#NerdandoConsiglia

#NerdandoConsiglia: The Place

The Place

Non so a quanti di voi capiti ma a me succede spesso di passare serate intere a sfogliare il catalogo di Netflix alla ricerca di un film che mi incuriosisca abbastanza da avviarne la riproduzione. Molte volte è un’attività che si risolve in un nulla di fatto, ci metto talmente tanto a trovare qualcosa che mi ispiri davvero che nel frattempo mi è venuto sonno; in altre occasioni, invece, l’algoritmo mi premia permettendomi di conoscere veri e propri gioiellini, che mai avrei scoperto altrimenti.
Proprio in questo modo ho avuto occasione di guardare The Place, che mi è piaciuto talmente tanto da spingermi a parlarvene.

The Place è un film italiano di genere noir, diretto nel 2017 da Paolo Genovese e interpretato da un cast di stelle del cinema nostrano, che comprende Valerio Mastandrea, Marco Giallini, Rocco Papaleo, Silvio Muccino, Sabrina Ferilli, Alessandro Borghi, Vittoria Puccini, Alba Rohrwacher.
L’idea alla base del film (e si nota) viene però da una serie TV statunitense del 2011, The Booth at the End, da cui la pellicola mutua struttura e stile. La storia è di per sé intrigante, ma va riconosciuto che Genovese ci mette del suo per confezionare un film avvincente, scegliendo uno stile registico e una fotografia perfetti per l’atmosfera del plot e per sottolineare le interpretazioni, su cui si regge l’intera struttura della pellicola.

The Place è un bar che sembra uscito da un quadro di Edward Hopper (un po’ come accadeva anche in Profondo Rosso). Al suo interno, notte e giorno, un uomo è seduto ad un tavolo, con una voluminosa agenda nera sulla quale appunta continuamente. Persone diverse si alternano al suo tavolo, ognuna con un desiderio da realizzare: sanno che quell’uomo può permettere loro di ottenere ciò che vogliono, a patto che portino a termine il compito che verrà loro affidato dall’uomo misterioso, senza discutere. A tutti, infatti, l’uomo seduto al tavolo affida una missione, alcune apparentemente semplici, altre mostruose. Portarla a termine è l’unica condizione che chiede per realizzare i sogni di chi si siede a parlare con lui, per quanto irrealizzabili possano apparire.

Non c’è azione, in The Place eppure allo stesso tempo ce n’è tantissima. La scena non si sposta mai dal tavolo del bar del titolo, in primo piano ci sono sempre il misterioso protagonista e le persone che si alternano a colloquio con lui, i cui racconti sono inframmezzati da campi lunghi esterni che ci mostrano il bar teatro della storia.
L’attenzione e le emozioni sono concentrate nell’espressività degli attori e nelle loro parole: una prova difficile, che in The Place riesce senza sbavature grazie alla bravura dei nomi coinvolti per le interpretazioni. Ne viene fuori una riflessione sull’essere umano a tutto tondo, pregi e difetti, su quanto chiunque di noi sia disposto a spingersi oltre per ottenere quello che desidera ardentemente.

Una storia originale e intrigante, un racconto breve perfettamente calibrato in immagini e recitato stupendamente. Un film che mi ha stupita in positivo, con una sua precisa dimensione stilistica e che dimostra come il cinema italiano sappia (ancora) confezionare opere interessanti.
Ve lo consiglio: lo trovate su Netflix!

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