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NerDisney #5 – Bambi

Bambi

I miei ricordi

Parto subito con una premessa: non ho visto Bambi quando ero piccola, ma da adolescente verso i 15-16 anni, a casa di una mia amica che aveva la videocassetta. I miei genitori non hanno mai voluto farmelo vedere perché non volevano traumatizzarmi, il che però non gli ha impedito di farmi vedere senza problemi Dumbo e Red & Toby Nemici Amici, che sono i miei personali traumi infantili: Dumbo, oltre a terrorizzarmi, mi metteva molta angoscia quando mostrava la povera elefantessa in gabbia (ok va bene non muore come la mamma di Bambi ma non mi sembra comunque una bella cosa che sia stata imprigionata solo perché cercava di difendere il suo cucciolo, in un orrendo circo sfruttatore di animali innocenti…); Red & Toby, invece, ricordo che mi ha fatto piangere così tanto che ho saltato la cena, cosa inaudita, e non sono mai più riuscita a vederlo (e mai lo farò). Detto questo, ho visto Bambi “da grande” con alle spalle già parecchie morti genitoriali disneyane, tra tutte quella di Mufasa, perciò non ho pianto guardandolo la prima volta (a differenza di oggi: la vecchiaia…) e non ne ho brutte memorie, anzi ricordo con piacere alcune scene, in particolare quella della pioggia-concerto nel bosco, che ho sempre trovato molto poetica, o quella dell’arrivo del maestoso e bellissimo (nonché assenteista) padre di Bambi.

Il classico dei traumi

Se parliamo di Bambi non possiamo non parlare di traumi. Il primo e più evidente è quello della morte della madre del piccolo cerbiatto: praticamente tutti lo riconoscono come IL trauma cartoonico per eccellenza, e questa morte non è che la prima di tante morti che costellano i capolavori Disney, infatti sono pochissimi i personaggi disneyani che hanno uno o addirittura entrambi i genitori! E vorrei sottolineare che, senza l’uomo cattivo e la barbara pratica della caccia, la mamma di Bambi sarebbe ancora viva (e sono sempre gli uomini che provocano il terribile incendio verso la fine). Ammetto, comunque, di aver pianto anche se sapevo benissimo cosa sarebbe accaduto.

Ho notato, riguardandolo da adulta, anche un altro “piccolo” trauma che forse può passare inosservato: il papà di Bambi, il principe della foresta, praticamente non si è mai fatto vedere da suo figlio, se non nel momento di estremo bisogno cioè quando ha dovuto per forza di cose prendersi cura di lui (se vi interessa sapere come fa, guardate Bambi 2, del 2006). Anche quando lo incontra brevemente nella prateria, gli rivolge solo uno sguardo e nemmeno una parola. Caso di abbandono da manuale! Non basta farsi vedere solo in caso di necessità, caro principe della foresta! E purtroppo, Bambi sembra seguire l’esempio del padre quando osserva in lontananza i suoi due cuccioli appena nati.

Infine, anche la parte in cui arrivano gli uomini cattivi e Bambi e Feline si ritrovano separati e poi inseguiti dai cani, la ritengo abbastanza spaventosa, un po’ come la scena di Biancaneve e i sette nani in cui muore la strega, o quella in cui la Bestia difende Belle dai lupi in La Bella e la Bestia.

Curiosità

Forse non tutti sanno che Bambi è stato tratto da un romanzo, Bambi, la vita di un capriolo scritto dall’austriaco Felix Salten nel 1923. Nel 1935 è stato Thomas Mann in persona a consigliare il libro a Walt Disney, perché avrebbe desiderato vederne un adattamento ma anche per aiutare il suo amico Salten che aveva problemi economici. Disney ha preso a cuore il progetto ma non ha potuto inizialmente dedicarvisi appieno poiché era impegnato con la realizzazione di Biancaneve, gli ci sono voluti quindi circa 2 anni prima di riuscire a comprare i diritti di Bambi e ad iniziare ad occuparsi del progetto. Rispetto al libro, la trama è rimasta molto simile tranne che per un aspetto fondamentale: sono state eliminate tutte le parti in cui gli animali si mangiano tra loro ed è stato lasciato l’uomo come unico “cattivo” presente.

La produzione di Bambi è stata lenta, difficoltosa e anche molto costosa! Per riuscire a riprodurre il più fedelmente possibile le caratteristiche degli ambienti oltre che l’aspetto e i movimenti degli animali, Walt Disney ha spedito sul campo, nel Vermont e nel Maine, diversi fotografi e disegnatori affinché studiassero a fondo l’ambiente della foresta e soprattutto i suoi abitanti. Inoltre, l’estrema ricerca di realismo ha causato molti rallentamenti nella produzione, e l’infinità di materiale disegnato ha anche costretto la produzione ad allestire un nuovo studio più grande ma anche più distante dagli altri, dove sembra che Disney non sia mai nemmeno entrato. La guerra, infine, ha portato non pochi problemi di budget.

La particolarità dello stile di Bambi, che lo rende diverso dagli altri classici del periodico ed anche immediatamente riconoscibile, è l’utilizzo che è stato fatto negli sfondi della tecnica pittorica dell’artista cinese Tyrus Wong. Grazie alle sue bellissime opere, che gli hanno garantito l’immediata assunzione nei Disney Studios, è stato possibile non solo realizzare un film magnifico ma anche risparmiare moltissimo tempo: immaginate quanto ci sarebbe voluto ai disegnatori per realizzare ogni singolo filo d’erba ed ogni foglia di un cartone ambientato completamente in una foresta? 

Bambi è il quinto classico Disney ed è stato il film con maggiore incasso del 1942.

La colonna sonora

La colonna sonora in Bambi è protagonista quasi quanto i pucciosi animaletti: basta pensare alla meravigliosa scena della pioggia, che potrebbe essere stata presa direttamente da Fantasia! è stata composta da Franch Churchill (già autore delle musiche di Biancaneve e Dumbo), Larry Morrey e Ed Plumb, ed ha ricevuto una nomination agli Oscar (Bambi ha ricevuto anche quelle per miglior sonoro e miglior canzone per “Love is a song”).

Com’è invecchiato?

Riguardare oggi Bambi dopo 20 anni mi ha lasciata piacevolmente sorpresa: la grafica è bellissima (ovviamente tenendo conto che sono passati tanti anni) e i disegni sono incantevoli! Gli sfondi di Wong sono fenomenali, avrei voglia di appenderne un quadro in casa, e la scena iniziale con il piano sequenza sulla foresta è stupenda. Anche l’animazione è ottima e regge tranquillamente il paragone con quella di prodotti più moderni.

Tralasciando i traumi, che sono sicuramente “traumatici” (scusate il gioco di parole) ma fanno pur sempre parte della vita, e senza i quali non ci sarebbero crescita e maturazione, Bambi è un film dolce, tenero e divertente: invece che concentrarci solo sulle parti brutte, guardiamo bene anche i momenti allegri, come la parte in cui il cerbiatto scopre il mondo per la prima volta, impara i nomi delle cose, o la simpatica scena in cui conosce la neve e scivola sul ghiaccio! E poi, ci sono anche l’amore per Feline in primavera, il cerchio della vita che gira all’infinito, e la gioia dell’amicizia. 

Vi invito a riscoprire questo capolavoro un po’ bistrattato ed a guardarlo con occhi diversi, e vi lascio con una saggia frase del papà di Tamburino: “Quando non puoi dire una cosa gentile è molto meglio restarsene zitti”.

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