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Fear Street – Quello slasher al sapore di Notte Horror

Recensione

Da adolescente ho sempre associato l’estate ai film horror, sia perché la programmazione nei cinema virava decisamente verso quella direzione, sia per l’appuntamento fisso del martedì con Notte Horror. Ecco perché ho guardato incuriosito la trilogia di Fear Street, disponibile su Netflix, basata sull’omonima serie di libri di Robert Lawrence Stine, conosciuto dai più per Piccoli Brividi.

Cercherò, come al solito, di non cadere in fastidiosi spoiler.

Fear Street Parte Uno: 1994

La storia si svolge a Shadyside, città che sembra essere pervasa da una maledizione che le ha fatto guadagnare il triste titolo di Capitale Killer degli Stati Uniti dove, ogni tanto, qualcuno impazzisce e uccide nei modi più cruenti i propri concittadini.
A pochi chilometri di distanza, c’è la rivale Sunnyvale, una vera e propria oasi di pace che sembra essere l’antitesi del luogo dove si svolgono i tre capitoli.

Ho apprezzato molto la Parte Uno di Fear Street: non ho visto nulla di particolarmente innovativo, anzi, la direzione di Leigh Janiak attinge a pieni mani dal passato e dagli horror classici e questo mi ha intrattenuto per tutti i 107 minuti della pellicola.
La prova dei giovani protagonisti è stata ottima (i migliori sono stati Benjamin Flores Jr. e Kiana Madeira) e la scelta delle canzoni si è rivelata azzeccata ma ciò che mi ha stupito sono le ottime scene slasher che non hanno lasciato nulla all’immaginazione, anzi.

La parte iniziale sembra un immenso atto d’amore al cinema horror del secolo scorso e, per motivi che non andrò a elencarvi per non rovinarvi la sorpresa, si sente molto il richiamo di Scream e anche qualche accenno di Psycho.

Un vero colpo al cuore è stato vedere uno dei protagonisti giocare a Castlevania: Bloodlines (conosciuto in Europa come Castlevania: The New Generation).

Fear Street Parte Due: 1978

Fear Street Parte Due: 1978 inizia dov’è finito il precedente film e ci porta indietro nel tempo di sedici anni, per scoprire cos’è successo durante uno dei massacri più truculenti della storia moderna di Shadyside, avvenuto in un campeggio (qualcuno ha detto “Venerdì 13“?).

Se nella prima parte Maya Hawke ci riportava alla mente Stranger Things, qui il quadro si completa con Sadie Sink; c’è anche più spazio per Gillian Jacobs che avevamo visto nel finale del primo capitolo.

In questa seconda parte si è voluta fare leva sulla maledetta nostalgia, con una colonna sonora esaltante e volutamente esagerata.
Ancora una volta, i jump scare sono piuttosto telefonati per farci preparare alle gustose scene slasher.

I protagonisti delle vicende sono maggiormente caratterizzati e si capiscono meglio le loro motivazioni: sono spinti da un malessere che vorrebbero far sparire semplicemente scappando dalla loro città natale, un po’ come visto nella serie Panic, recentemente apparsa su Prime Video.

Fear Street Parte Tre: 1666

Fear Street Parte Tre: 1666 è il film della trilogia che più mi ha sconvolto.

Si torna ancora indietro nel tempo, di ben tre secoli, per capire quale terribile evento abbia dato il via alla maledizione che si è trascinata avanti per 328 anni; la scoperta è stata sorprendente e ha ribaltato tutte le mie certezze. Con il terzo atto, Fear Street tocca il punto più alto: le scene sono sanguinose il giusto e il finale rende giustizia a questa fresca saga.

Anche stavolta, la scelta delle canzoni è appropriatissima e gli attori si sono dimostrati bravi e credibili.

Nerdando in breve

Fear Street non stravolge il genere slasher ma, con continui omaggi al cinema dello scorso secolo, riesce a essere una trilogia horror godibile sia per le prove degli attori, che per la regia e scrittura e, infine, per la scelta delle canzoni.

Trailer

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