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Leggende Pokémon: Arceus – Quando un gioco ti lascia qualcosa

Leggende Pokémon: Arceus

Coincidenza vuole che mi trovi a scrivere questa recensione anzi, questo pensiero, nel giorno di annuncio della nona generazione di giochi Pokémon, con la rivelazione ufficiale di Pokémon Scarlatto e Pokémon Violetto. È una coincidenza interessante, perché ci fa capire qualcosa di più del concetto che sta dietro al gioco che non avrei mai pensato di amare, ma che per completarlo in ogni suo anfratto, mi ha trattenuto per più di 70 ore, e che probabilmente lo farà ancora con il DLC appena annunciato. Questo gioco è Leggende Pokémon: Arceus ed è secondo me il gioco più interessante della saga dai tempi di Pokémon Rubino e Zaffiro.

Il gioco è uscito da un po’ e come dicevo questa non è una classica recensione quindi farò un bel po’ di spoiler sulla trama. Siete avvisati!

Recensione

Non so bene spiegare nemmeno io quale sia il motivo per cui Leggende Pokémon: Arceus sia così accattivante. Forse è il fatto che i giochi Pokémon sono rimasti fissati sugli stessi stilemi di gameplay dal 1996 fino a oggi, dove il personaggio si sposta su un mondo sostanzialmente costruito da corridoi a “caselle”. Ogni generazione porta modifiche e aggiornamenti, però sempre poco sostanziali e sempre parecchio indietro rispetto a quello che è lo stato dell’arte.

Voglio dire… ci sono voluti 20 anni per arrivare a un vero movimento libero sulla mappa. 26 anni per arrivare a un combattimento in simil-tempo reale, o comunque più dinamico.

La community Pokémon è fra le più conservatrici in assoluto e Game Freak lo sa; ma sa anche che non può nemmeno continuare a lavorare su un gioco estremamente statico e rigido, perché a un certo punto anche i fan più accaniti si stancano della solita minestra. Per fortuna, perché Leggende Pokémon: Arceus lavora proprio su questi tasti dolenti, svecchiando e migliorando le parti del gioco rimaste negli anni 90 e potenziando allo stesso tempo tutto quello che rende Pokémon una saga davvero sempreverde.

Gameplay

La cosa che mi è piaciuta più di ogni cosa è che il mondo di gioco, la storia e le meccaniche si sincronizzano perfettamente grazie al gameplay. In Leggende Pokémon: Arceus ci troviamo in un antico mondo Pokémon, al tempo in cui le Pokéball sono appena state inventate e i mostriciattoli sono tutt’altro che tascabili. La popolazione sta ancora colonizzando i territori più remoti come Hisui (ovvero la futura regione di Sinnoh, vista per la prima volta in Pokémon Diamante e Perla) e qui incontra nuovi Pokémon sempre più frizzanti, magici e sgargianti.

Giustamente, i coloni hanno una paura allucinante di giganteschi cani sputafuoco, fantasmi sputaveleno e yeti gialli e neri alti quattro metri sputafulmini. Quindi cosa succede? Il Team Galassia, (che poi diventerà il team “cattivo” dei giochi di quarta generazione) assume il ruolo di corpo di polizia, protezione civile e, cosa particolarmente importante, assume il ruolo di corpo di ricerca sui Pokémon. La trama vede il nostro personaggio catapultato A CASISSIMO in questo mondo, lasciando intendere che potremmo provenire dal mondo Pokémon “classico” o dal mondo reale. Una volta arrivati, veniamo accolti dal villaggio Giubilo e inseriti un po’ a forza nella Squadra di Ricerca a causa della nostra apparente affinità innata con i mostri.

Questo punto di trama porta al primo dei punti forti del gioco: il tema della ricerca e del valore della conoscenza. Durante tutta la durata del gioco, saremo portati a svolgere numerose missioni secondarie che portano a completare le schede del Pokédex. Tuttavia qui, l’incredibilmente onnisciente macchinetta non riesce a riconoscere automaticamente i Pokémon con una foto e a dire vita, morte e miracoli di ognuno di esso. No, anzi, vedere o catturare un Pokémon ci farà solo registrare l’esistenza di quel mostro e non avremo altre informazioni in merito. Per “scoprire” davvero il Pokémon dovremo studiarlo, osservandolo nel suo habitat naturale e sperimentando vari aspetti della sua vita: vederlo mentre usa certi attacchi, mentre mangia, mentre si evolve o catturarne vari esemplari in modi differenti. Non c’è un singolo approccio da scegliere per studiare un mostro e possiamo scegliere la via pacifica (cibo, catture, evoluzioni) o la via più brutale (combattimenti e attacchi). Alcune missioni specifiche, poi, contribuiranno a capire meglio il comportamento di alcuni Pokémon perché li troveremo ad affrontare situazioni particolari, soprattutto insieme agli umani.

Trama

Perché dovrebbe essere uno dei punti forti? Semplice: la trama del gioco vera e propria si divide in realtà in due. La prima parte, quella raccontata nelle missioni principali, parla di una persona straniera che arriva in una comunità forte, coesa, ma anche fragile e giovane allo stesso momento in cui un misterioso cataclisma spaziotemporale minaccia l’intero mondo. I vari personaggi non giocanti non sono tutti amichevoli e simpatici, ma anzi si rivelano molto umani, cosa che mi ha stupito, pensando soprattutto che Leggende Pokémon: Arceus è un gioco Pokémon. Molti cittadini del villaggio Giubilo, (che essendo costituito da coloni arrivati da poco è ancora in costruzione ed espansione), si mostrano diffidenti verso di noi e verso i Pokémon e si chiudono nelle loro paure senza ascoltare ragioni.

Piano piano, però, scoprono che la popolazione nativa della regione (i Pokémon) è in realtà composta da esseri con una loro sensibilità e complessità. Non sono bestie feroci e imprevedibili, ma anche aiutanti, amici e talvolta degli esseri capaci quasi di simbiosi con gli umani. Questa dinamica viene fuori nella seconda parte di trama, con ogni missione in cui un abitante ha bisogno di aiuto per difendersi o liberarsi da un Pokémon e grazie a noi il conflitto finisce per essere un’occasione per imparare l’altro. Non è un punto di trama forzato, anzi, è assolutamente organico. Man mano che il villaggio impara a fidarsi di noi e dei Pokémon, lo vediamo crescere, con edifici costruiti meglio e più velocemente e con sempre più abitanti che vivono a fianco di un Pokémon.

La narrazione di questa parte è semplicemente perfetta. Senza quasi accorgercene, vediamo gli effetti benefici delle nostre ricerche, cosa significa conoscere per non aver paura e di cosa significa compilare un Pokédex. Anche la retorica un po’ infantile del fatto che i Pokémon siano amichetti simpatici, forti e intraprendenti che però combattono quasi alla morte viene ridimensionata e contestualizzata. Diventa quasi comprensibile, anche per un adulto che si fa un paio di domande in più, la logica di base del gioco. La sopravvivenza di umani e Pokémon passa anche dal combattere e il fatto che in questo gioco anche l’allenatore possa subire danni e venire attaccato restituisce un po’ di parità ai poveri bestioni intrappolati nelle sfere.

La storia principale, a sua volta, prende tanto dalla storia parallela più “mondana”, ma sposta il concetto dell’accettazione, della tolleranza e della comprensione dell’altro in un contesto più epico e più umano, nel senso che si parla di esseri umani.

Il Team Galassia non è l’unico gruppo di persone che vive nella regione di Hisui. Insieme a loro, vivono due gruppi più tribali e meno moderni di coloni presenti già prima di loro: il Team Diamante e il Team Perla. Entrambi dicono di adorare il Sommo Sinnoh, una divinità che si chiama come il futuro nome della regione, ma che in realtà il team opposto adora un Sinnoh farlocco. In pratica, uno dice di adorare il dio del tempo, l’altro dice di adorare il dio dello spazio. Ovviamente, alla fine si scoprirà che ognuno di loro adorava un dio diverso, rispettivamente Dialga e Palkia (ma dai!) che rappresentano tempo e spazio. Il vero e unico dio dei Pokémon, si sa, è Arceus. Questo loro non lo sanno e litigano parecchio (non si fanno la guerra come succede nel mondo reale perché QUALCUNO PENSI AI BAMBINI!).

Sinceramente, non mi sarei comunque aspettato di vedere una trama su uno scontro religioso in un gioco così; e pure svolta, “Bene”. La cosa che mi è piaciuta è che non arrivano alla conclusione che in realtà sono tutti uniti dalla stessa credenza e quindi in realtà sono uguali. No, loro definiscono precisamente ciò in cui credono, ma una volta ripuliti dall’astio per l’altro gruppo e una volta capito che non c’è un “vero” Sinnoh e un “falso” Sinnoh, ma ci sono solo Dialga e Palkia, possono coesistere, ognuno con la loro convinzione, senza odiare o denigrare l’altra parte. Anche qui, non è un classico finale a tarallucci e vino perché tutti devono essere amici, ma viene spiegato perché possono essere amici.

Altra cosa apprezzata, è il fatto che noi come protagonisti non siamo parte centrale di questa trasformazione, ma siamo parte del dibattito e catalizziamo gli eventi che portano a queste riflessioni. Siamo l’esempio di integrazione, rispetto e comprensione del prossimo che viene presa a modello dai vari team, ma non siamo un deus ex machina che magicamente fa svegliare tutti.

Poi veniamo anche osteggiati, infatti il capo del Team Galassia è un uomo eccessivamente pragmatico e sicuro dei suoi modi e dei suoi pensieri che ci espelle dal villaggio perché teme che il cataclisma spaziotemporale possa essere causato da noi. Si potrebbe pensare: “Ok, questo è un cretino”, e infatti questo comportamento viene contestualizzato: non si tratta di una maschera di carnevale che si comporta così perché lui è il capo burbero e sbrigativo. Ci viene spiegato che lui ha agito così perché in una situazione di incertezza si è trovato con la sorte di un’intera popolazione sulle spalle, e che era necessaria un’azione preventiva per essere sicuro che non ci fossero pericoli esterni per la sua gente. Per fortuna, viene messo in dubbio dai suoi sottoposti e riusciamo a salvare la situazione a suon di Pokésganassoni, ma comunque resta la soddisfazione per dei personaggi che non sono così stupidi da dare fastidio.

Grafica e sonoro

Non c’è molto da dire se non che la terribile ed evidente pigrizia di Game Freak non è scusabile. Non c’è una singola ragione per cui un gioco come questo non potesse avere una grafica almeno vicina a quella di Breath of the Wild, uscito CINQUE anni fa su Wii U. O meglio, la ragione c’è: usare un motore grafico derivato da quello di Spada e Scudo, derivato a sua volta da Ultrasole e Ultraluna per contenere i costi di un “esperimento” che i fan compreranno comunque. Poi, se va bene, potrebbe diventare la base per il prossimo gioco “core”.

Ah, aspetta, è appena uscito il trailer dei giochi di nona generazione. E la grafica con cui lo hanno presentato sembra, a tratti, peggiore di quella di Leggende Pokémon: Arceus. Ecco, questa è una cosa pessima. Perché nel momento in cui una casa di sviluppo non si fa problemi per due volte di fila a presentare un prodotto tecnicamente e/o graficamente scadente, significa che ignora completamente una parte della domanda teorica degli acquirenti. Se però la domanda effettiva resta alta, perché i fan della serie acquistano sulla fiducia qualsiasi gioco venga prodotto… beh, hanno ragione loro e continueranno a produrre giochi secondo questo modello, il che è negativo per i giocatori che non si mettono il paraocchi quando strisciano la carta.

In conclusione

All’inizio dicevo che questo annuncio ci ha fatto capire meglio la logica che sta dietro a Leggende Pokémon: Arceus. Ecco, la logica è che questo non era altro che un banco di prova per qualcosa che era in sviluppo da tempo e di cui erano assolutamente sicuri. Non solo, in questo modo hanno lanciato il primo bocconcino alla fanbase che adesso può abituarsi ed evitare di lamentarsi al lancio del nuovo gioco. Tanto basta quello: una volta che si saranno abituati anche i giocatori più recidivi si può ripartire “da zero”. Nuovi giochi, nuovo gameplay, grafica terribile. Non temete però: i giochi di decima generazione saranno identici a quelli precedenti, ma la grafica sarà migliore! E che fai, te ne privi? Furbi loro. Spero che anche la qualità di questo spin-off resti la stessa.

Tuttavia, lasciamo perdere gli annunci: Leggende Pokémon: Arceus è un bel gioco. Il sistema di cattura più veloce e simile a quello di Pokémon Go mette davvero voglia di acchiapparli tutti. I combattimenti restano quelli a quattro mosse, con l’aggiunta delle varianti potenti e veloci di ogni mossa e una gestione del party molto più snella e moderna. Le scene di combattimento poi sono fuse con il mondo di gioco, quindi non ci sono più quelle tediose schermate di inizio e fine combattimento e dialoghi infiniti. Gli allenatori che ci fermano in mezzo alla strada sono rarissimi (per ovvie ragioni storiche del gioco: il 95% della gente non è in grado di catturare o gestire dei Pokémon) e in generale il mondo è più vivo e organico.

La trama è la parte migliore -non pensavo che lo avrei mai detto per un gioco Pokémon- e soprattutto le tematiche che contiene. Un messaggio di inclusività, ascolto, comprensione e in generale di umanità che è forse più unico che raro. Tutti i personaggi sono interessanti e non risultano particolarmente stereotipati, qualcosa che è incredibilmente difficile da trovare in generale e, a mio parere, specialmente nelle produzioni nipponiche. Soprattutto, tutti quanti riflettono. Tutti quanti alla fine capiscono le complessità delle situazioni che incontrano. Diffidenti o meno, sembrano tutti persone vere. In questo gioco non ci sono infatti buoni o cattivi. Ci sono Pokémon da salvare, persone da aiutare e situazioni da risolvere con la massima armonia possibile. I conflitti vengono risolti capendo l’altro e non semplicemente battendolo in una sfida di violenza. Basti pensare che i boss del gioco vengono “sconfitti” quando vengono fatti calmare con le Sferezen.

Ecco, sì. 

Leggende Pokémon: Arceus è un gioco zen.

Nerdando in breve

È il gioco Pokémon più atipico, ma anche il più riuscito da 20 anni a questa parte. Leggende Pokémon: Arceus, incredibilmente, insegna più di quanto si pensi e il gameplay dinamico e divertente nasconde una trama con un messaggio per niente banale.

 

Trailer

Vi beccate pure il trailer del nuovo aggiornamento, con nuove missioni!

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