Ci sono film in cui ti imbatti un po’ per caso eppure, con una semplicità disarmante, riescono a scavarsi un posto nel tuo cuore.
Per me Storia di un fantasma è stato questo: un film di cui avevo sentito parlare senza soffermarmici troppo, guardato senza aspettative e che invece mi ha folgorata, lasciandomi tantissimo.
Se pensate di trovarvi davanti l’ennesimo horror (era anche questo il motivo che mi aveva spinta ad evitarlo in un primo momento) dovrete ricredervi perché non c’è niente di più lontano dal film di cui parliamo: Storia di un fantasma è metafisico, filosofico e struggente. Una riflessione silenziosa sul tempo, lo spazio e l’eternità. Un viaggio che, pur con pochissime parole, ci trascina inesorabilmente, costringendoci ad interrogarci sulle eterne domande che accompagnano l’essere umano.
Il film è scritto, diretto e montato da David Lowery, uno che si è fatto notare nel panorama del cinema indipendente per la sua visione anticonvenzionale ma che viene spesso corteggiato dalle grandi produzioni: per Disney è stato regista di Il drago invisibile e, presto, lo sarà del live action di Peter Pan.
La maggior parte delle persone lo ha conosciuto e apprezzato per la sua ultima fatica, Sir Gawain e il Cavaliere Verde, ma secondo me è proprio Storia di un fantasma, girato nel 2017, il suo capolavoro.
Interpretato superbamente da Rooney Mara e Casey Affleck, racconta una storia all’apparenza semplicissima ma dalla portata enorme. Il musicista C. vive felicemente con la moglie M. Una mattina come tante, C. rimane ucciso in un incidente d’auto: ritornato sotto forma di fantasma, segue silenzioso lo scorrere della vita intorno a lui, invisibile e muto testimone del tempo e delle emozioni umane.
D’altra parte, ce lo diceva il titolo: quella a cui assistiamo è letteralmente la Storia di un fantasma. E, prima di vedere questo film, ammetto che avrei riso all’idea di una rappresentazione visiva così iconica, con il classico lenzuolo bianco sull’attore, in una pellicola non comica. Eppure.
Eppure Casey Affleck si rivela un interprete perfetto, capace di regalare emozioni anche senza battute e coperto costantemente da un lenzuolo bianco. È impossibile non immedesimarci nel fantasma di C., tifare per lui, sperare ardentemente che riesca in qualche modo a comunicare col mondo dei vivi, con l’amore della sua vita che è a pochi centimetri da lui, drammaticamente inconsapevole.
Il merito è dell’interprete, ma anche e soprattutto del regista. David Lowery crea per il suo film atmosfere incredibili, grazie ad un uso della fotografia espressivo ed evocativo. La costruzione delle scene, le inquadrature, le musiche: tutto risuona perfetto in Storia di un fantasma, in un racconto che unisce alla perfezione reale e surreale, dramma e fantastico.
Vi avviso: Storia di un fantasma non è un film per tutti. Perché è silenzioso ma allo stesso tempo colpisce forte allo stomaco. Però vi suggerisco di lasciarvi trascinare, perché è una visione unica che vi lascerà tanto.