Discutendo

Quali sono i film più sopravvalutati di sempre?

Film sopravvalutati

Film sopravvalutati

In redazione ci piace polemizzare, per cui ci siamo chiesti: quali sono i film più sopravvalutati in assoluto? Quelli considerati dei veri e propri capolavori ma che a noi proprio non sono piaciuti?

LC

Potrei stare qui a stilare una lista infinita, da film carini, ma non quelle cose incredibili che alcuni descrivono (vedi Il Re Leone, plagio spudorato e che si regge al 90% sulla colonna sonora), ad altri che sono semplicemente brutti.

Preferisco concentrarmi su questa categoria ed in particolare su un regista osannato, vale a dire Christopher Nolan. Intanto per Dark Knight, un film così noioso che mi ha fatto letteralmente addormentare al cinema, ma soprattutto per Interstellar.
Raramente ho visto un film così stupido, spocchioso, presuntuoso ed autocelebrativo. Come possa aver ricevuto critiche positive mi è del tutto incomprensibile.

Penny

Già da qualche mese vi parlo dei grandi classici cinematografici che sto recuperando adesso, perché nessuno mi possa più dire “non puoi non averlo visto” (i più attenti si saranno accorti che la rubrica si è trasferita dal blog alla radio, bravi voi, stellina d’oro). A tal proposito, prima di Lucca Comics mi sono obbligata a guardare quel capolavoro di musical d’animazione che è Nightmare Before Christmas, con tutte le buone intenzioni di parlarne poi da qualche parte. L’avrei fatto, se tuttavia tale pilastro del cinema natalizio e grottesco non mi fosse sembrato tremendamente sopravvalutato.

Seriamente, più lo guardavo e più non capivo come avesse potuto trasformarsi in un cult di tale portata. Così sono andata a fare qualche ricerca e ho scoperto che effettivamente lo stile di Nightmare Before Christmas ha influenzato tantissimo l’ambientazione gotica nei cartoni animati che l’hanno seguito, e non solo! A dieci anni dalla data di uscita ufficiale della pellicola, ne è uscito il DVD e grazie a quel magico dischetto con impressi i fotogrammi di Jack e i suoi amichetti, da semplice film d’animazione si è trasformato in una moda che ha marchiato la cultura pop con un indelebile timbro a forma di zucca ghignante.

Addirittura sono nate linee di abbigliamento (ben lontane dal semplice fan merch) che hanno condizionato non solo chi avesse cantato “this is Halloween” a squarciagola, ma anche chi non avesse idea di come facesse il ritornello. Probabilmente, i fan della cultura goth non si erano mai sentiti rappresentati da un lungometraggio animato fino a quel momento, perciò hanno colto la palla al balzo, diffondendolo quanto più possibile. Inoltre, la suddetta pellicola ha richiesto un lavoro immane di produzione, perché è interamente girata in stop motion! Eppure, non vedevo l’ora che finisse.

La trama, per quanto probabilmente all’epoca potesse risultare innovativa, ad oggi è tremendamente banale: Jack ha tutto ciò che può desiderare ma si sente infelice, così va alla ricerca di un’avventura, resta affascinato da un particolare, cerca di portare innovazione nel suo mondo, le cose non vanno come previsto, ciascuno fa ammenda con i propri errori e vissero per sempre felici e contenti. Also, una storia d’amore che vede come protagonista una Raperonzolo un po’ sottona (passatemi il termine) che riesce, accontentandosi un po’ del risultato, a cavarsela in qualche modo. C’è l’immancabile cagnetto, Zero (forse il personaggio che ho preferito) e un cattivo che è cattivo ma non si sa bene perché. Soprattutto, ma questo mi rendo conto sia un limite mio, è tutto caotico e confuso, con colori sgargianti ma che trasmettono inquietudine, in un modo che però, mi rendo conto, dipende dallo stile di Burton, e a me lo stile di Burton piace proprio poco.

Si salvano le canzoni? Sì, nel senso che alle volte metto la playlist del film, nella versione del 2006 in cui numerosi cantanti hanno prodotto una cover dei brani più famosi (ciao, Marilyn Manson). Tuttavia, durante la visione della pellicola le ho detestate! Perché in Nightmare Before Christmas il compendio canoro non è semplicemente un intermezzo per unire più scene, magari approfondendo un’emozione di un personaggio, ma è proprio il momento in cui accadono gli avvenimenti salienti. Di conseguenza, se avete la soglia dell’attenzione di Dug in Up (proprio come la sottoscritta), riuscire a tenere il filo della narrazione potrebbe risultare particolarmente difficile.

Quindi mi dispiace molto, forse se l’avessi visto in precedenza, se mi piacesse lo stile di Burton, se amassi i musical, se non mi aspettassi trame un pochino più elaborate e se non trovassi tremendamente antipatici i protagonisti, probabilmente l’avrei apprezzato (almeno in parte). Tuttavia, se si verificassero tutte queste condizioni, non stareste certo leggendo la mia opinione impopolare su un film che, a quanto dicono, non si può non aver visto.

Morgana

Da una pellicola che vince l’Oscar come “miglior film” di solito mi aspetto grandi cose: Il caso Spotlight ha vinto l’ambita statuetta nel 2015, e proprio non riesco a capire perché. La trama procede in modo lineare e noioso, senza colpi di scena, senza rivelazioni particolari, semplicemente segue il procedere della famosa inchiesta sulla pedofilia nella chiesa cattolica, inizia e finisce a caso.

C’è un cast di grandi attori, ma nessuno di loro ci offre chissà quale emozionante performance. Sarà che a vincere l’Academy Award spesso non è il film in se ma l’argomento trattato (e ne potrei citare altri), ma secondo me Il caso Spotlight è parecchio sopravvalutato e non si merita l’acclamazione che ha avuto.

Giakimo

È possibile che un film diventi campione d’incassi solo per un’appiccicosissima canzone? Sì, se è Frozen.
Sono cresciuto a pane e Classici Disney, li amo profondamente tutti, anche quelli meno riusciti. Ma una cosa non riesco a spiegarmi. Il successo di Frozen.

Un film che ha a malapena una storia, non ha un villain, non ha conflitti. Eppure è il film d’animazione più visto di sempre. Frozen ha solo una cosa che lo eleva dagli altri: quella maledetta Let it go. Maledetta non perché sia una brutta canzone, anzi per l’opposto. È una canzone immediatamente orecchiabile e che ti resta in testa per giorni. Al solo menzionarla, sono sicuro che tutti voi che leggete la state canticchiando nella vostra testa. Io lo sto facendo mentre scrivo.

Quindi complimenti a Kristen Anderson-Lopez e Robert Lopez per averla scritta, vi siete meritati l’immortalità, un pacco di soldi, un Oscar e un Grammy. Peccato che tutte le altre canzoni facciano pena, inclusa quella orribile del pupazzo di neve Olaf (peggior spalla comica Disney di sempre).

Ritorno quindi alla domanda iniziale: può bastare una canzone a spiegare il successo? A mio parere no.

Dopo averlo visto ho pensato con terrore che forse i film Disney non facevamo più per me. Per certi versi forse è normale che succeda, si cresce, i gusti cambiano e tutta quella roba lì. Pensavo anche che Frozen è piaciuto tanto alle bambine e in generale alle donne e che forse per quello non è piaciuto a me, che non sono una donna e che ho una sorella troppo più piccola di me per aver avuto quel rapporto (pare essere stato) meravigliosamente descritto dai registi Chris Buck e Jennifer Lee.

Però i Classici Disney usciti dopo mi sono piaciuti tutti tantissimo e in generale molti che adoro hanno protagonisti femminili. Esempio esemplificativo, Oceania, che ha tutti gli elementi di Frozen, ma non ha una Let it go.

E allora ho pensato che forse effettivamente i difetti che ho visto io non li ho visti solo perché sono fuori target, ma perché esistono davvero. Anche perché la grande forza dei film Disney è sempre quella di essere film che toccano tutti, indipendentemente dal background, dall’età, dal genere o dalla specie (quanti hanno pianto per Bambi?). Per cui se per essere colpito da Frozen devo essere una donna cresciuta con una sorella, forse il problema è del film e non mio se non riesce a dirmi qualcosa (a margine, ho gli stessi identici problemi con Brave).

Applausi per Let it go, ma per il resto, continuo a preferire Oceania o Zootopia e lascio Frozen alle bambine e ai loro poveri genitori che non ce la fanno più a sentire quella canzone.

Clack

Tra i film più sopravvalutati, almeno di questi ultimi anni, non può che entrare a pieno titolo The Neon Demon. Scritto e diretto da Nicolas Winding Refn nel 2016, il film è stato salutato come “il miglior horror del decennio” e, basandomi su questi giudizi entusiastici non ho potuto fare a meno di guardarlo.

Mi sono dovuta pentire amaramente della scelta: The Neon Demon è confuso, senza capo né coda e per nulla avvincente. A questo si aggiunge una protagonista scialba, una storia priva di mordente e il fatto che di horror non abbia proprio nulla se non qualche trovata gratuita mirata a sconcertare lo spettatore. Nemmeno “l’alto valore metaforico” tanto decantato per me risulta pervenuto.
Insomma, a livello di horror (ma anche di cinema in generale) c’è in giro molto di meglio.

I nostri lettori

Abbiamo proposto la stessa domanda anche ai nostri lettori nel gruppo Facebook. Le risposte sono state le più variegate: da film comunemente poco apprezzati ad altri decisamente inaspettati (il mondo è bello perché è vario, dopotutto). Il più citato in assoluto, comunque, è stato senza dubbio Avatar, che ha unito persone dai gusti cinematografici più disparati nel considerarlo un film decisamente sopravvalutato.
Molti voti anche per Interstellar , La grande bellezza e, inaspettatamente… Star Wars!

Contenuti

To Top