Giochi da tavolo

Great Western Trail – Tutti cowboy nel lontano west

Recensione

Ho fatto la corte a questo titolo per davvero molto tempo e oggi, finalmente, grazie Ghenos Games, ho messo le mani sulla mia copia della seconda edizione di Great Western Trail: gestionale in salsa western che unisce meccaniche di piazzamento lavoratori a gestione risorse.

Meccaniche

America, XIX secolo. Anni di espansioni, di grandi praterie, di lunghi cavalli di ferro che solcano mari d’erba con il loro incedere a vapore (ma arriveranno a 88 miglia orarie?). Insomma: ci siamo capiti. Alexander Pfister (già autore di Mombasa), ci porta dritti dritti nel XIX secolo nei panni di mandriani: si parte dal Texas fino a Kansas City e da lì via fino a New York tramite treno per vendere il bestiame e collezionare soldi e punti vittoria.

Non è qui mia intenzione fare una disamina del regolamento, che peraltro ho trovato davvero molto ben scritto e chiaro, nonostante l’imponente numero di regole. Vediamo invece qual è il fulcro di questo titolo che viaggia sulle due ore per 1-4 giocatori (grazie alla variante in solitario presente nella seconda edizione).
Le mandrie di bestiame sono rappresentate dalla mano di carte, grazie ad una componente di deck building che si affianca a quelle di piazzamento lavoratori e gestione risorse.

Il gioco si divide in tre fasi: nella prima, ogni giocatore si sposta lungo il tracciato, seguendo le frecce sul tabellone, verso Kansas City pagando pedaggi quando richiesto, in genere quando si passa da caselle contenenti edifici degli avversari, banditi o pericoli.
Seconda fase: eseguire le azioni associate alla tessera in cui è arrivato il mandriano, come costruire un edificio, assumere un lavoratore, comprare o vendere bestiame. Quando finalmente si arriva alla stazione di Kansas City il bestiame verrà caricato sul treno, pronto ad essere venduto a un’altra città (raccogliendo punti vittoria e monete). Il mandriano torna all’inizio del percorso.
Ultima fase: ripristino del mazzo, pescando nuove carte.

Se detto così sembra tutto molto semplice, in realtà Great Western Trail offre una gran quantità di variabili nella strategia: tutti i giocatori partono con gli stessi edifici, ed è nella loro costruzione che si giocano gli equilibri. Non solo per quanto riguarda il pedaggio che gli altri dovranno pagare al passaggio, ma perché i diversi edifici influenzano direttamente le cose che potremo fare, come potenziare la mandria, i lavoratori o il percorso ferroviario per far giungere più lontano il nostro treno e ottenere guadagni migliori.

Ci sono davvero molte strategie che possiamo seguire ma il gioco è troppo stretto per farlo con tutte: meglio concentrarsi su una sola, buttando sempre un occhio al lavoro degli altri giocatori. Ad esempio possiamo puntare sugli edifici, come detto prima, oppure rivolgerci costantemente al mercato del lavoro: più ne assolderemo e più ci avvicineremo a sbloccare azioni aggiuntive.

Oppure possiamo aumentare il numero di cowboy, ottenendo così accesso a mandrie migliori (che valgono quindi più denaro e più punti) o, infine, prendere nuove carte obiettivo, per guadagnare punti preziosi a fine partita.

Materiali

Nella seconda edizione troviamo una delle cose che più amo nelle plance: il multilivello. Rispetto alla prima, infatti, non solo la grafica generale è stata arricchita e impreziosita di dettagli, ma la plancia giocatore ha un bel doppio strato con possibilità di posizionare gli elementi nei loro alloggi dedicati. Si tratta di una di quelle classiche cose “non essenziali” ma che danno perfettamente l’idea della cura dei dettagli che fanno la differenza.

Aggiungiamo un altro elemento, che era stato oggetto di critiche nella prima edizione: la scatola, ora, è arricchita da uno splendido organizer interno che consente di velocizzare enormemente il setup di gioco.
Per le carte è sempre consigliabile affidarsi alle bustine: con il deck building, si toccano, scartano e mescolano davvero frequentemente.

La ricchezza di simboli resta forse la pecca più grande di questo titolo che già a partire dal tabellone si mostra incredibilmente denso di cose di leggere, capire, ricordare. Lo stesso vale per le carte e le azioni, per cui una legenda sarà sempre a vostra portata finché non lo farete davvero vostro.

Vista la quantità di carte (oltre 100), e la rapidità con cui passano di mano, vi consiglio l’uso di bustine protettive 56x87mm.

Potete dare uno sguardo più dettagliato ai materiali consultando il nostro unboxing fotografico su Facebook.

Conclusioni

L’ho aspettato a lungo e l’attesa ne è assolutamente valsa la pena: Great Western Trail ha mantenuto le sue promesse, articolato, complesso ma non cervellotico. Richiede un attimo di tempo per essere assimilato e qualche partita per avere chiare le idee su come voler impostare la propria strategia, ma dopo scorre liscio e rapido.
Ne apprezzo in modo particolare la rigiocabilità: le partite sono tutte molto diverse tra loro, sia grazie alla grande quantità di cose fattibili durante lo svolgimento, sia per il fatto che non c’è un numero di turni prestabilito.

Sono infatti i giocatori, con le loro azioni, a stabilire la durata effettiva, ma possiamo, in linea di massima, decretare che il tempo è di circa mezz’ora a giocatore.

Nerdando in breve

Great Western Trail è il gestionale western che ci porta nel XIX secolo americano.

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