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Crusader Kings III – Il Gioco dei Troni

Crusader Kings III, o CKIII, è l’ultimo capitolo uscito nella serie prodotta da Paradox Interactive, la casa di sviluppo svedese nota soprattutto per i suoi giochi grand strategy come Europa Universalis o Hearts of Iron. Il gioco ci è stato gentilmente fornito per questa recensione e per un’introduzione sul nostro canale Twitch.

A otto anni dall’uscita del suo predecessore, CKIII è il secondo dell’attuale generazione di giochi Paradox (considerando Imperator: Rome come il primo, per quanto si sia rivelato più un gioco di transizione) e più che mai sembra frutto delle esperienze della generazione precedente (quindi CKII, ma anche Europa Universalis IV) e della direzione che ha portato la Paradox ad una crescita sostanziale nell’ultimo decennio.

Al momento, il gioco è disponibile per Steam o per Xbox Game Pass per PC, per un prezzo leggermente più alto dei canonici 40€ dei giochi Paradox appena usciti.

Recensione

Crusader Kings III aveva due obiettivi fondamentali: da un lato doveva raccogliere la pesante eredità del predecessore, quello che ha aperto la porta dei giochi Paradox a me e a tantissimi altri, e dall’altro doveva continuare nel processo di rendere accessibili i grand strategy al grande pubblico, raccogliendo quindi nuovi giocatori oltre ai veterani di CKII.

Personalmente trovo che gli sviluppatori siano stati parecchio abili nel fare entrambe le cose, un compito nient’affatto semplice e che in passato ha causato attriti con la fan base, come avvenuto ad esempio all’uscita di Hearts of Iron IV, quando i giocatori del gioco precedente lo accusarono, a mio parere ingiustamente, di essere “dumbed down”.

Detto ciò vedremo nello specifico cosa intendo, parlando di cosa c’è di nuovo in Crusader Kings III e perché è un ottimo gioco, probabilmente il migliore, per neofiti dei grand strategy.

Prima però, partiamo da cos’è Crusader Kings.

Cos’è Crusader Kings?

Crusader Kings III è un gioco storico-medievale che, più di qualunque altro gioco conosca, rappresenta la miglior combinazione di tre elementi: strategia a livello complessivo (diplomatico, militare, economico), simulazione dinastica e feudale e gioco di ruolo.

In altre parole, è un gioco in cui, come in ogni altro gioco Paradox, siamo di fronte ad un’enorme mappa che va dall’Islanda alla Tailandia, ma in cui gli attori principali non sono “le nazioni”, come in Europa Universalis ad esempio, ma i regnanti e le loro corti.

In CKIII interpretiamo un personaggio che regna su un territorio (che può andare da una piccola contea a un vasto impero), con vassalli, mogli, figli, amanti e così via. Questo personaggio avrà le sue statistiche, la sua personalità, religione, cultura e così via, che cambieranno come determinati avvenimenti vengono interpretati.

Quando il nostro personaggio “passa a miglior vita”, come direbbero nei migliori doppiaggi di Dragon Ball su Italia Uno, passiamo a interpretare il suo erede, che solitamente è il primogenito, ma può essere anche un fratello o una nipote ad esempio, a seconda delle circostanze familiari e delle leggi di successione vigenti nel nostro dominio.

Di conseguenza, uno dei due pilastri su cui si regge CKIII è quello della dinastia: fintanto che c’è un possibile erede (e non perdiamo tutti i territori controllati), non possiamo fare game over. Allo stesso tempo però, una famiglia troppo vasta e potente potrebbe rivelarsi un’arma a troppo taglio e zii e fratellastri spesso sono tra i peggiori nemici dei nostri personaggi.

L’altro pilastro è la già citata struttura feudale: il nostro personaggio avrà vassalli più o meno potenti e più o meno fedeli con cui confrontarsi e da tenere buoni, tramite l’uso di diplomazia, terrore e burocrazia (che è molto peggio del terrore, ovviamente).

Allo stesso tempo però, possiamo essere noi stessi vassalli di un regnante più potente, costringendoci quindi a fare buon viso a cattivo gioco, mantenendo buone relazioni mentre tramiamo alle spalle del nostro signore feudale.

In tutto questo ovviamente, ci sono guerre da combattere, alleanze da stringere, edifici da costruire e così via. Insomma, il lato più classico di un gioco di strategia. Inoltre, essendo un sandbox, manca di un obiettivo finale e si basa più sulle intenzioni del giocatore.

Per i nuovi giocatori

Crusader Kings II, come gli altri giochi Paradox, era difficilmente approcciabile per persone senza nessun’esperienza con i prodotti della casa svedese. Anche per giocatori abituati a titoli simili come Civilization o Total War l’immenso ammontare di numeri, elementi e fattori finiva per scoraggiare molti.

Io stesso ricordo quando fallii miseramente le mie prime due o tre campagne senza capire bene il perché: il tutorial era sostanzialmente inutile, le spiegazioni all’interno del gioco difficili da districare e in generale cosa fosse buono fare e cosa andasse evitato non era per niente evidente.

Ecco, in Crusader Kings III i nuovi giocatori non dovrebbero affatto avere un’esperienza così traumatica: non solo il tutorial è fatto molto, molto meglio, ma all’interno del gioco è pieno di suggerimenti e spiegazioni su cosa significhi cosa.

Un esempio che mi viene in mente è quello di una cosa che era sempre un dramma da spiegare: le leggi di successione. In CKII anche per giocatori esperti era a volte un disastro capire quali possedimenti sarebbero finiti a chi, se non si conosceva a menadito l’interfaccia. Al contrario, in CKIII il gioco mostra chiaramente come i nostri titoli verranno spartiti alla nostra morte e perché.

Il modo in cui l’interfaccia prende per mano il giocatore mostrandogli cosa potrebbe e cosa dovrebbe fare consente a chi sta iniziando, a mio parere, di godersi gli aspetti migliori del gioco, come gli intrighi di corte o i rapporti tra personaggi.

Per i vecchi giocatori

Per coloro come il sottoscritto che hanno giocato per centinaia di ore a CKII, i dubbi su Crusader Kings III erano essenzialmente due: in nome del renderlo più approcciabile, sarebbe stato semplificato troppo? E quando sarebbe stato diverso dal capitolo precedente, miglioramenti grafici a parte?

La risposta alla prima domanda, come si può intuire da quanto ho scritto finora, è no. Le meccaniche che davano profondità e creavano difficoltà in CKII sono ancora tutte presenti nel nuovo gioco, sebbene presentate spesso in modo molto più chiaro.

Quanto alla difficoltà del gioco in sé, trovo che sia ancora la stessa: se si vuole conquistare il mondo è, al momento, ancora parecchio facile. Parliamoci onestamente: in Crusader Kings II, una volta raggiunto un certo livello di competenza, conquistare il mondo era più un tedio che altro, in quanto appena raggiunto il rango di imperatore era pressoché impossibile essere sconfitti.

In CKIII non ho ancora avuto modo di sperimentare il late game, ma l’impressione è che, come prima e forse anche più di prima, conquistare il mondo non solo non è importante, ma il gioco dà tantissime altre cose da fare oltre all’espanderci senza ritegno.

Questo ci porta al secondo quesito: cosa c’è di nuovo in Crusader Kings III che CKII non aveva dopo sette anni di sviluppo e DLC?

La risposta è poco e niente, ma non è affatto un problema.

Di base, in CKIII possiamo fare le stesse cose che potevamo fare nel capitolo precedente (anzi, alcune come il duellare o il raccogliere artefatti sono al momento assenti). Allo stesso tempo però è molto più soddisfacente fare tutto.

Molte cose sono diventate molto più chiare e meno soggette al caso, come il far avanzare i propri intrighi o il fabbricare claim (entrambe cose che hanno ora un timer e una barra del progresso, invece di essere totalmente e irritantemente randomici com’era in CKII). Altre cose, come gli stili di vita o il riformare le religioni, sono stati espansi in modo da renderli molto più interessanti e non solo un cliccare un pulsante.

Grazie al modo in cui sono state cambiate queste meccaniche e, con alcune delle poche nuove come le legacies della dinastia, è diventato molto più piacevole semplicemente perseguire quello che dovrebbe essere il vero obiettivo del gioco: costruire storie individuali e dinastiche, ché Crusader Kings non è Europa Universali o Hearts of Iron, in cui si gioca praticamente solo a dipingere la mappa del proprio colore.

A tutto questo si aggiungono parecchi piccoli aggiustamenti che riflettono meglio la realtà storica del tempo, soprattutto per quanto riguarda le religioni.

Aspetti da migliorare

Ho chiamato questa sezione così, perché solitamente i giochi Paradox attraverso gli anni vengono continuamente sviluppati con patch e, sì, DLC (non mi metterò qui a parlare della politica dei DLC Paradox, che è un argomento lungo e complesso e meriterebbe il proprio articolo a sé stante). Questo per dire che molti dei problemi di Crusader Kings III e tutti quelli che presenterò qui saranno risolti in futuro a mio personalissimo parere.

Innanzitutto, è evidente la mancanza di alcune delle meccaniche presenti in CKII, come le repubbliche (che esistono ma solo come NPC), gli artefatti, le pestilenze e i culti. Inutile negarlo, Paradox avrebbe potuto inserirli, ma la cosa avrebbe rischiato di appesantire ancora di più il gioco con potenziali bug e problemi di bilanciamento, oltre a togliere possibilità di sviluppo futuro. E, sinceramente, sono aspetti interessanti ma non fondamentali.

Parlando di bug e ottimizzazione, sebbene il gioco sembri esserne praticamente privo, ha il difetto di avere un tempo di caricamento all’avvio estremamente lungo. Incredibilmente, sebbene Crusader Kings III sia relativamente più fluido di CKII, batte il record del predecessore per quanto riguarda l’avviare il gioco.

Altro aspetto che indubbiamente verrà migliorato con il tempo è quello delle musiche: sebbene i temi principali siano come da tradizione di Andreas Waldetoft e splendidi, la colonna sonora per ora conta veramente poche tracce, soprattutto se paragonato all’immensa e magnifica soundtrack di Crusader Kings II. Di nuovo però: non ho dubbi che DLC vari in futuro sopperiranno. Fino ad allora mi limiterò a sentire podcast mentre gioco.

Infine, l’elemento per me più importante da migliorare è quello dell’interfaccia: paradossalmente, sebbene quella nuova sia uno dei passi in avanti più importanti rispetto a CKII, ha alcune cose che mi lasciano semplicemente perplesso, dalla mancanza di tipi di mappe al modo in cui alcuni elementi dell’interfaccia si sovrappongono, soprattutto per quanto riguarda le notifiche.

In conclusione

Crusader Kings III è uno splendido gioco che riesce a unire la profondità di un gioco strategico Paradox alla natura più imprevedibile e caotica di un simulatore dinastico, eccellendo nello sfruttare gli elementi storici di intrigo politico e familiare tipici del Medioevo.

Partendo dalle esperienze di Crusader Kings II, la casa di sviluppo svedese è riuscita a creare un gioco che può attrarre tanto i nuovi giocatori quanto far divertire i veterani del capitolo precedente, al cui confronto non sfigura affatto.

Al momento del rilascio, Crusader Kings III è un gioco già pieno di contenuti, stabile e parecchio divertente. Conoscendo però le politiche di Paradox è semplice immaginare quali sarà la direzione dello sviluppo, un aspetto che personalmente trovo più entusiasmante che deleterio.

In sostanza, quello che vi chiederei è: avete mai sognato di avere un gioco di strategia che porti Game of Thrones nel mondo vero? Se la risposta è sì, comprate Crusader Kings III.

Nerdando in breve

Crusader Kings III è l’ultimo capitolo della serie di giochi grand strategy medievali sviluppati da Paradox Interactive. Riprende molti degli elementi del predecessore, migliorandosi e diventando ancora più accessibile per nuovi giocatori.

Nerdandometro: [usr 4.3]

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