Nel corso di Lucca Comics & Games 2019, grazie a Edizioni BD, ho avuto l’occasione di intervistare Veronica Ciancarini, autrice di Bleeding Mariachi.
Avevo letteralmente adorato il libro, opera prima dell’autrice, e sono stata quindi felicissima di poterla incontrare di persona e discutere con lei del suo lavoro e della sua ispirazione.
Ecco cosa ci siamo dette!
Clack: Ciao, Veronica e grazie per questa intervista! Per prima cosa volevo chiederti: Bleeding Mariachi è un’opera veramente molto originale ed è anche il tuo esordio. Com’è nata l’idea per questa storia e come mai hai scelto una storia così particolare per iniziare la tua carriera?
Veronica: Ciao e grazie a te! Non ho mai studiato fumetto, mi sono appena laureata in scenografia, quindi facevo tutt’altro. Nel momento in cui ho avuto l’occasione di proporre qualcosa a Edizioni BD, quindi, il primo pensiero è stato: “facciamo qualcosa che in primis piaccia a me!”. Mi piacevano i vampiri, mi piace questo tipo di atmosfera che è adatta ad un pubblico che può andare diciamo dai 12 anni in su, quindi abbastanza “family friendly“, e poi il Messico, perché anche nei miei studi di scenografia avevo studiato ad esempio Frida Kahlo, per cui mi ero appassionata a quel tipo di immaginario. E poi in Bleeding Mariachi c’è molto anche di uno dei miei film preferiti, che è La strada per El Dorado o anche della cinematografia di Robert Rodriguez, la trilogia de Il Mariachi, per esempio. Ma non solo, c’è anche un po’ di Tim Burton, se vogliamo: infatti c’è anche stato chi ha paragonato Bleeding Mariachi a La Sposa Cadavere. Insomma, un misto di questi aspetti e di queste cose che mi piacciono. La storia nasce da questo, nasce da una volontà di far qualcosa che in primis potesse piacere a me in modo da potermici dedicare completamente e non stufarmi durante il processo.
Il personaggio, poi, esisteva dal 2015 in realtà, perché io l’avevo creato un po’ indietro nel tempo e quindi si è trattato solamente (anche se poi si è rivelata la parte più faticosa in realtà) di creare una storia che si potesse adattare al personaggio, che era quello di questa vampira messicana, vista quasi come un “canzonamento” dello stereotipo del vampiro, sempre descritto di un bianco pallido e invece lei è messicana quindi c’è anche questo aspetto.
C: Mi ha colpito molto la scelta grafica: Bleeding Mariachi è tutto giocato su tre colori, il bianco, il rosso e il nero. Io ci ho visto anche una interpretazione simbolica, dal momento che ci sono anche tematiche non semplici come l’elaborazione del lutto, il superamento di una perdita grave e allo stesso tempo c’è anche molto equilibrio. Mi sono chiesta quindi se la scelta grafica è stata influenzata da questi aspetti.
V: C’è una duplice ragione. La prima è che non sono una colorista, quindi ho pensato “Che cosa faccio? Lo faccio a colori oppure mi invento qualcosa?” Avendo studiato cromatologia, avendo già lavorato sulla figura del vampiro (nel corso di scenografia avevamo affrontato un esame su Dracula), quindi avevo già studiato questo tipo di associazione di questi tre colori all’iconografia del vampiro. Colori che poi sono simbolici, appunto, in quanto il nero è il mistero ma anche la morte, il rosso è il sangue ma anche l’amore, il bianco è la purezza e la speranza. Quindi c’era questa simbologia che ritornava comunque nelle tematiche di cui volevo occuparmi. Per cui sì: assolutamente la scelta grafica è associata anche ad un’interpretazione simbolica.
C: In realtà la storia si conclude, ovviamente, però allo stesso tempo si crea un vero e proprio universo narrativo: hai intenzione magari in futuro di riprenderlo in mano e di raccontare qualcos’altro di questo universo che si è venuto a creare o pensi che rimarrà un’esperienza unica?
V: Per il momento non è in programma, però è stato bello lasciare aperta la possibilità. Io idee ne ho, anche per possibili sequel o spinoff. Al momento non sono in programma però la porta resta aperta e sono ben disposta a continuare la storia di Sus e Lube/Cielito.
C: In Bleeding Mariachi i personaggi sono tutti molto ben caratterizzati e tutti riescono a generare grande empatia col lettore. Se dovessi indicare il mio preferito, però, sarebbe Cielito. Tu, da autrice, hai un personaggio che potresti definire come il tuo preferito?
V: Preferito no, perché sarebbe impossibile scegliere il preferito tra i propri figli. Penso però che quello che mi somiglia di più sia Guillermo, sicuramente. Perché è pieno di paure, di insicurezze e ne ho messe un po’ delle mie in lui. Nel caso di Guillermo l’origine delle insicurezze era nella nonna molto severa, nel mio caso invece erano altre fonti però sia io che Guillermo siamo persone che hanno bisogno di dimostrare a se stessi che possono fare di più. Potremmo dire che Guillermo sono io al maschile con la parrucca bianca, è come se fosse il mio alter ego.
C: Ci sono artisti che prendi come punto di riferimento per il tuo lavoro o che comunque hanno influenzato non solo il tuo immaginario ma il tuo stile?
V: Sì, per quanto riguarda l’immaginario e la scelta delle atmosfere, come ho già detto, Tim Burton ma, nella fattispecie come artista e come pittore, moltissimo Edward Gorey.
Per quanto riguarda i fumettisti, la mia fumettista preferita, che è anche una mia compaesana e una delle mie migliori amiche, Ilaria Catalani, che ha fatto di recente lo spinoff di Space Opera per la Panini. Lei è stata un punto di riferimento per me fin dal liceo.
Isabella Mazzanti, anche. Soprattutto io ho ripreso il suo Carmilla, in cui lei usa una chiave cromatica simile a quella che ho usato io in Bleeding Mariachi, anche se lei lavora molto con le sfumature, con le matite però anche lei è stata un’ispirazione.
Mike Mignola, nella gestione dei neri, perché io mi sono dovuta togliere questa paura di usare il nero pieno, di usare un tono così compatto. Questo è stato molto difficile e mi ha aiutato molto vedere Mike Mignola. Anche Gatignol di Piccolo, Gli Orchi-Dei, che ha utilizzato molto i neri, mi ha aiutato a sciogliermi da questo punto di vista.
C: Puoi dirmi qualcosa su i tuoi prossimi progetti? Cosa ci aspetta?
V: Allora, prendiamola molto con le pinze: si continuerà a parlare di vampiri ma non vi posso assicurare che si tratterà di storie di vampiri, mettiamola in questo modo. Però continuerò a indagare quell’aspetto folkloristico. Anche altre creature, magari. Però il vampiro mi ha sempre affascinato e vorrei portare alla luce dei lati magari meno esplorati di questo tipo di creatura.
C: Perfetto! Considerando poi che la nostra intervista capita nel giorno di Halloween, direi che non poteva esserci conclusione più adatta! Ti ringrazio molto!