Durante la prima giornata di Lucca Comics & Games abbiamo avuto l’onore di incontrare Jim Starlin, il creatore di Thanos che ha ispirato Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame.
L’intervista è stata moderata e tradotta (essendo l’autore statunitense). Vediamo qui di seguito di fare il punto su quello che si è detto!
L’incontro
Quale definizione potresti dare, partendo dai supereroi che hai creato, di “umano” e “superumano”?
Penso a loro come “tutti umani”, perché fondamentalmente all’inizio tutti lo sono. Come creatore devo lavorare su quelle che sono le motivazioni dei personaggi: che siano robot, alieni o che altro, devo comunque sempre trovare una motivazione umana che spinga le loro azioni.
Come ha influito il clima della New York anni 70 sul tuo lavoro?
Tutto influenza un artista. In particolare negli anni 70 c’era tantissima sperimentazione, Scorsese iniziava a lavorare in quegli anni. Che tu sia fumettista o sceneggiatore, ti imbevi di tutto quello che c’è intorno, non è una cosa che puoi evitare.
Come definiresti un eroe buono e uno cattivo usando solo 3 aggettivi?
Non credo nella distinzione buoni/cattivi, non mi piace caratterizzare i personaggi in tal modo. Non credo di averne mai creati che possano appartenere a una sola delle tue parti. Thanos ha distrutto la galassia, è vero, ma altrettante volte ha contribuito a salvarla. Quindi non ha senso tenere separati i due aspetti.
Qual è il tuo rapporto con Thanos?
Thanos è stato il primo personaggio che abbia mai creato. Poi mi hanno chiesto di fare Capitan Marvel e altri, ma mentre ci lavoravo tornavo sempre al mio Thanos. alla fine si sono accorti che gli albi che lo contenevano erano quelli con le vendite maggiori, quindi alla fine Marvel si è arresa e mi hanno lasciato lavorare prevalentemente su di lui. Thanos è il “mio bambino”.
Cosa ne pensi delle critiche mosse dai fan?
Non posso lasciare che l’ignoranza dei fan arrivi a innervosirmi, le cose stanno come stanno. Io sono incredibilmente felice di ciò che ho fatto e adoro vedere che alcune mie creazioni, come l’Infinity Gauntlet, siano incluse in prodotti di tale portata.
Cosa ti ha influenzato maggiormente nella creazione delle tue storie?
Tutto influenza il lavoro di un artista o di un autore, anche le vostre domande oggi. Una passeggiata in un bosco, l’incontro con un orso, qualunque cosa! Non potrei dire quale elemento maggiormente mi abbia colpito, ogni cosa contribuisce sempre a influenzarmi.
Nei tuoi lavori c’è una forza critica alle religioni organizzate. Come mai?
Quando ero bambino ho frequentato scuole cattoliche, che erano piuttosto feroci. Finita la scuola ho dovuto prestare servizio militare, quindi per i primi 21 anni della mia vita sono stato abituato a combattere l’autorità. Questo si riflette immancabilmente nel mio lavoro, perché crescendo ho sviluppato un forte criticismo in tali riguardi.
Come ti sei sentito vedendo il tuo lavoro così trasformato?
Chiunque si ritrovi con un proprio lavoro adattato da una major com’è capitato a me, e si aspetta di vederlo trasposto paro paro, è un idiota. C’è anche un problema di diritti, per quanto mi riguarda, perché molti personaggi che compaiono nella saga a fumetti appartengono alla Fox, quindi nel film dell’MCU non potevano comparire. Devo per forza considerarlo come un prodotto completamente diverso, altrimenti ne esco pazzo.
Mi è molto piaciuto guardarmi il prodotto che ne è uscito, soprattutto per l’interpretazione di Josh Brolin. Avrei preferito un voice over in stile Schwarzenegger, ma ora come ora ho accettato talmente tanto questa versione che non potrei immaginarmi un Thanos diverso da quello dei film.
Quanto ti sei interessato della trasposizione cinematografica dell’opera?
So che in tanti non vogliono spoilerarsi il lavoro prima, né rischiare di influenzarlo man mano. Per me è stata la stessa cosa. Se avessi controllato il lavoro man mano avrei rischiato di influenzare il loro lavoro o di uscire pazzo perché non stava venendo come ero abituato a considerarlo. Quindi ho evitato, e ne sono stato soddisfatto.
Sei un abile fruitore della tecnica del silenzio su tavola: da dove nasce l’utilizzo letterato del silenzio?
Lo uso perché mi fido dell’artista con cui mi trovo a lavorare. Mi fido del fatto che ci si possa capire senza bisogno di troppe parole. Capita di trovare disegnatori con cui faccio più fatica a entrare in sintonia in questo senso, e quindi la sceneggiatura s’infittisce parecchio.
Sei stato accusato di aver ucciso Robin. Hai aneddoti a riguardo?
Ho sempre pensato che l’idea di avere qualcuno in grigio e nero a combattere il crimine (Batman, ndPenny), che si porta dietro un bambino vestito in colori sgargianti, equivalga a mettergli un cartello che dica “sparate qui”. Le premesse non erano buone.
Tempo fa, quando lavoravo per DC Comics, volevo sensibilizzare gli animi sul tema dell’AIDS utilizzando un fumetto e avevo proposto che Robin la dovesse contrarre. Tuttavia, la proposta venne scartata.
Danny O’Neil ebbe un’idea: il pubblico avrebbe dovuto votare chi far morire, se Robin un altro personaggio, e per ogni telefonata la DC avrebbe ricevuto 0,5€. I lettori votarono Robin, ma nessuno l’aveva detto al reparto commerciale. Pertanto di punto in bianco si ritrovarono pieni di prodotti (pigiami per bambini, portapranzo, …) che raffiguravano un personaggio, che di fatto però era appena morto. Quindi io mi presi la colpa, per parecchio tempo la vena DC si chiuse e pian piano io ritornai a lavorare in Marvel. Fu un bene, perché è proprio in quel periodo che nacque il guanto dell’infinito.
Ti piacerebbe continuare le storie Marvel su cui hai già lavorato?
Avrei molte idee che mi piacerebbe sviluppare, ma le cose cambiano. Ora lavoro su Dred Star con Ominus Press, non più con Marvel e DC, e preferisco concentrarmi soltanto su qualcosa di più indipendente. C’è l’idea di fare una ristampa dei primi 40 numeri, una serie di graphic novel (sviluppate da altri autori e artisti) e nell’arco dei prossimi due mesi avrò un annuncio da fare in merito.
Visto che l’hai nominato prima, cosa ne pensi delle dichiarazioni di Scorsese sui cinecomic?
Considero molto buoni i lavori di Scorsese, ma la sua opinione vale come quella di chiunque altro. Questione di gusti insomma, se a lui non piacciono, non importa. Io comunque andrò a vedere The Irishman.
Quale supereroe, non tuo, avresti voluto creare?
Hulk, assolutamente Hulk. Jack Kirby ha creato “Hulk” che secondo lui è la stupidità: più lo picchi, più diventa forte. Un’idea che volevo sviluppare anch’io, infatti Thanos si autoalimenta, e come lui Warlock che però è un folle psicopatico. Anche a me piacerebbe affrontare meglio tematiche così.
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