Il 21 settembre 2019 si è svolto un incontro volto a promuovere la seconda stagione di Baby, la serie originale italiana prodotta da Fabula Pictures e debuttata su Netflix nel 2018, di cui il 18 ottobre scopriremo il proseguo. L’evento si è svolto in occasione del FeST, il Festival delle Serie TV di Milano che ha ospitato le maggiori case produttrici nell’accogliente location della Triennale.
A prendere parte all’incontro sono state Alice Pagani, l’attrice co-protagonista che interpreta Ludovica, ed Eleonora Trucchi, la sceneggiatrice della serie, in rappresentanza del Collettivo Grams. A moderarle sono state Marina Pierri, direttrice artistica del FeST, e Francesca Vecchioni, l’attivista per i diritti civili e fondatrice dell’associazione Diversity.
L’incontro
Dopo una brevissima introduzione alle due ospiti, le moderatrici hanno iniziato a porre loro qualche domanda, spartendosi il compito come una coppia di poliziotti. A Francesca è toccata la parte di quello cattivo, chiedendo i punti di vista più critici e spinosi; a Marina, invece, quella del poliziotto buono, che supporta l’interrogato con i quesiti più facili. Vediamo insieme cosa ne è venuto fuori.
Francesca: Eleonora, da sceneggiatrice, quale credi che sia il target (soprattutto femminile) a cui vi rivolgete?
Eleonora: Baby è una serie teen soprattutto femminile, è vero, ma non manca di dare un punto di vista anche maschile: abbiamo parecchi personaggi in cui molti giovani potrebbero identificarsi. Non solo, con la seconda stagione introdurremo anche molti adulti nei quali gli spettatori più grandi saranno in grado di rivedersi.
F: Ma ci sono persone, secondo voi, che guardano la serie pur non sentendosi rappresentate?
E: Sì e no. Immagino che molti di noi, soprattutto durante il periodo dell’adolescenza, abbiamo avuto qualche tipo di problema (non per forza così gravi come quelli visti nella serie). Poiché Baby è incentrata proprio sul disagio adolescenziale e su quell’inquietudine che si trascina, più che su un problema nello specifico, allora riesce ad abbracciare tutti quanti.
Marina: Com’è cambiata la tua vita, Alice?
Alice: Moltissimo, perché le persone che hanno visto la serie non si sono limitate a guardarla, ma hanno anche interagito con noi. Per questo ora siamo diventate un modello per gli altri e dobbiamo cercare di essere al meglio. Io credo finora (e spero) di essere stata un ottimo esempio.
M: Nella seconda stagione potremo vedere in che modo le protagoniste, crescendo, approcceranno il tema della superficialità?
A: Certo, proprio per questo abbiamo delle responsabilità. In Baby 2 facciamo notare quanto effettivamente le esperienze formano i personaggi, poiché ogni scelta intrapresa ha un impatto ingente sul futuro. In questo modo loro sono via via più consapevoli, il che è un aspetto che spesso non notiamo. L’esempio della serie è proprio questo: con le scene che mostriamo sottolineiamo il rapporto causa-effetto, enfatizzando quelli che sono i punti di svolta.
Ludovica, che nella prima stagione sembra una guerriera che deve affrontare qualunque cosa le capiti, nella seconda diventa più sensibile e consapevole del fatto che può scegliere che vita fare. Non è facile acquisire questa consapevolezza, per questo le ci vorrà tutta la seconda stagione.
A questo punto è stata proiettata la prima delle due clip esclusive per il FeST, nella quale vediamo Chiara entrare tutta sola in un albergo. Mentre cammina riflette e ci dice: “L’adolescenza è così, una scoperta continua. Non ci rendiamo conto che le nostre scelte cambieranno tutto, o forse non ci interessa, perché finché c’è qualcosa da scoprire, tutto sembra ancora possibile.” poi spunta Ludo e si abbracciano, come due grandi amiche che non si vedono da tanto.
F: Parlando delle tematiche di genere che possono riguardare sia i protagonisti, sia chi li circonda (come gli amici e, soprattutto, i genitori), a volte è tutto rappresentato come una fotografia, quindi come un qualcosa di apparente ma che non scava nel profondo. L’avete fatto apposta, di raccontare tematiche fortissime con un approccio superficiale?
E: I personaggi sembrano inconsapevoli, ma non è così. Semplicemente tutti quanti acquisiscono consapevolezza, interesse, curiosità, la voglia di scoprire come si è, man mano che le serie si alternano. Chiara desidera essere “la peggiore” per scappare dall’aria di perfettina che le hanno cucito addosso.
A: Per Ludovica è totalmente diverso: vuole a tutti i costi riscattare sé stessa e cerca ogni modo per scappare da quel circolo vizioso nel quale si è (ritrovata) incastrata.
F: Guardando a un modello da cercare: sembra che non ci sia un senso del peccato, come se tutto fosse ammesso. Nessuno prende in mano niente, nemmeno i genitori. Io da mamma non riesco a concepirlo. Qual è il segnale positivo che possiamo aspettarci?
E: Certamente con Baby non abbiamo creato un supporto consolatorio, un riferimento positivo. Secondo me nella seconda stagione potrai trovare qualcuno che ti rassicuri.
A: Poi dipende anche dal fatto che Baby racconta il nostro mondo segreto. Non c’è un riferimento positivo fra gli adulti perché abbiamo tagliato fuori tutto il loro ambiente, quindi nella serie non compare.
M: Ludovica e Chiara nella prima stagione si fanno scudo. Nella seconda sarà ancora così?
A: Quando studiavo il personaggio tenevo un diario in cui scrivevo il pensiero di Ludovica affinché fosse fruibile da Chiara. La relazione fra loro due va oltre una storia d’amore: Ludovica ha bisogno di Chiara al punto di esserne ossessionata, sono dipendenti l’una dall’altra, due facce della stessa medaglia. Nella prima stagione è forte come ente singolo, ora senza Chiara è destabilizzata.
M: Com’è sul set fra te e Benedetta Porcaroli (Chiara nella serie, ndPenny)?
A: A Roma si dice che siamo due cazzare, la serietà non è il nostro forte. Però durante le scene si instaura un rapporto sia professionale sia di amicizia che ci permette di dare il massimo. La recitazione non si fa da soli: io do il meglio di me sul set solo se lo fai anche tu, e questa cosa vale sempre. Una volta stavamo girando a Roma, sotto il sole, a ora di pranzo. Io non ce la facevo più, così lei per aiutarmi mi ha fatto ombra con la mano e io sono riuscita a finire. La complicità che si è creata in modo spontaneo ha reso la scena talmente bella che la regia si è complimentata per il risultato finale.
M: Visto che le protagoniste hanno a che fare personalmente con la prostituzione, quanto è importante il sesso all’interno di Baby?
E: La ricerca che facciamo sulla prostituzione è più sull’aspetto emotivo che su quello sessuale. Ovviamente ciò non significa che non abbia a che fare con il sesso, ma è un aspetto secondario. In Baby vediamo sia il sesso romantico, quello affettuoso di chi si ama, sia quello commerciale: io ti do qualcosa, tu mi dai qualcosa in cambio. Se i due aspetti vengono vissuti contemporaneamente il sistema collassa, e proprio al punto di collisione arrivano le nostre eroine.
Si fermano le domande e parte la seconda clip esclusiva. Vediamo Ludovica a una festa in maschera, vestita da sposa cadavere. Abbandonata da Chiara, viene importunata da Camilla che mina le sue certezze circa la fedeltà di Chiara nei suoi confronti. Fortunatamente, in suo soccorso arriva Damiano, con il quale balla serenamente. Intanto Chiara balla con un uomo in una festa per un pubblico più maturo.
M: Spesso uno pensa che nella famosa “Roma bene” non ci sia il bullismo, mentre in Baby vediamo chiaramente che non è così. Cosa ci dite a riguardo?
E: Assolutamente no. Il bullismo è una tematica molto teen, all’inizio lo vediamo solo su Ludovica, poi nella seconda stagione coinvolge anche altra gente. Sempre in Baby 2, sfatiamo un mito sul bullismo dell’omosessualità, e, soprattutto, un’evoluzione nel re dei bulli che affronterà un suo personalissimo percorso di crescita.
M: Bullismo e vulnerabilità vanno a braccetto nei teen drama, e Ludovica l’ho sempre vista come una bullizzata. Alice, cosa ne pensi?
A: Sono d’accordo, infatti è per questo che all’inizio non riesce a legarsi a nessuno. Per caso però incontra Chiara e instaurano questa relazione extra-amorosa che la porta a creare una campana di vetro, che le impedisca di perdere la sua cara amica. Questo meccanismo di autodifesa è una conseguenza del bullismo: quando trovi qualcuno che ti faccia stare bene, poi hai il terrore di perderlo e inizi a costruirti una fortezza che te lo tenga vicino, spesso finendo con l’allontanarlo. Proprio tale dinamica, forse, determina la crescita: imparare a lasciare andare anche chi ti fa stare bene, affrontando la paura di perderlo.
F: In molti punti della serie sembra che ci sia un’accusa vera e propria agli adulti. Dando solo quest’opinione, non temete di far passare il messaggio che questa sia l’unica realtà?
A: Non penso, anche perché Netflix ha tante altre serie TV, quindi poi ognuno si rivede nei personaggi che vuole. Poi credo che se la serie è piaciuta così tanto dipende anche dal forte messaggio di speranza che ciascuno ha potuto percepire, perché chiunque spera sempre di riuscire a uscirne vincitore, nonostante tutto.
Conclusione
Messaggi di speranza e nuovi punti di vista sono quindi i due capisaldi della seconda stagione di Baby.
Per i membri del collettivo Grams, composto da quattro ragazzi e una ragazza (Eleonora), di un’età compresa fra i 22 e i 29 anni, è stato molto più facile immedesimarsi nei giovani che negli adulti. Prendere la parte dei genitori e riuscire a raccontarne il punto di vista non è certo cosa semplice, eppure ci si sono messi di impegno e ce l’hanno fatta.
Dal 18 ottobre su Netflix potremo vedere il frutto della loro opera, scoprendo in che modo Chiara e Ludovica affronteranno le conseguenze delle loro azioni, crescendo e maturando insieme.
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