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Due chiacchiere con: Sio (La bambina che voleva diventare un sasso)

Durante Lucca Comics & Games, per Feltrinelli Comics è uscito La bambina che voleva diventare un sasso, il primo libro per umani piccoli scritto da Simone Albrigi, in arte Sio, e colorato da Ariel Vittori. Il librotto è un parallelepipedo cartonato di 21 pagine spesse (copertina inclusa), robuste e colorate, perfetto per essere maneggiato anche da chi non abbia ancora sviluppato appieno la motricità fine.

Siccome è una storia semplice ma bella, anziché raccontarvela io, sono andata a fare qualche domanda all’autore, così da farla raccontare direttamente a lui.

L’intervista

Penny: Ciao Sio e benvenuto su Nerdando.com di nuovo. Siccome è bello parlare delle cose, parlami di una cosa.

Sio: Allora, una cosa di cui ti posso parlare è il mio ultimo libro, che in realtà è il mio primo libro illustrato: ho fatto un libro illustrato con Feltrinelli Comics. Ho fatto un libro per bambini, per bambine e per umani piccoli, perché volevo fare un libro per mio figlio. È tutto cartonato e sono molto felice, perché è la prima volta che faccio una cosa nuova, che non sia stampata su carta sottile. Questo è stampato su cartone mega giga, è bellissimo.

P: Senti ma dimmi un po’, di cosa parla la storia?

S: Si chiama La bambina che voleva diventare un sasso e parla di una bambina che vuole diventare un sasso, e tutti le dicono “Ah! Da grande farai questo lavoro, quest’altro lavoro, …” ma lei ha le idee chiarissime: lei vuole diventare un sasso. E non ti spoilero il finale.

P: Come ti è venuta l’idea di fare una bambina che vuole diventare un sasso? Al di là di “perché nella vita bisogna essere chi si vuole essere e non quello che gli altri vorrebbero che tu fossi”, che è sicuramente un bel messaggio, ma c’è anche un prequel tipo “Ciao, mio figlio non dorme e quindi parlo a caso”?

S: Letteralmente. Cioè, non a caso, perché non va bene a caso, perché se non gli racconti una storia interessante, lui non si prende. Ti dice “No, raccontamene un’altra” e tu dici “Vabbeh, allora facciamo che ti racconto una storia interessante” e così mi impegno. La sera, nel momento più stancante della giornata, quando sono lì che io voglio dormire e invece devo aiutare lui a mollare. Giustamente, perché è una cosa che si impara: lo sapevi che l’autonomia nel sonno si raggiunge verso i sei anni? È una persona che ha bisogno di essere un po’ contenuta e le storie lo aiutano e gli piacciono un sacco. Gli abbiamo sempre letto un sacco di libri insieme, ci abbiamo sempre parlato moltissimo.

P: Quanti anni ha adesso il tuo bimbo?

S: A gennaio 2022 farà tre anni.

P: Ah okay, perfetto, perché io ho due cuginetti che hanno più o meno la sua stessa età. Raccontandogli le storie, ci siamo accorti di una cosa: poi vogliono risentire sempre la stessa, identica. Che è un problema, perché sono molto brava a immaginare cose in tempo zero, però con la stessa velocità con cui le immagino, me le scordo, quindi poi vengo corretta su una storia che io non conosco, ma loro sì, nonostante l’abbia inventata io. Vorrei quindi sapere: questa situazione ti si è già presentata? Oppure tu hai una memoria che funziona, e quindi no?

S: Per le storie effettivamente forse ho una buona memoria. Sera dopo sera, raccontandogli la stessa storia, aggiungevo dei pezzi, toglievo dei pezzi che non funzionavano… di fatto facevo proprio quello che si fa quando si scrive, ma a voce alta, e al buio, completamente al buio. Che è un po’ un’esperienza nuova ma molto interessante. Non dico  che sia una cosa buona lavorare anche mentre si sta facendo una cosa col proprio figlio, no, però è successo, e quindi siccome mi piace raccontare storie e inventarle, già che c’ero ci ho fatto il libro.

P: Ma quindi La bambina che voleva diventare un sasso è proprio una storia che è nata da te e da tuo figlio! E dimmi, lui interagisce, aggiunge pezzetti, dice “No non mi piace così, fai succedere un’altra cosa” o è tutto in mano tua?

S: Dipende dalle sue energie e dipende da quanto gli sta piacendo la storia. Lui ha le idee chiarissime su un sacco di cose.

P: Vuole diventare un sasso anche lui?

S: [Ride] Non lo so, vuole tante cose e ce le dice, quindi se vorrà diventare un sasso cercherò di supportarlo. Non so come si fa, però se lo vuole fare vuol dire che ha un piano.

P: Il font con cui è scritto l’hai disegnato tu? C’è uno studio dietro? Come nasce?

S: Io ho tipo 11 font miei, che uso per varie cose, e quello lì l’ho fatto ad hoc -ovviamente-  per questo libro, perché volevo un font più morbido degli altri e che avesse la i e la e sempre minuscole. È un po’ un mix di minuscole e maiuscole, che a me piace sempre, anche quando servirebbe la maiuscola. Volevo caratterizzare il libro per umanini anche con il font , perché la questione grafica è una cosa a cui tengo molto.

P: Perfetto! Allora ti ringrazio e ti auguro che questo libro piaccia alle piccole personcine e anche alle persone più grandi che devono leggergliele quando non sanno ancora leggere da sole. E niente, spero che questo qui non sia l’unico, comunque.

S: Guarda, ovviamente ho già altre quattro storie pronte. Devo vedere quanto tempo ho e quando realizzarle esattamente, però ho pronto Il gatto e il trattore, che tra l’altro è molto più umoristica di questa.

P: Sembra una fiaba breve che finisce malissimo!

S: No, no, è molto semplice. [Te la anticipo] in anteprimissima, che del libro non esiste ancora la bozza però io so a memoria ‘sta storia. È un gatto che aspetta su una panchina che passi un trattore, allora passa un trattore e dice: “Ah! Bella questa cosa! Posso sedermi e aspettare che passi un trattore con te?” e il gatto dice: “Sì, okay, perché io non so com’è fatto un trattore” e il trattore dice: “Eh lo so io, aspettiamo che passi un trattore.” e poi succedono delle cose.

P: Sembra bella! Bene bene dai, spero esca perché sono curiosa. Intanto ti ringrazio per la pazienza, ho solo un’ultima domanda che ci mandano gli amici da casa quindi non posso non fartela: “Chi è il tuo migliore amico e perché proprio Lorro?”

S: [Con la voce meccanica] Il mio migliore amico è Lorro perché ha più capelli di Nick.

P: E con questa risposta finiamo l’intervista, grazie mille.

S: Grazie!

Disclaimer: ciao persona che hai appena finito di leggere l’intervista, se non hai colto l’ultima battuta, non ti preoccupare, evidentemente non segui Power Pizza Podcast. In quel podcast, Sio, Lorro e Nick (che da tanti anni sono grandi amici fra loro) discutono di temi che appartengono alla cosiddetta cultura pop, in un modo un po’ caciarone ma molto coinvolgente e divertente. A me piace molto, sono simpatici, ve lo consiglio, ciao *emoji delle stelline*

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