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Animazione e pubblicità: nel tunnel dei ricordi grazie a un ippopotamo blu

Animazione e pubblicità

C’era una volta un ippopotamo blu

La mente umana è capace di fare giri assurdi e, spesso, è sufficiente uno stimolo visivo dei più banali per dare il via ad una serie di ricordi e ragionamenti che arrivino da tutt’altra parte.
Per esempio, può capitare che guardando un annaffiatoio si finisca a ricordare l’epoca d’oro dell’animazione applicata alla pubblicità in Italia.
A me è successo proprio qualche giorno fa.

Qualche giorno fa, infatti, ero in giro per negozi in cerca di un regalo e ho fatto un salto da Tiger, la mia tappa obbligata ogni volta che passo da quelle parti: anche se non mi serve niente, non posso mai fare a meno di concedermi un giretto tra i suoi corridoi e, di solito, c’è sempre qualcosa in grado di attirare la mia attenzione (e spesso anche in grado di farsi comprare, se è per questo).
Siamo nel periodo estivo e quindi all’ingresso vengo accolta dalla collezione dedicata al mare: ad attirare la mia attenzione è stato un annaffiatoio per bambini, di quelli che si portano in spiaggia, blu e a forma di ippopotamo.
Guardandolo, sono stata immediatamente proiettata all’infanzia anche se, in quel momento, non sono stata in grado di capire esattamente perché.

Sono uscita da Tiger che ci stavo ancora rimuginando sopra (no, non ho comprato l’annaffiatoio blu a forma di ippopotamo… non ancora…) e alla fine nella mia mente si è riaffacciato un ricordo che avevo rimosso, un ricordo a forma di grosso ippopotamo blu e che era probabilmente legato in qualche modo agli spot che guardavo da bambina.

Non riuscendo a venirne fuori, ho pensato di rivolgermi al web. D’altra parte viviamo nell’epoca in cui l’intero scibile umano è a portata di click (un’epoca che i grandi pensatori dell’antichità ci invidierebbero e che non ammette-rebbe- ignoranza) ma prima di lanciarmi nel vortice delle ricerche online ho pensato di fare un tentativo su Instagram: magari qualcun altro aveva il mio stesso ricordo o poteva saperne di più.
E infatti Instagram ha fatto la magia: non solo anche altri avevano il mio stesso ricordo ma un’amica mi ha spiegato in tempo zero che quello che faticavo a ricordare era Pippo, l’ippopotamo della Lines. E ancora: un’altra amica, che lavora nella pubblicità, mi ha svelato che Pippo è stato creato da Armando Testa, uno dei nomi di primo piano nella storia della comunicazione pubblicitaria in Italia.

Ecco Pippo (quell’altro)

Pippo l’ippopotamo blu ha accompagnato la mia infanzia, ricordo ancora vagamente di aver posseduto la sua riproduzione in plastica o gommapiuma, ma in realtà già all’epoca era un signore di una certa età: era nato infatti tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta come testimonial dei pannolini Lines.
Scolpito in poliuretano espanso, servivano due persone che coordinassero i propri movimenti per animarlo.
Pippo è stato uno dei simboli del panorama pubblicitario italiano a partire dagli anni Settanta ma non è stato certo l’unico: soprattutto in quel periodo, l’animazione è stata applicata in più di un’occasione agli spot, dando vita a vere e proprie icone.

Carosello

Animazione e pubblicità, in Italia, hanno trovato una felice comunione di intenti grazie soprattutto a Carosello, il più popolare contenitore di spot televisivi nel nostro paese a partire dagli anni Cinquanta. Da lì sono passati grandi attori e anche molti miti dell’animazione, alcuni dei quali sono nati proprio al suo interno.
Pippo è senza dubbio uno di questi e, d’altra parte, il suo “papà” è stato un nome importante in questo campo.

Armando Testa è stato un grandissimo pubblicitario e disegnatore a partire dagli anni Cinquanta e ha dato vita, col suo stile votato al minimalismo e all’immediatezza, ad alcuni dei simboli immortali degli spot che hanno accompagnato la nostra infanzia. Pippo, l’ippopotamo blu, era una sua creazione ma Testa aveva ideato anche due dei personaggi pubblicitari più famosi di sempre: Carmencita e Caballero.

Animazione e pubblicità

I due sono nati nel 1965 proprio all’interno di Carosello per pubblicizzare il caffè Paulista di Lavazza. Il successo è stato tanto immediato quanto duraturo: Carmencita e Caballero proseguono tuttora la loro carriera di testimonial. Negli anni la loro veste grafica si è evoluta ai tempi ma, quando si parla di caffè, è impossibile non pensare subito a loro.

Caffettiere e pentole

D’altra parte caffè e animazione hanno un legame strettissimo quando si parla di pubblicità: se avete mai acquistato una caffettiera Bialetti avrete certamente notato l’omino coi baffi rappresentato nel simbolo della ditta. Ebbene, il famoso testimonial è nato proprio sotto forma di pubblicità, a Carosello tanto per cambiare.
Creato da Paul Campani nel 1953, l’omino coi baffi era ispirato a Renato Bialetti ed è diventato rapidamente una delle icone della pubblicità in Italia.

Uno styling minimale portato all’estremo ha dato poi vita ad un’altra delle icone intramontabili della pubblicità italiana: La Linea.
Anche questo personaggio, creato da Osvaldo Cavandoli, muove i primi passi a Carosello, per poi trasformarsi in protagonista di premiate strisce a fumetti. La Linea è stata testimonial delle pentole Lagostina dal 1969 al 2007.

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Ava, come lava!

Se però parliamo di animazione applicata alla pubblicità in Italia, il personaggio probabilmente più famoso di tutti è senza dubbio Calimero. Il tenerissimo pulcino nero che pubblicizzava i detersivi Ava è stato creato nel 1963 da Nino e Toni Pagot insieme a Ignazio Colnaghi, che gli ha anche prestato la voce.
Nato, nemmeno a dirlo, all’interno di Carosello, Calimero si gode un successo apparentemente intramontabile e, nel tempo, è stato protagonista di merchandising di ogni tipo e anche di una serie animata, entrando nel cuore dei bambini di ogni generazione.

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E adesso?

Ormai Carosello si è concluso da parecchio tempo, eppure i personaggi che hanno fatto la storia del rapporto tra animazione e pubblicità sono ancora vivissimi nella nostra memoria e alcuni di loro continuano una carriera che si prospetta ancora lunga.
Eravamo partiti da Pippo, però, e sono sicura che molti di voi si staranno chiedendo dove diavolo sia finito il loro pupazzo d’infanzia…

Prima di rivoltare cantine e soffitte, comunque, sappiate che Pippo veglia sulla città di Torino: potete trovarlo, infatti, affacciato in cima all’edificio di via Luisa del Carretto 58, quello dove ha sede l’agenzia pubblicitaria Armando Testa.
O, se siete troppo distanti da Torino, potete sempre accontentarvi di un annaffiotoio a forma di ippopotamo blu!

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