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Matrix Resurrections – Neo, di nuovo

Matrix Resurrections

Devo dire che questa fine del 2021, lato cinema nerd, è decisamente succosa. Se da un lato abbiamo avuto l’exploit di Ghostbusters: Legacy e Spider-Man: No Way Home, l’altro grande momento di hype è dato dal ritorno di Neo e del mondo digital-fasullo di Matrix. Ed ecco qui la recensione di Matrix Resurrections, ultima fatica di Lana Wachowski e quarto capitolo della saga che, col primo episodio, ha creato una incancellabile pietra miliare del cinema. Riusciremo a tornare ai fasti del primo film targato Warner Bros, oppure seguiremo il meno fortunato tracciato degli altri due titoli, poco amati da pubblico e critica? Scendiamo assieme nella tana del Bianconiglio per scoprirlo con la nostra recensione in anteprima!

Recensione

Thomas Anderson (Keanu Reeves), il “signor Anderson“, è invecchiato. Lo ritroviamo, pieno di dubbi su ciò che è frutto della sua mente e ciò che è reale, a capo del dipartimento creativo di un’azienda videoludica, con la quale è salito alla ribalta grazie ad un blockbuster: Matrix. Il suo odioso socio (Jonathan Groff) e i suoi dubbi lo portano a comportarsi in maniera pericolosa per sé stesso, e le sedute di terapia con l’Analista (Neil Patrick Harris) cercano di placare questi dubbi. Ma l’incontro con Tiffany (Carrie-Anne Moss), madre di famiglia con l’insolita passione delle moto, fa ancor più dubitare il nostro povero Tom della propria sanità mentale.

Matrix Resurrections

Ma gli eventi sono ormai innescati, e le azioni di Bugs (Jessica Henwick) cercano di fare la luce sul mistero della scomparsa dell’Eletto e sul rintracciamento di una vecchia conoscenza che risponde al nome di Morpheus (Yahya Abdul-Mateen). Riusciranno Neo e Trinity a tornare ancora una volta loro stessi?

Cast

Un po’ come successo, per l’appunto, in Ghostubsters: Legacy e Spider-Man: No Way Home, il ritorno di iconici personaggi sul grande schermo è la moda di fine 2021. Ed ecco che il ritorno di Keanu Reeves e Carrie-Anne Moss ci lascia sicuramente soddisfatti, perché la coppia, sebbene con 22 anni in più sulle spalle, funziona ancora a meraviglia in tutte le situazioni che il film ci mostra. Keanu Reeves ci ricorda in tutto e per tutto il Neo/Anderson del primo film, inquieto e dubbioso, e meno il “supereroe” forse un po’ plasticoso del secondo e terzo capitolo, pur essendo appesantito dagli anni. Carrie-Anne Moss è invece una Trinity/Tiffany diversa dal solito e, sebbene il suo minutaggio sia forse un po’ scarso in alcuni momenti (la perdiamo di vista per un po’, ad un certo punto), risulta sicuramente un personaggio interessante da seguire nel corso dell’evoluzione della storia.

Matrix Resurrections

Al netto di qualche altro cameo dai precedenti capitoli più o meno incisivo – uno dei quali è più una macchietta che altro, probabilmente messo un po’ forzatamente – sono anche i nuovi volti a farsi riconoscere, in particolar modo l’Analista, Bugs e il nuovo Morpheus. Non vi racconto ovviamente nulla del suo background, ma posso dirvi che ha uno stile molto differente dal Morpheus (Laurence Fishburne, qui assente) che abbiamo conosciuto nei precedenti film. Forse anche un po’ troppo, in alcuni frangenti! Complimenti invece a Groff, interprete di una prestazione – e di un personaggio – convincente, anche ilare in alcuni momenti.

Tanti altri personaggi compaiono in Matrix Resurrections, specie nelle ultime fasi, ma vengono davvero troppo poco approfonditi. Se dovesse esserci un seguito, spero che alcuni di essi possano avere un po’ più di opportunità.

Stile e temi

Matrix Resurrections gioca alla grande con l’effetto nostalgia – è la moda di fine 2021, non mi stanco di ripeterlo. Il risultato è un film gradevole, non privo di qualche buco qua e là, ma che ci regala momenti interessanti. Rispetto al primo Matrix – perché questo nuovo capitolo guarda soprattutto al capostipite, per ovvi motivi – manca l’effetto wow: la tecnologia ha fatto troppi passi da gigante per farci emozionare solo con gli effetti speciali, ottimi per carità, ma sostanzialmente poco innovativi se non in qualche raro momento.

Ricordate come Matrix abbia sostanzialmente settato l’asticella per tutti i film a venire? Come anche il mondo videoludico ha fatto del “bullet time” una religione – penso ancora oggi al primo Max Payne, gioco stupendo che prese a piene mani da Matrix questo effetto? Oggi come oggi è difficile trovare delle novità così radicali, e forse ogni tanto Lana Wachowski ha voluto esagerare con alcune situazioni, ma senza riuscire a innovare come un tempo.

Matrix Resurrections

Concludendo

Matrix Resurrections è un po’ un nuovo “Origin movie“, se vogliamo, e infatti sono uscito dalla sala sostanzialmente soddisfatto ma con una domanda: che facciamo da qui in poi? Un seguito può starci, ma che direzione dare alla saga? Tra l’altro, nulla viene “disconosciuto”, e tutti e tre i capitoli restano tranquillamente in piedi, cosa tra l’altro richiamata più e più volte durante il film.

A tal proposito, la cosa che più mi è piaciuta di Matrix Resurrections è stata la voglia, specie nella prima parte, di “prendersi in giro”, quasi creando qualche meme qua e là. Il film è pieno di citazioni e “inside jokes“, che di sicuro coglieranno appieno i fan della saga; come accade anche un po’ in Ghostbusters: Legacy alcune scene rasentano il clonaggio, ma anche qui c’è un motivo per tutto.

Tirando le somme, vi consiglio di andare a vedere Matrix Resurrections senza eccessive aspettative: potreste rimanere piacevolmente sorpresi e godervi un paio d’ore di film senza troppi patemi. Ma se cercate ancora il primo, “vero” Matrix, forse state commettendo un errore: Neo è di nuovo qui, ma è un’altra – seppur similare – storia.

Nerdando in breve

In Matrix Resurrections Neo non c’è più, ma è rimasto Thomas Anderson: siamo sicuri che il richiamo di Matrix resterà inascoltato dal nostro Eletto?

Trailer

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