In occasione del recente Ravenna Nightmare Film Fest mi sono lasciata affascinare dalla descrizione e dalla suggestiva immagine di presentazione di Infinite Sea, un lungometraggio portoghese sul disperato tentativo di un tecnico informatico di accedere ad un viaggio spaziale.
Recensione
La fotografia è bellissima, la resa dell’ambientazione, della lentezza infinita in un mondo rimasto ormai disabitato, è perfetta. Un film che si presenta come fantascientifico ma che in realtà con la fantascienza ha davvero poco a che fare. Il tema principale del lungometraggio rimangono infatti le domande filosofiche sull’esistenza che attanagliano l’essere umano dalla notte dei tempi: chi siamo noi? Che ci facciamo qui? Che scopo abbiamo? Purtroppo il ritmo del film è lento. Talmente lento da far scivolare la poesia e trasformarla in noia.
Trama
Pedro è un programmatore, ha quindi accesso in modo del tutto illegale ad un sistema che potrebbe permettergli di essere selezionato per il prossimo viaggio organizzato per un nuovo pianeta. Potrebbe accedere al sistema bypassando anche i controlli che gli precluderebbero di partecipare essendo lui incapace di nuotare. In una realtà postmoderna in cui della Terra è rimasto davvero poco (perlopiù macerie e silenzio), Pedro ha un disperato bisogno di evadere e dedica ogni momento delle sue giornate a questo scopo. Non si preoccupa di mangiare o vivere dignitosamente, di coltivare rapporti umani. Almeno fino al momento in cui tra sogno e realtà incontra Eva, che dà un senso alla sua esistenza e lo fa vacillare…
Progetto
Infinite Sea viene presentato per la prima volta al Ravenna Film Fest come primo lungometraggio del regista portoghese Carlos Amaral.
Il cineasta è un dotato Visual Effects Artist, vive ed insegna a Porto. Dopo essersi lungamente dedicato alla post-produzione ed alla regia di cortometraggi, ha deciso di fare il grande salto con questo film di cui ha curato sceneggiatura, regia ed effetti visivi.
Trailer
Nerdando in breve
Infinite Sea è un bell’esercizio di stile con una fotografia molto curata, ma che risente di un ritmo troppo lento.
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