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Masters of the Universe: Revelation – La recensione senza spoiler

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Recensione

Sono state finalmente pubblicate su Netflix le prime cinque puntate di Master of the Universe – Revelation e le ho guardate insieme a mio figlio in un paio di ore. Perché sì, sono parte di quella generazione cresciuta con i cartoni americani degli anni ‘80 e “He-Man e i Dominatori dell’Universo” era uno dei cartoni animati che più ho amato.

L’originale del 1983 – He-Man e i Dominatori dell’Universo

Prodotto dalla Filmation di Lou Scheimer con il solo fine di supportare le vendite della Mattel per la serie di giocattoli omonima, il cartone era un prodotto tutto sommato di qualità non eccelsa, con abbondante uso del rotoscope e fotogrammi riutilizzati in più e più occasioni, come molte altre loro produzioni (Blackstar, Ghostbuster e BraveStarr i titoli più noti arrivati anche in Italia all’epoca).

Storie semplici, per la maggior parte auto-conclusive e dalla trama molto lineare (con menzione d’onore per episodi memorabili scritti da pesi massimi quali Paul Dini e Michael Straczynski ma ne parleremo magari un’altra volta) con allegata morale finale ma che per 130 episodi hanno forgiato un universo, quello di Eternia e della lotta tra Castle Grayskull e le empie forze della Montagna del Serpente, che difficilmente noi quarantenni di oggi possiamo dimenticare.

Master of the Universe – Revelation

L’operazione-nostalgia, se così vogliamo chiamarla, di Netflix e Kevin Smith fa leva ovviamente su questi sentimenti e li fa maturare rimescolando le carte e prendendo alcuni elementi dai lavori incompiuti della Filmation quali il già citato Blackstar e altri elementi dai mini-comics Mattel degli anni ‘80.
La premessa è comunque quella di continuare esattamente dal punto abbandonato quasi quarant’anni fa, in una Eternia minacciata dalla costante presenza di Skeletor ma mantenuta in pace dalla presenza di He-Man, il campione di Grayskull, e di un manipolo di eroi provenienti dai reami del pianeta e da dimensioni adiacenti. Ma si capisce molto presto che la direzione di Revelation sarà un’altra, ovvero quella di dare maggiore carattere a tutti i suoi personaggi.

Non è dunque una saga su He-Man. O meglio, la sua presenza è palpabile, costante e sicuramente avrà maggiore rilievo nella parte 2, tuttavia l’attenzione maggiore è chiaramente verso la psicologia, i dilemmi interiori, la forza e le fragilità di tutti coloro che per 40 anni hanno ruotato intorno all’eroe principale. Orko, Cringer, Duncan, Beast-Man, tutti hanno qualcosa di nuovo da dire.
Le tinte della trama passano da quelle di un sword and sorcery scanzonato del prodotto Filmation a un dark-fantasy leggero, con qualche tono drammatico. Si passa da “He-Man vince sempre” a un intreccio più complesso che abbraccia tutti i personaggi.

È ormai noto che Teela ha un ruolo prominente in questa prima parte della prima serie e personalmente l’ho giudicato uno sviluppo positivo del personaggio, ripulito da quella patina di damsel in distress a tratti guerriera degli anni ‘80 e mostrandosi finalmente una persona risoluta, indipendente e pronta ad abbracciare un destino ormai noto ma mai compiuto nella serie originale
I Masters, quelli ci sono, si vedono, prendono parte alla storia diventandone protagonisti. Kevin Smith prende questi personaggi e cerca di approfondirli per rendere Revelation più credibile agli occhi di un adulto del 2021 ma con la delicatezza di non stravolgerne i ricordi.

Animazione, cast e colonna sonora

L’animazione di Revelation è stata affidata all’americana Powerhouse Animation Studios, già nota per aver lavorato alla serie Netflix dedicata a Castelvania. Personalmente il loro stile non mi fa impazzire. Lo trovo molto asciutto, fin troppo semplice e spesso incongruente da un punto di vista anatomico o proprio di continuità del design; Revelation però non mostra particolari difetti e ciò è un bene.

Il cast delle voci originali invece è di tutto rispetto e meritano una menzione d’onore Lena Headey come voce di Evil-Lyn e Mark Hamill che è perfetto nella parte di Skeletor (anche se alle volte il Joker si impossessa del personaggio). A completare il cast le voci di Chris Wood (He-Man), Sarah-Michelle Gellar (Teela) e Liam Cunnigham (Duncan). Una chicca, la presenza di Alan Oppenheimer tra i doppiatori, ovvero la voce originale di Skeletor nella serie del 1983.
La colonna sonora è invece stata affidata a Bear McCreary, compositore statunitense attivo ormai da decenni e autore, tra le altre, del tema musicale di Battlestar Galactica e di Black Sail e The Walking Dead. Nulla da dire, la giusta epicità a corredo del prodotto.

Un po’ di fanservice, qualche trollata e un tocco di modernità

Ovviamente Revelation è permeato da quello che molti amano definire fan-service. Prendere i design originali e ritoccarli appena, richiamare veicoli, battute e luoghi che hanno reso cara la nostra infanzia è così tremendo? Personalmente ritengo sia un segno di profondo rispetto verso i nostri ricordi e sono certo, a quelli di regista e sceneggiatori che all’epoca erano pre-adolescenti. È ovvio e forse necessario fare questi richiami e ho trovato che Revelation li utilizzi senza mai esagerare, senza mai cadere nello scontato, regalandoci un prodotto moderno, legato alle sue origini ma adatto al 2021.

E infatti uno dei punti più controversi, come prevedibile, riguarda l’adattamento della serie alla società di 40 anni dopo che è (o dovrebbe essere) più globalizzata, multi-culturale, aperta e inclusiva. Personalmente queste scelte non mi ha affatto dato fastidio, anzi; non mancano però le furibonde polemiche online su decisioni di stile che una parte dei fan ha trovato discutibili. Le lasciamo a loro anzi, beviamo volentieri le loro lacrime.
Kevin Smith a mio avviso ha anche inserito volutamente qualche trollata per provocare queste reazioni controverse. Dirò solo una cosa senza spoilerare: la trasformazione di Adam in He-Man non vi ricorda terribilmente un’altra famosa trasformazione dell’animazione giapponese?

In conclusione

MOTU Revelation non è un capolavoro. La scelta di pubblicare solo la prima parte di una stagione personalmente mi ha lasciato un po’ amareggiato. Per il resto è un prodotto che ho apprezzato. La trama scorre bene ma non è memorabile anche se osa il giusto e ha qualche colpo di scena ben posizionato. Come ogni operazione nostalgia, anche MOTU Revelation tocca le corde profonde e fragili dei nostri ricordi di infanzia, specie dei fan più leali al franchise, ma non manca di portare il tutto in una dimensione adatta a quella dei tempi moderni. Con le dovute differenze, Revelation si mette quindi in scia agli adattamenti di altre serie quali Voltron, She-Ra e Transformers: War on Cybertron che sono stati acclamati dalla critica ma hanno inevitabilmente generato polemiche in quella parte del fandom incapace di crescere.
Porta con sé buoni ricordi e stimola alla curiosità di cosa succederà nei prossimi episodi. Se siete totalmente digiuni della serie dei Masters sarà difficile appassionarsi al prodotto. Al contrario, spero lo apprezzerete ma con l’intelligenza di chi è consapevole della propria storia e sa muoversi senza disagio nella società moderna.

Nerdando in breve

Masters of the Universe: Revelation è una interessante rilettura del classico cartone degli anni ’80, rispettosa dell’originale ma adatto ai nostri giorni. Non memorabile ma senza dubbio piacevole, specie per chi ha seguito la serie 40 anni fa.

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