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L’Immortale – Mo ‘o munno è cagnato.

Recensione

Premessa: il film è strettamente legato alle vicende di GomorraLa serie, per cui, se non siete in pari con le puntate o dovete ancora iniziarne la visione, consiglio caldamente di saltare la sezione dell’articolo relativa alla storia; solo in questo modo, infattti, riuscirete ad evitare di incorrere in inevitabili spoiler.

Già da tempo in cantiere, L’Immortale è l’ambizioso progetto di Marco D’Amore, che, già durante l’interpretazione di Ciro Di Marzio all’interno di Gomorra, ha iniziato a sviluppare l’idea dietro al film.
Un personaggio tanto amato dai fan ed in grado di diventare un vero e proprio fulcro narrativo, diventa in questo modo l’oggetto di un’indagine che ne ripercorre la storia e solleva importanti domande sul suo futuro.

Storia

Avete letto bene…sul suo futuro: Ciro Di Marzio (se davvero eravate riusciti ad evitare questa notizia, rimbalzata ovunque su internet, fino a questo momento) è davvero vivo.

Sopravvissuto al colpo ricevuto da Gennaro Savastano, costretto a giustiziare il fraterno compagno nel finale della terza stagione di Gomorra, Ciro viene ripescato dal mare e portato al cospetto di Don Aniello. Questo personaggio, noto ai fan, decide di proteggere e, allo stesso tempo, utilizzare il protagonista per i propri traffici e così, segretamente, lo invia in Lettonia.
Proiettato nel mezzo di una guerra che non gli appartiene, l’Immortale si ritrova a gestire gli affari del boss campano insieme a dei compatrioti esodati e a Bruno, un misterioso personaggio del suo passato.

Regia

Alle prese con una pellicola crossmediale, Marco D’Amore si dimostra estremamente abile nel gestire la natura del film: se da un lato, infatti, è inevitabile che le atmosfere debbano richiamare quelle di Gomorra, è pur vero che il film non rinuncia alla propria identità. Interessante come il regista sia riuscito, quindi, a rispettare lo stile tipico della serie (si pensi al sapiente uso delle tipiche inquadrature) e, al tempo stesso, abbia saputo adattarsi al differente mezzo filmico. Grazie al maggior minutaggio a disposizione, D’Amore riesce a muoversi con disinvoltura tra passato e presente e, con questo gioco di alternanza temporale, riesce a costruire con calma e pazienza una storia che, tuttavia, non risente mai del ritmo a volte lento e compassato che le appartiene.

Il ritmo, che riesce a cambiare anche repentinamente, è prevalentemente dettato dalla natura stessa di Ciro Di Marzio che, così apparentemente calmo e freddo, si dimostra un personaggio sì d’azione, ma soprattutto riflessivo e freddo.

Interpretazioni

Se di certo non si avevano dubbi sulla capacità di Marco D’Amore di rendere adeguatamente sul grande schermo il personaggio che lo ha consacrato al grande pubblico, di certo il film non manca di stupire con interpretazioni convincenti e riuscite anche da parte dei comprimari.

A stupire particolarmente è la prova del giovanissimo Giuseppe Aiello, interprete del piccolo Ciro, che, oltre ad una oggettiva somiglianza fisica con il protagonista adulto, riesce, con un ottimo uso del linguaggio non verbale e l’adozione della giusta mimica, ad abbattere qualsiasi tipo di scetticismo. Il giovane attore si dimostra indispensabile per la riuscita del film e, complice la buona scrittura del personaggio, è vitale per spiegare la trasformazione dietro l’uomo che vediamo poi proiettato sullo schermo.

Altra prova convincente viene da Giovanni Vastarella e Salvatore D’Onofrio, rispettivamente Bruno da giovane e da anziano, e da Gennaro di Colandrea, che mette in scena un credibilissimo e riuscito Virgilio.

Meno convincente la prova di Marianna Robustelli, che, nei panni della moglie di Virgilio, non si dimostra sempre a proprio agio.

Concludendo

Caratterizzandosi come un prodotto solido e decisamente ben fatto, L’Immortale si presenta come un altro indispensabile capitolo della serie Gomorra.
Tuttavia, pur essendo il film direttamente connesso con il serial cui fa riferimento, l’avventura in solitaria di Ciro brilla di luce propria e niente affatto riflessa.
Il film è valido e questo si vede fin dai primi minuti, così come la mano di D’Amore si dimostra davvero abile nel gestire con disinvoltura una storia che poteva mettere in difficoltà davvero chiunque.

Con una trama ben congegnata, che presenta qualche sbavatura soltanto nel finale (di cui non parlo per ovvie ragioni) a mio avviso troppo affrettato e leggermente semplicistico, L’Immortale offre 116 minuti di totale immersione e immedesimazione. Il tempo scorre davvero veloce durante la visione ed è facile, una volta terminata la proiezione, ritrovarsi ad aspettare smaniosi il proseguo della storia.

Nerdando in breve

Ciro Di Marzio è il protagonista di questa coinvolgente pellicola direttamente collegata agli avvenimenti di Gomorra – La serie. Irrinunciabile per qualunque appassionato, si dimostra anche un ottimo punto di partenza per chiunque volesse iniziare ad appassionarsi alla grande narrazione ispirata al libro di Roberto Saviano.

Nerdandometro: [usr 3.9]

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