Ci sono quei periodi della vita, specie nel lasso di tempo che intercorre fra l’esame di terza media e la laurea, in cui quasi non si è autorizzati a non cogliere l’attimo. Mi rendo conto che una doppia negazione introduttiva possa confondere, ma chi vi scrive è una giovane donna (o adolescente tardiva, saprete dirlo forse a fine lettura) che si è passata la notte in bianco per colpa della terza stagione di Skam Italia, perciò andiamo con ordine.
Il mio guilty pleasure
Partiamo dalla certezza protratta dalla critica contemporanea secondo la quale Skam Italia non sia un prodotto da consigliare. Finora ne ho letti parecchi di commenti, specie da chi è davvero competente in materia, e tutti sottolineano quanto la serie sia globalmente inguardabile. Le accuse più quotate vertono sulla capacità recitativa non pervenuta di gran parte del cast, ma non è mancato l’imperdibile “sceneggiatura debole” che ha discolpato almeno in parte i poveretti per la pessima figura fatta sullo schermo. Personalmente, tanto pessima non l’ho trovata, anche se effettivamente alle volte è palese quanto ci si trovi di fronte a un prodotto di finzione.
Mi spiego meglio: Skam Italia appartiene al franchise Skam, una webserie drammatica norvegese dalla quale sono stati tratti sette remake e altri prodotti di intrattenimento. Quello che dall’Italia trovate su Netflix è incentrato su un folto gruppo di adolescenti che frequenta un liceo di Roma, e ogni stagione si focalizza su un diverso membro del gruppo, dando più spazio alla sua storia e alle sue difficoltà (senza però mai trascurare quelle degli altri).
Raccontare una storia di adolescenti dal punto di vista esclusivo degli adolescenti aumenta notevolmente la probabilità che lo spettatore, a prescindere dall’età, si trovi immerso nell’adolescenza. In quella dei protagonisti, perché grazie all’immedesimazione, diventa inevitabile ritrovarsi sensibilmente coinvolti nelle loro vicende, ma anche nella propria, per via del magico effetto nostalgia, quello strumento talvolta sfruttato che ha permesso agli anni 80 di sponsorizzare il contenuto della cultura pop più recente.
Nostalgia canaglia
Il primo grande merito di Skam Italia è proprio questo qui: smuovere chi guarda la serie facendo leva sulle sensazioni comuni tipiche dell’adolescenza, andando a ripescare drammi e traumi (ma anche gioie e spensieratezza, non è 13 Reasons Why) che coinvolgono lo spettatore. Fondamentalmente, fa la stessa cosa di Stranger Things, Ready Player One e tutti gli altri contenuti che visivamente citano il passato; però Skam Italia agisce sul piano emotivo. Perché, care personcine che state leggendo, la probabilità che da adolescenti vi siate innamorate è abbastanza altina.
Spero sia più probabile un innamoramento rispetto al fatto che siate state violentate, bullizzate per il vostro orientamento sessuale, che vi siate sentite tagliate fuori per motivi religiosi, che abbiate fumato non solo tabacco e che la faccenda vi sia sfuggita di mano; magari è più probabile che abbiate avuto le farfalle nello stomaco, di aver avuto genitori troppo assenti per notare che saltaste il pasto a frequenze allarmanti, che soffrivate di attacchi di panico, che venivate alle mani perché ignari di alternative migliori, che vi sentiste sopraffatte dall’insieme di accadimenti rasentando la follia; però magari, seppur in parte, vi è capitata anche una di queste cose, direttamente o no.
E allora Skam Italia, da bravo teen drama che parla ai teen ma anche a chi è un po’ più grande, vi ripesca le sensazioni legate a quel tipo di situazioni, non solo ai primi amori, con la stessa perizia con cui gli antichi egizi estraevano il cervello dai cadaveri da mummificare, e poi vi lascia lì, a bingiare una serie brutta, recitata male, apparentemente finta (perché il mondo non ha soltanto tinte pastello e location arredate da Maisons du Monde) ma che incomprensibilmente non riuscite a mettere in pausa.
Ma forse è colpa mia, che sono troppo il target
Perché poi c’è anche da dire che forse, sotto sotto, se Skam Italia è il mio guilty pleasure, è anche colpa mia.
Mi hanno raccontato che una volta MTV trasmetteva musica e che il martedì sera era l’Anime Night. Tuttavia, quando sono entrata nella teen age dal punto di vista anagrafico (quello emotivo ha richiesto sensibilmente tempo extra) su MTV ci guardavo La vita segreta di una teenager americana. Questo, insieme a Make it or break it e a una serie tv live action che rivisitava la storia di Heidi, è stato il mio primo approccio ai teen drama “senza censure”. Perché di fatto guardando Disney Channel o Nickelodeon, sono cresciuta con i teen drama “light”. Hanna Montana, iCarly, Lo Sleepover Club, Zack e Cody al Grand Hotel (e sul ponte di comando), i Maghi di Waverly e moltissime altre serie hanno gettato le fondamenta per la base di tutti i drammi: Il Mondo di Patty (che se ci ripenso ora, quasi me ne vergogno; ma ehi, ero giovane e ingenua, abbiate pietà). La serie argentina ha fatto da forma transizionale fra i prodotti light e quelli incensurati, aggiungendo per esempio i primi tradimenti, i figli segreti e le gravidanze inventate, ma senza mai entrare nel dettaglio sul misterioso fenomeno del concepimento.
I drammi delle Winx e delle Mew Mew si sono umanizzati con le serie interpretate da adolescenti, che venivano trasmesse sui canali 6** di Sky, ma che avevano una rosa di argomenti abbastanza ristretta. La vita segreta di una teenager americana e affini hanno introdotto tematiche nuove, come la sessualità o i tradimenti (di qualunque tipo), le delusioni e le sconfitte vissute in quanto tali, e non più soltanto come un’occasione per trasformarsi in persone migliori. Questo, ovviamente, risultava più coinvolgente.
Siccome però, come vi ho detto, la mia teen age mentale ed emozionale è iniziata parecchi anni dopo il previsto, passato l’entusiasmo per i contenuti nuovi, sono tornata ai programmi che se non mi toccavano direttamente, quantomeno mi divertivano. Tipo i Simpson.
Skam Italia: un teen drama corale che dà un po’ di speranza
Ma quindi, Skam Italia sì o Skam Italia no? So che forse ora risulto poco credibile, però a me in generale i teen drama non piacciono. Ho guardato la prima stagione di 13 Reasons Why e di Baby, le prime due di Riverdale e un po’ di stagioni a caso di altre serie più o meno affini, da Gossip Girl a The Politician, da Atypical a Spinning Out.
A non piacermi sono principalmente due caratteristiche onnipresenti:
1) i messaggi impliciti che vengono trasmessi in modo scorretto;
2) il fatto che anziché risultare coinvolgenti, i teen drama risultino emotivamente invadenti (il che potrebbe comportare una notte in bianco, passata a fare un binge watching immotivato).
Sul secondo punto sorvolo, che è poco interessante: concentriamoci sul primo.
Gli adolescenti dei teen drama che vi ho citato (soprattutto 13 e Baby, ma a modo loro anche gli altri) vengono abbandonati a loro stessi dall’inizio alla fine della narrazione, pubblico incluso. Viene lasciata passare implicitamente l’idea che a comportamenti sbagliati corrispondano conseguenze pessime, non solo concretamente ma anche e soprattutto emotivamente. Per anni ho avuto una visione distorta su quale sia la reale probabilità di restare incinta dopo un rapporto, anche protetto, per la facilità con cui le gravidanze inaspettate vengono sfruttate come fantastici plot twist. Analogamente, tutte le figure di riferimento che i protagonisti scelgono o si ritrovano ad avere, non si mostrano mai (o, comunque, non abbastanza spesso) all’altezza del loro compito, lasciandoli in balia degli accadimenti più devastanti.
Per questo credo che consiglierei Skam Italia soprattutto a un pubblico giovane. Perché finalmente, quando un generico personaggio femminile è convinta di essere rimasta incinta, la suddetta viene accompagnata dalle amiche in un consultorio dove viene realmente aiutata e mai lasciata sola.
Perché quando un altro generico personaggio si ritrova a farsi domande sul proprio genere, nonostante gli ovvi e giustamente immancabili problemi iniziali, non viene mai abbandonato, né dagli amici, né dallo psicologo.
Perché quando un ennesimo generico personaggio si ubriaca tanto da perdere la memoria, venendo coinvolto in una situazione ambigua e pericolosa, soprattutto se considerate la minore età dello stesso, istintivamente si isola. Tuttavia anche lì, nell’isolamento più pieno di panico che si possa immaginare, trova tante persone che non l’abbandonano, portandolo in questura e dai carabinieri (oltre che, ovviamente, manifestandosi presenti).
Lo stesso mi auguro accada anche nella quarta stagione, già su Netflix, e nella quinta se mai si farà.
Skam Italia mi è piaciuta perché affronta gli stessi temi di tutti gli altri teen drama non censurati, con un po’ più di leggerezza rispetto ai suoi cugini più celebri ma forse, proprio per questo, passando un messaggio di speranza. Perché finalmente a ogni problema serio corrisponde un’istituzione utile e competente che entra in atto se contattata. Non è necessario che i tuoi genitori, tutori o chi per essi siano presenti (infatti nella serie gli adulti quasi non compaiono): puoi comunque evitare o limitare un dramma colpevolizzante, affrontando il fatto con coraggio, maturità e competenza.
Solo per quest’ultimo messaggio, secondo me, vale la pena di guardare Skam Italia soprattutto da adolescenti.
Ossia, quando tu, adolescente con il corpo in costante transizione, sai che dovresti studiare, mantenerti in forma, coltivare i tuoi affetti ma senza mai sacrificare te stess*, con un perpetuo ritornello che ti ricorda quanto quel periodo così emotivamente provante costituisca “gli anni migliori della tua vita”. Quando cioè “godersi l’adolescenza” si può trasformare in una pressione sociale, con il rischio che trascenda in eventi spiacevoli e pericolosi.
Questo significa forse che gli altri drammi adolescenziali, che affrontano le stesse e altre tematiche con un approccio più invasivo (o comunque differente), non dovrebbero essere trasmessi per il messaggio implicito che passano? ASSOLUTAMENTE NO. Semplicemente, in un palinsesto di tale caratura, sono felice che venga introdotto anche quest’altro punto di vista. Se molte delle serie che ne parlano, non offrono soluzioni ai drammi, allora può aver senso guardare Skam Italia.
Anche se è “brutta”.
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