Per rinfrescarci un po’ in queste calde serate estive, insieme alla mia dolce ed accaldata metà abbiamo deciso di immergerci in un’esperienza piuttosto agghiacciante, ovvero la seconda stagione di The Terror, Infamy. Mistero e tradizione della cultura nipponica, misfatti e orrore del secondo conflitto mondiale, ma soprattutto vergogna.
L’infamia che dà il titolo a questo curatissimo horror storico riguarda innanzitutto l’imbarazzante capitolo della storia americana durante il quale circa 110.000 cittadini americani di origine nipponica vennero rinchiusi in campi di detenzione (definiti di reinsediamento) a causa dell’attacco giapponese a Pearl Harbour perché considerati possibili spie nemiche.
Ma è anche quella di cui sembra essersi macchiata la famiglia Nakayama che viene perseguitata – in un momento storico già piuttosto pesante – da uno Yūrei, lo spirito di una fanciulla che esige vendetta per un grave torto subito in vita.
Non ho una gran conoscenza della cultura nipponica nè della tradizione letteraria dei kaidan (storie di fantasmi giapponesi), ma sicuramente mi è venuta voglia di saperne di più.
Sfortunato protagonista delle vicende narrate è Chester, che nonostante sia nato negli Usa e possieda la cittadinanza americana si ritrova a subire le conseguenze di una colpa che non ha. Figlio premuroso di una famiglia di pescatori immigrati in California e futuro padre del bambino che aspetta la compagna di origini messicane, affronta in ogni modo le sue responsabilità, perseguitato dall’agghiacciante bakemono che assume le sembianze di una dolcissima fanciulla.
Ha il coraggio di prendere l’iniziativa, di ribellarsi ad una sorte che non vuole subire passivamente e fa quello che va fatto per proteggere la sua famiglia.
Altrettanto importante la figura delicata e sottile di Yuko, che riuscirà ad inchiodarvi alla sedia con i suoi rumori e le spaventose movenze.
Aldilà della dimensione onirica evocata dalle tradizioni di fantasmi, la vita vissuta dagli sfortunati protagonisti è credibile, anche grazie al ruolo di consulente storico ricoperto da una vecchia gloria del mondo Trek come George Takei, che in tenera età ha realmente vissuto questa terribile esperienza (e che compare nella serie in un ruolo minore).
Visivamente l’ho trovata molto suggestiva e forse anche con uno storytelling più affascinante rispetto alla prima stagione, che già mi era piaciuta molto.
Un nuovo viaggio nell’abisso dell’animo umano è il filo che lega questo secondo capitolo al precedente, dedicato all’incredibile avventura della scoperta del Passaggio a Nord Ovest.
Fotografia splendida, personaggi vivi (e non) inquietanti al punto giusto ed una trama ben costruita.
Insomma storia, tradizione e fantasmi: davvero suggestivo.
Se avete bisogno di un brivido per affrontare questo giugno, ve lo consiglio caldamente.
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