riguardare Il gobbo di Notre Dame: ho potuto coglierne aspetti che da bambina non avrei potuto e rivalutarlo per i suoi pregi.

Trama

Nella Parigi di fine Quattrocento lo zingaro Clopin racconta alla folla la storia del gobbo di Notre Dame: la città è gestita dall’integerrimo giudice Frollo, che ha fatto sua la missione di scacciare gli zingari dalla città. Dopo aver ucciso una fuggiasca che tentava di proteggere il suo neonato, Frollo scopre che il bambino è deforme e sta per buttarlo in un pozzo quando il Diacono di Notre Dame interviene, convincendolo a risparmiare il piccolo e a crescerlo come proprio.

Vent’anni dopo, l’ormai cresciuto Quasimodo non è mai uscito da Notre Dame, dove vive recluso con la sola compagnia delle sue amate campane e di tre gargoyle. Sono proprio loro a convincerlo a mescolarsi alla folla nel giorno della Festa dei Folli, lo spettacolo che ha sempre guardato dall’alto sognando di viverlo in prima persona. Qui conosce l’affascinante zingara Esmeralda e l’intrepido capitano delle guardie Febo ma incontra anche il pregiudizio della folla: solo Esmeralda ha il coraggio di prendere le sue difese e per questo viene perseguitata da Frollo e costretta a rifugiarsi a Notre Dame.
Dopo aver legato con lei, Quasimodo aiuta Esmeralda a fuggire eludendo la sorveglianza ma Frollo è pronto a tutto pur di riacciuffarla e non si fermerà davanti a niente.

Il classico cupo e maturo

Il gobbo di Notre Dame si distacca molto dai canoni dei classici precedenti e presenta tematiche decisamente più mature e cupe, inaspettate in un film per bambini. Nel lungometraggio troviamo morte, cattiveria, quasi infanticidio, lussuria -credo che la canzone di Frollo rappresenti il momento più esplicito di Disney finora-, pregiudizio e gelosia.
Certo, il materiale di partenza era effettivamente anche peggio: il romanzo Notre Dame de Paris di Victor Hugo non è certo famoso per l’ottimismo di fondo ma resta una storia davvero bellissima.
Sono molti i cambiamenti operati da Disney (tra cui la bontà di Febo, che nell’originale è un personaggio davvero pessimo, e il suo amore a lieto fine con Esmeralda) ma non potevamo aspettarci nulla di diverso: già così, c’è un deciso cambio di rotta rispetto al passato. Che poi è probabilmente il motivo che da bambina mi aveva impedito di apprezzare il film.

I protagonisti stessi rappresentano un momento di maturazione rispetto ai film del passato. Quasimodo è fisicamente molto lontano dallo standard cui eravamo abituati con i precedenti classici Disney. Nonostante un aspetto completamente fuori dalla norma, Quasimodo è dotato di un grande cuore e di un’interiorità ricca e sfaccettata che aspetta solo di avere la sua occasione per rivelarsi. Anche Esmeralda si distanzia dalle precedenti eroine Disney: è una ragazza dalle mille risorse, in grado di badare a se stessa e pronta a buttarsi nella mischia in prima persona. È di fatto lei il motore dell’azione quando si tratta di schierarsi, correre rischi e alzarsi contro l’autorità. Il messaggio di fondo del film è sicuramente quello che non bisogna giudicare dall’apparenza e si deve andare oltre la superficie. Certo, secondo me è un po’ svilito dalla scelta di far innamorare Esmeralda del bello della situazione a discapito di quanto era stato costruito fin dall’inizio con Quasimodo. Ma anche tolto il finale, comunque, resta un film coraggioso per la Disney del 1996.

Colonna sonora

La colonna sonora de Il gobbo di Notre Dame è composta da Alan Menken e Stephen Schwartz, già autori delle meravigliose musiche di Pocahontas. Anche per questo nuovo classico il duo fa un lavoro eccellente: nonostante non avessi più guardato Il gobbo di Notre Dame da adulta, ricordavo perfettamente alcune delle canzoni. Il tema musicale è decisamente riuscito e riesce a sottolineare la storia alla perfezione. Obiettivo che era fondamentale, a ben guardare, perché Il gobbo di Notre Dame si rivela decisamente musical.
Certo, per me se parliamo di musica e Hugo, esiste solo Notre Dame de Paris di Riccardo Cocciante ma devo ammettere che il classico Disney si difende bene!

Live action e sequel

Come succedeva spesso all’epoca, anche Il gobbo di Notre Dame ha avuto il suo sequel direct to video: Il gobbo di Notre Dame II è uscito nel 2002 ed è ambientato cinque anni dopo gli eventi mostrati nel primo film. Ammetto di non averlo mai visto ma il giudizio che ne è stato dato è generalmente negativo e il film, che trova finalmente un’anima gemella anche per Quasimodo, mette in evidenza la stessa sciatteria produttiva che caratterizza purtroppo tutti i sequel Disney pensati direttamente per l’home video.

Per quanto riguarda un remake in live action, la notizia che Disney stia lavorando anche a Il gobbo di Notre Dame è del 2019: da allora sono stati molti i rumors che si sono avvicendati ed è voce insistente che sarà l’attore Josh Gad a prestare il volto a Quasimodo. Attualmente il film risulta ancora in lavorazione.

Com’è invecchiato

Il gobbo di Notre Dame, rivisto oggi, mi ha dato l’impressione di essere uno dei classici Disney invecchiati meglio: questo probabilmente è dovuto al fatto che affronta tematiche più adulte e adotta uno stile più cupo del solito, il che lo rende facilmente apprezzabile da un pubblico più maturo. Negli anni, inoltre, la sensibilità generale è cambiata e oggi non stupisce più trovare scelte di questo tipo anche nel campo dell’animazione.

Il gobbo di Notre Dame regala riflessioni profonde sulla prevaricazione, sul concetto di diverso e sul mondo dell’apparenza in una cornice rutilante, colorata e musicalmente maestosa. Rivederlo oggi, per me, è stato una scoperta ex novo: se anche voi, da bambini, lo avevate accolto con titubanza, vi consiglio di provare l’esperienza di una visione con gli occhi degli adulti.

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