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Gli Ultimi Scemi – Il bello e il brutto di Star Wars: Episodio VIII

Domani è il gran giorno. Star Wars: Episodio IX – L’Ascesa Di Skywalker uscirà nei cinema. È l’ultimo capitolo della saga che ha cambiato il cinema, che ha cambiato l’idea di cultura pop e a cui tutti i nerd devono qualcosa.

Noi, gonfi di emozione e voglia di polemizzare, come due re magi molesti (il terzo è andato via perché non ci sopportava più), portiamo i nostri doni di opinioni non richieste ai fan di tutto il mondo. A noi la parola e che la Forza sia con voi!

Il bello

Un po’ come per La Minaccia Fantasma, anche Gli Ultimi Jedi è un film che più rivedo e più apprezzo. Sia perché colgo sfumature che prima non vedevo, sia perché colgo significati nuovi o ribaditi che ne fanno la pellicola più potente della saga, dal punto di vista dell’impatto sociale o “meta”.

Mi spiego meglio: ogni film della saga ha delle forti implicazioni filosofiche e, per estensione, politiche. Si parla della nascita e caduta di regimi a causa delle paure e delle speranze della gente. Si parla di egoismo e altruismo, si parla di confondere l’amore con la possessività. In Episodio VIII si parla anche di concetti più complessi, come la coesistenza del bene e del male, del valore del fallimento, della sconfitta e dell’accettazione delle proprie insicurezze e debolezze. Per questo, è il capitolo più introspettivo finora, è quello che guarda più dentro lo spettatore che dentro i personaggi.

È questa la differenza che ha scatenato la serie di critiche irrazionali al film. I personaggi di Star Wars sono fondamentalmente degli archetipi: l’eroe, il mentore, l’antagonista. Gli Ultimi Jedi manda tutto all’aria e distrugge le rassicuranti aspettative del pubblico.

Luke non è più il modello eroistico in cui identificarsi, ma è una persona realistica (forse addirittura troppo) che è stata cambiata da un trauma. Viene mostrato come fallibile, dopo aver fallito.

Ben Solo è un ragazzino prepotente, ma con una scala di valori e priorità che va oltre quella del dualismo Jedi/Sith. Il suo odio non è totale, ma ben direzionato verso un’entità: Luke, che rappresenta il richiamo al lato chiaro della Forza, il mettersi al servizio degli altri per il loro bene.

Snoke, che doveva rappresentare la grande minaccia, viene tolto di mezzo proprio da Kylo Ren, rivelando come non sia necessario un antagonista monodimensionale e rappresentativo del male puro. Questo viene ribadito al casinò di Canto Bight, dove ci viene spiegato come la guerra continui proprio dove viene reso possibile un conflitto, fra Alleanza Ribelle e Impero, fra Resistenza e Primo Ordine, fra bene e male. Per questo, si sente ancora più forte la tematica di non-violenza originale di Star Wars. L’equilibrio nega il conflitto, mentre un continuo schieramento fra le fazioni in gioco causerà sempre scontri, a prescindere che siano buoni o cattivi.

Rey, è l’avatar dello spettatore. Eroina, eco dei tempi passati, si trova messa in dubbio da questa scala di grigi, che la costringe a vedersi specchiata (letteralmente) e a chiedersi chi è davvero.

E in tutto questo, aleggia un’atmosfera di iconoclastia, di riforma, di sguardo al futuro. E il mio animo dissacratorio gode. Perché Star Wars è uno dei franchise più innovatori, ma con uno dei fandom più conservatori.

Ma Episodio VIII non è solo una sfida allo spettatore. È anche un contenitore di visuali e musiche meravigliose. La regia e la fotografia sono qualcosa di unico. Il terzo atto, in particolare, inizia con una delle scene più belle del cinema a mio avviso: la nave da battaglia classe Raddus che si schianta a velocità luce contro la Supremacy del primo ordine, nel completo silenzio del cinema (altro grande momento di comunicazione diretta al pubblico), per poi proseguire con il combattimento sul pianeta bianco e rosso di Crait, con il fantastico “combattimento” fra Luke e Kylo, che si gioca sui dettagli. Luke non lascia tracce sul terreno o nell’aria, un occhio attento quindi poteva capire l’inganno fin da subito, a differenza di Kylo, anch’esso uno spettatore in questo caso, ma accecato dalla furia.

Il combattimento della sala del trono fra le guardie pretoriane di Snoke e la coppia Rey/Kylo è una meraviglia per gli occhi, una danza di forza e armonia che parla di equilibrio, di interazione fra bene e male. Forse è questo il problema del film? Il livello di lettura più alto toglie spensieratezza e linearità? Non lo trovo un difetto, anzi, la sua forza più grande. E comunque, per le due ore e mezza del film, ci sono tanti momenti d’azione spensierati, anche se il film è strutturato tutto su un ansiogeno inseguimento fra un terribile predatore e una piccola preda ferita.

La distruzione quasi esplicita delle rassicurazioni nostalgiche di Episodio VII è fortissima e se i più rigidi invocano il rogo per Rian Johnson, beh, io voglio vedere il mondo bruciare. Per poi rinascere. E questo è il messaggio finale, che mi ha fatto innamorare, de Gli Ultimi Jedi.

“Noi siamo il terreno su cui essi crescono.”

La frase più forte del film è questa. Yoda ci porta a scuola ancora una volta, per dirci anche che non potremo identificarci per sempre nei nostri eroi, ma che a un certo punto dovremo lasciar andare le storie a cui siamo affezionati a coloro che ne sono più rappresentati, come noi con i vecchi film.

Quando Luke se ne va per sempre (?) è colmo di “pace e determinazione”, certo di aver ridato speranza alla galassia, nel suo sacrificio definitivo. Star Wars sta per finire, ma già con Episodio VIII credo che i semi siano stati piantati. I semi che fanno sì che una saga così epica, divertente, commovente e vicina a noi ci lasci qualcosa di più. Un messaggio, una direzione, un pensiero.

Questo è il motivo per cui credo che Gli Ultimi Jedi sia uno dei migliori film di Star Wars.

FrankieDedo

Il brutto

Episodio VIII è uno degli episodi più odiati di Star Wars, cosa che dovrebbe rendermi questo compito semplice, oltre che figo, popolare e bellissimo (come se non fossi già una fusione di Zohan e Johnny Bravo).

Tuttavia, nonostante ritenga Gli Ultimi Jedi un film nella media (direi che ci sono esattamente quattro film peggiori e cinque film migliori) per essere uno Star Wars, non condivido affatto la maggior parte delle critiche che gli vengono mosse, un po’ come era avvenuto per Episodio I. Non è però mio il ruolo di difenderlo, che ho lasciato l’onere ed onore a gente che non saprebbe distinguere Cloud da Squall.

Parliamo quindi di cosa c’è di negativo in Episodio VIII: non poco.

Innanzitutto, spariamo sulla Croce Rossa: la sottotrama di Finn e Rose è tremenda. Non tanto o soltanto per i forzati sentimenti di lei, che purtroppo l’innamoramento facile è una costante della produzione cinematografica mondiale, quanto per la trama in sé. Come ebbi a dire al momento dell’uscita del film, Episodio VIII serviva a mostrarci la prospettiva dell’uomo comune sulla lotta tra Luce e Lato Oscuro, tra Ribelli e Impero. Questo spiega le scene dei bambini sostanzialmente schiavi a fronte della ricchezza pomposa del casinò.

Tutto bello, però questo messaggio forte e innovativo è diluito in una sottotrama che più va avanti peggio diventa. In generale infatti, il ritmo, l’azione, i dialoghi, sono scarni e continuavano a farmi pensare quanto volessi tornare a vedere cosa stesse succedendo a Luke, Rey o Kylo.

Inoltre, quella che poteva e doveva essere una sottotrama lineare, atta solo a sviluppare la nostra allegra coppia multietnica ed il tema della visione dal basso, diventa insensatamente convoluta, con catture, fughe, nuove catture, personaggi che appaiono, dicono la loro e spariscono.

Altra interazione che sinceramente speravo potesse essere fatta decisamente meglio era quella tra Holdo e Poe. A dispetto di ciò che solitamente sostiene la nostra Morgana, trovo del tutto insensato o comunque poco credibile che Holdo decida di tenere il proprio piano nascosto a Poe anche quando palesemente si sta per scatenare un ammutinamento. Perché arrivare ad una situazione così al limite? Sarebbe bastato parlarne con Poe, che di certo un traditore non era. Le condizioni ed il morale dei Ribelli erano già al limite, non vedo cosa ci si stesse guadagnando dall’estraniare uno degli “eroi”.

Parlando di cose che sinceramente non capisco o mi spiego, ci sono i dadi di Han. Sia perché non capisco come possano diventare “materiali” o comunque rimanere là anche dopo che Luke si allontana e poi perché sinceramente, considerando che il film era uscito prima di Solo, a dirla tutta, chi avrebbe mai associato dei dadi dorati ad Han Solo? Nessuno, ecco. È un dettaglio, certamente, ma per il primo incontro tra i gemelli Skywalker dopo anni mi sarebbe piaciuto vederli ricordare il terzo membro del trio in modo più vicino ai nostri ricordi, in modo da renderci più partecipi della scena e del loro dolore.

Alcuni problemi infine sono ereditati dall’indegno Episodio VII. La robaccia firmata JJ Abrams infatti ci aveva detto poco e niente di Snoke e di Kylo stesso, oltre che di Rey. Questo ha fatto sì che ci fosse una pressione enorme su Episodio VIII di spiegare tutto ciò che era mancato ne Il Risveglio della Forza.

Rian Johnson ha preferito concentrarsi su Rey e Kylo, ma purtroppo per mancanza di tempo finisce per darci un flashback brevissimo che ha finito per confondere la maggior parte degli spettatori sulle scelte di Luke. Tralasciando che la scelta stessa di mettere un flashback non mi è piaciuta (è il primo in Star Wars, e mi sarebbe piaciuto molto di più apprendere la storia attraverso le parole di Luke e quelle di Kylo, come successo con Obi-Wan che parlava di Anakin e Vader), ma poi penso che ha finito con l’essere controproducente per la sua brevità, soprattutto a confronto con l’ampio spazio dedicato al non-passato di Rey.

Insomma, nel complesso Episodio VIII è un film che ha vari punti deboli, si incastra bene con la lore generale di Star Wars, ma non riesce (per colpe non del tutto sue) a recuperare al passo falso fatto con l’inizio di questa trilogia… né a dare un senso a Phasma.

LC

Con questo si chiude la nostra serie di articoli. Anche stavolta aspettiamo i vostri insulti, ma che il film vi sia piaciuto o meno, speriamo di vedervi al cinema per la fine della saga di Star Wars. È un evento per tutti gli appassionati e sarà bello viverlo tutti insieme, pieni della stessa curiosità della prima volta che abbiamo visto quella scritta gialla scorrere nello spazio.

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