Videogames

Return to Monkey Island – Essere un temibile pirata nel 2022

Lo confesso candidamente: sono una di quelle persone che, al primo trailer di Return to Monkey Island, è impazzita e ha atteso, con speranza, il 19 settembre 2022; solitamente, non mi faccio fregare dalla nostalgia e cerco sempre di non lasciarmi guidare semplicemente dalle emozioni e dai sentimenti ma questa volta è diverso.

Stavolta c’è di mezzo Monkey Island, uno dei miei primi amori da bambino, una delle cause della mia passione per i videogiochi. Non posso essere oggettivo e, d’altronde, Nerdando è nato proprio per farmi esprimere in maniera soggettiva.

Recensione

Return to Monkey Island è edito da Lucasfilm Games Devolver Digital ma, soprattutto, è sviluppato da Terrible Toybox; sì, proprio quella Terrible Toybox dove sono presenti i mitici Ron Gilbert e Dave Grossman che, come tutti voi saprete, hanno lavorato ai primi due capitoli di una delle più famose serie videoludiche di sempre.

Sono dispiaciuto dell’assenza di Tim Schafer ma, ehi, non posso avere tutto nella vita: d’altronde, fino a un anno fa non avrei mai creduto di giocare a un nuovo gioco di Monkey Island (su Nintendo Switch, fra l’altro).

Non voglio rovinarvi le sorprese quindi cercherò di non dare alcun accenno alla trama in questo articolo.

Gameplay

Ho sempre pensato che i videogiochi debbano essere accessibili a tutti e Return to Monkey Island mi ha meravigliato in positivo sin dai primi istanti di gioco; una volta avviato, ci viene proposta una modalità casual, una storia da vivere senza troppi patemi d’animo, e una difficile, ricca di intriganti enigmi.

La parola chiave, scrivevo qualche riga fa, è accessibilità. Return to Monkey Island può essere giocato sia da chi non conosce i capitoli precedenti perché, prima di iniziarlo, c’è un Album dei Ritagli consultabile dove scoprire tutto sulle vicende che precedono questo titolo, che tocca i punti principali senza entrare troppo nello specifico, per permettere di provare i vecchi giochi e rimanere comunque sorpresi. Ma l’elemento più interessante è il libro degli indizi, voluto dagli sviluppatori, che suggerisce piccoli dettagli per andare avanti con la storia e, se consultato più frequentemente, arriva a offrire particolari specifici per non rimanere definitivamente bloccati.

Avevo paura prima di iniziare Return to Monkey Island ma Gilbert e Grossman hanno fugato tutti i miei dubbi portando questa saga e le avventure grafiche punta e clicca ai nostri giorni, sia su PC e, soprattutto, su Nintendo Switch; sul primo, grazie all’utilizzo del mouse e dei tasti destro e sinistro si interagisce con l’ambiente e con l’inventario mentre su console si passano in rassegna i punti di interesse con i tasti dorsali del pad ma, in versione portatile, la modalità touchscreen è un colpo di classe che rende il titolo – indovinate un po? – estremamente accessibile.

In tutto questo mare (sto scrivendo di pirati, come posso non citare il mare?) di bellezza, c’è quella che potrebbe essere una piccola pecca, ma si tratta di una situazione fortemente soggettiva: gli enigmi che, nonostante gli anni, rispecchiano appieno lo spirito del franchise, sono facili per chi ha giocato parecchie avventure grafiche. Questo è un piccolo sacrificio che si può sopportare in nome della – mi piace questa parola e adoro ripeterla – accessibilità. Infine, quando riprendete una partita, ci sarà un brevissimo riassunto che vi spiegherà dove siete rimasti che ricorda il “Nelle puntate precedenti” di molte serie TV: una feature davvero graziosa.

Comparto tecnico

Ho sentito e letto parecchie stupidaggini sullo stile grafico dopo la pubblicazione del primo trailer di Return to Monkey Island; com’è mia prassi in questi casi, ho atteso perché parlare prima di mettere le mani su un prodotto è spesso controproducente. Dopo un primo momento di smarrimento, ho apprezzato tantissimo la grafica ed è stato emozionante girare per luoghi conosciuti, riscoprendoli sotto una nuova veste.

Il comparto sonoro è eccellente: la colonna sonora è incredibilmente evocativa e sottolinea in maniera perfetta ogni momento delle vicende di Guybrush e soci. Il doppiaggio – in lingua Inglese – merita un encomio, visto il grandissimo lavoro svolto. I sottotitoli sono completamente localizzati in Italiano.

In conclusione

Return to Monkey Island è un grandioso viaggio di circa 10 ore in un luogo sicuro, in cui ho passato una parte difficilissima e fondamentale della mia vita ed è probabilmente (anche) per questo che l’ho amato.

Ron Gilbert e Dave Grossman avevano già dato prova di essere degli eccellenti artisti e, dopo 22 anni, dimostrano per l’ennesima volta di riuscire a sfornare dei gioielli anche adesso.
L’intera opera non è permeata da nostalgia: Guybrush pensa ai “bei vecchi tempi andati”, ma capisce che il mondo è andato avanti e bisogna adattarsi, facendo largo ai giovani e questo è un assioma che dovrebbe essere ben impresso nella mente di noi quarantenni.

Consiglio Return to Monkey Island a chi ha apprezzato i vecchi capitoli e a chi ama le avventure grafiche e le belle storie, anche se non sa chi sia Elaine o Stan. Il prezzo è esiguo: 24,99 € su Nintendo Switch e 22,99 € su Steam.

Non lasciatevi sfuggire la possibilità di andare (o tornare su Monkey Island), ve ne pentireste al 100%.

Ringrazio Cosmocover per avermi regalato la copia del gioco.

Nerdando in breve

Return to Monkey Island porta con successo Guybrush Threepwood nel 2022.

Trailer

Contenuti

To Top