Bao Publishing ci propone tra le sue novità la nuova edizione di una deliziosa graphic novel vincitrice del premio speciale della giuria al Festival di Angouleme del 2012: Il Nao di Brown. Se già lo conoscete, apprezzerete sicuramente la nuova versione, se è la prima volta, ne rimarrete affascinati. Vi racconto le mie impressioni.
Recensione
In casa mia il Giappone sta entrando con crescente fervore da un paio d’anni a questa parte. Complici sicuramente le pericolose influenze di Giando, Morgana e Ogariad che per quanto riguarda la cultura nipponica hanno una conoscenza piuttosto profonda, complice una quasi adolescente in casa che procede a ramen e manga, sto imparando lentamente a scoprire un nuovo, fantastico mondo.
Fino a qualche tempo fa non lo avrei mai detto, ma mi colpisce sempre vedere l’entusiasmo con cui persone che appartengono al mio quotidiano si illuminano descrivendo la cultura, il mood e la tradizione che permea questo Paese.
Anche in quest’opera dell’inglesissimo Glyn Dillon, è evidente l’amore per un approccio diverso alla quotidianità, ai valori, al contatto con l’altro, tipicamente nipponico. L’autore è infatti un profondo conoscitore non solo del Giappone ma anche del disturbo ossessivo compulsivo della protagonista (di cui ha realmente sofferto sua moglie). E lo tratta con delicatezza descrivendolo in modo chiaro attraverso il rosso dei suoi acquerelli – pericolo, rabbia, frustrazione – e la descrizione di una protagonista combattuta tra ansie, sensi di colpa ed un disperato bisogno di trovare la pace interiore.
Ed è proprio questa conoscenza dei temi trattati che rende il Nao di Brown un piccolo gioiello, sia graficamente che da un punto di vista narrativo.
La trama
Nao è una giovane illustratrice hafu (metà inglese e metà giapponese) che vive a Londra e lavora in un negozio di originali toys di design. Non è capace di vedere le sfumature delle cose e vive tutto attraverso la sua fervida immaginazione, riuscendo a calmarsi solo tornando alle piccole rassicuranti cose che allontanano i suoi pensieri omicidi: le foto di sua madre, l’ordine compulsivo e il centro di meditazione buddista. Tutto cambia e nel modo più imprevedibile, quando un apparentemente anonimo tecnico delle lavatrici le insegna a vedere le varie tonalità di grigio.
L’autore
Glyn Dillon (fratello minore dello Steve Dillon che insieme a Garth Ennis ha realizzato la serie DC Vertigo Preacher). Dopo una brillante carriera come fumettista e illustratore iniziata a 17 anni (sue le tavole di un numero del Sandman di Neil Gaiman), si è buttato prima nello storyboard, collaborando, tra gli altri con Jamie Hawlett per i Gorillaz e poi lavorando ai costumi di film come Kingsman – Secret Service, Star Wars – Il risveglio della forza e Star Wars – Rogue One.
Ha pubblicato nel 2012 Il Nao di Brown, arrivato in Italia grazie a BAO Publishing nel 2013.
Il volume
La nuova edizione de Il Nao di Brown è un cartonato con sovraccoperta e copertina con debossing. In appendice è arricchita con gli interessanti disegni preparatori e gli schizzi realizzati dall’autore in fase di preparazione del volume.
Per la realizzazione delle due diverse tipologie di storia contenute nell’opera, Dillon ha utilizzato due sistemi di colorazione differenti: le tavole della vera e propria graphic novel sono stati realizzati a matita su fogli in A4, acquisiti a computer per poter scurire il tratto a matita in photoshop. In un secondo passaggio sono state stampate su carta da acquerello e colorate a mano.
Per quanto riguarda invece le pagine dedicate al manga Ichi, l’autore ha utilizzato direttamente la colorazione in digitale. Questo sia per evidenziare maggiormente lo stacco tra le due parti, sia per far fronte ad un fastidioso problema di slogatura della mano che ha rallentato il lavoro dell’autore.
Nerdando in breve
Il Nao di Brown è un curatissimo ritratto con disturbi ossessivo-compulsivi, magistralmente realizzato da Glyn Dillon, da non perdere.
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