Il 22 giugno il DnD European Community Tour ha fatto tappa a Milano. Da buon elfo oscuro quale sono mi sono ben guardata dal perdermi l’evento, e per fortuna! L’insieme di incontri, giochi, consigli, lanci di dado e sorrisi ha saputo soddisfare a pieno le aspettative, riempiendomi la giornata di emozioni vivissime. Ho persino avuto la fortuna di giocare una sessione one shot masterata dall’irreprensibile TJ Storm, il pluripremiato maestro di arti marziali, stuntman e attore che abbiamo “visto” recentemente nella sua performance in motion capture di Godzilla II – The King of the Monsters, nel ruolo del Kaiju protagonista.
Per l’occasione, io, Zeno2k e il nostro cameraman preferito, FrankieDedo, abbiamo fatto qualche domanda al possente artista e alla madrina dell’evento: Satine Phoenix. La giovane donna, fondatrice della compagnia Gilding Light, ha saputo lasciare alle spalle anni difficili pieni di abusi, dolore e sofferenza, grazie a una fortissima determinazione e all’uso terapeutico del gioco di ruolo.
Due personaggi di questo calibro hanno davvero molto da trasmettere e sono ottimi modelli ai quali guardare se si cerca un esempio da seguire. In attesa che sulle nostre pagine social venga pubblicata la video intervista in inglese, vi lascio qui la trasposizione tradotta.
L’intervista
Zeno2k: Satine e TJ, benvenuti su Nerdando.com! Noi adoriamo Dungeons and Dragons, quindi cominciamo da qualcosa che riguardi una delle vostre sessioni. Da giocatori, qual è un momento particolarmente avvincente in cui vi siete ritrovati?
Satine: Una volta, giocando a Sirens of the Realms, le giocatrici continuavano a parlare fra di loro, distraendosi. A un certo punto una ha detto qualcosa che ha urtato i sentimenti di un’altra, e io ho pensato che la situazione sarebbe degenerata. Così ci siamo prese una pausa e abbiamo avuto un attimo di confronto reciproco. Da lì in poi è nato un legame, abbiamo iniziato a prestare attenzione le une alle altre e soprattutto ad avere davvero a cuore le scelte che avremmo fatto. Quello è stato il mio momento preferito come master.
TJ: Di momenti speciali ce ne sono veramente troppi, e penso che questa sia proprio la vera magia di Dungeons and Dragons. È così: anche se giochi per anni o decenni, proprio come noi, ti arricchisci di talmente tante storie meravigliose che poi non puoi semplicemente sceglierne una, decontestualizzarla e condividerla. Solo chi ci ha giocato conosce la storia perché era lì in quel momento, e la parte divertente è poter ricordare certi istanti con chi era presente. Ogni tanto lo facciamo, ridiamo, ne parliamo, parliamo dei giocatori che vi erano coinvolti. Per altro, loro ne hanno tenuto traccia man mano in quaderni e cose del genere. È la parte migliore ed è proprio per quei momenti che giochiamo, anzi, che viviamo: è questa la parte divertente.
Penny: Una domanda per TJ. Visto che sei un attore, ti piacerebbe interpretare un personaggio in un film ispirato a una campagna di D&D alla quale hai preso parte o che hai masterato tu stesso?
TJ: Assolutamente, lo adorerei! Sarebbe fantastico! Abbiamo fatto così tante campagne epiche e, può confermartelo la stragrande maggioranza dei giocatori di D&D, spesso e volentieri le giocate che fai sono migliori dei film che vai a vedere al cinema. Prendi per esempio Il Signore degli Anelli o qualcosa del genere: quando lo guardi sei tipo “Ecco! È proprio come quella volta in cui ho ruolato!” Quindi, sì: se io potessi realizzare una delle cose che abbiamo fatto nel gioco, io o i miei giocatori, e io fossi l’attore per interpretarle, allora corbezzoli se lo farei!” (l’espressione originale era un po’ più colorita, ndPenny)
Z: Una domanda per Satine: molte persone si approcciano a Dungeons and Dragons (o ci giocano per la prima volta) utilizzandolo come espediente per affrontare eventi spiacevoli. Cosa pensi del ruolo terapeutico dei giochi di ruolo?
S: Questo è esattamente ciò che D&D è per me. Ho un tatuaggio gigante sul collo con l’iconica & proprio perché D&D mia ha salvata dal trauma che ho attraversato. Nove anni di una situazione davvero terribile nella quale ho imparato che, man mano che l’attraversavo, acquisivo coraggio. Non potevo combattere i mostri nella vita reale ma nel gioco ero più forte, più veloce, più intelligente e potevo sempre difendermi. Magari richiedeva parecchio tempo e magari era davvero difficile, ma ho trovato il coraggio per stare meglio. E, nella vita reale, ho realizzato che avrei potuto diventare più veloce se mi fossi allenata, sarei diventata più acuta leggendo di più e sarei diventata più saggia se avessi fatto tante esperienze diverse. Perciò vi dico: Dungeons and Dragons (e il gioco di ruolo in generale) hanno l’abilità di cambiare il modo in cui ciascuno percepisce sé stesso e di fornire qualunque tipo di strumento per la guarigione di cui si possa aver bisogno.
P: TJ, in che modo pensi che D&D possa aiutare i più giovani ad affrontare il bullismo o le cattive influenze?
TJ: Il bullismo è parte dell’infanzia e trovare il modo di incanalarlo fa parte della natura umana. In realtà non succede solo ai bambini, anzi: si può essere bullizzati da adulti, online, sul lavoro, in luoghi chiusi o in mezzo alla strada. Fa parte della vita. D&D e le vicende narrate durante una sessione hanno tutte a che fare con il bullismo; l’unica differenza è che nel gioco puoi tirare un pugno sul naso a chi ti importuna! La cosa bella è che la maggior parte delle volte da questi episodi impari molto: scopri che hai la possibilità di rispondere al fuoco, è proprio per questo che da sempre gli uomini si tramandano gli stessi miti. Penso sia proprio ciò che separa gli umani dagli altri animali sul pianeta. Ci sono tanti racconti con scopi educativi, ma se ci fate caso, è sempre la solita vecchia storia. Quella di Davide e Golia, una storia vecchia migliaia di anni. Quella del tuo personaggio di primo livello che deve affrontare un orco di terzo; è comunque la stessa e noi raccontiamo vecchie storie per una sola ragione: imparare. Da una parte ci piace essere intrattenuti ma dall’altra vogliamo ricordare che “puoi superare qualsiasi ostacolo ti si pari davanti”.
Z: Satine, sfortunatamente viviamo in un mondo ancora troppo maschilista. Pensi che il gioco di ruolo possa aiutare le donne a raggiungere più fiducia in sé stesse e, magari, una società davvero equa?
S: Beh, ho tutta una mia teoria sull’uguaglianza ma questo è un altro discorso. In generale però credo che il mondo del gdr possa aiutare le persone a raggiungere una maggior sicurezza. Si pensa spesso che D&D sia un gioco per maschi, ma non lo è affatto, semplicemente le donne non ne parlano! Ho giocato per oltre trent’anni e continuo a trovare sempre più donne che dicono “Oh ciao! Ci sono anch’io, gioco dagli anni ’90” quindi, assolutamente sì: D&D dà alle donne quella fiducia in sé stesse che permette loro di prendere parola e farsi sentire, il che è davvero molto importante. Inoltre ora, che sempre più donne fanno “coming out” e dichiarano apertamente di giocare di ruolo, molte altre decidono di provare a fare altrettanto; giocare o iniziare a parlare del fatto che abbiano sempre giocato. Ormai le percentuali maschi-femmine sono 40/45% per le donne e 60/55% per gli uomini: è già quasi totalmente equo.
Z: Cosa pensate dell’utilizzo delle nuove tecnologie nei giochi di ruolo, che sono nati con carta, matita e un set di dadi?
TJ: Ne parliamo davvero spessissimo. C’è qualcosa di magico nel tenere in mano un libro, annusarlo e leggerlo. C’è qualcosa di oggettivamente efficiente nel premere un bottone e trovare tutto già pronto, con tutto quello che cerchi in bella vista. Quindi è questione di “magico” contro “premere quel bottone”: sono entrambe valide alternative! Dipende sempre dal giocatore. Personalmente ho iniziato a utilizzare la tecnologia per praticità. C’era una nuova edizione che andava portata insieme a tutte le precedenti, pertanto spesso mi ritrovavo a portare duecento libbre (90 chili, ma sospetto in un’iperbole, ndPenny) di libri in una valigia gigante. Ogni domenica io preparavo questo gigantesco bagaglio e i miei amici erano sicuri che avessi con me il libro che serviva, ma ero l’unico a portarlo. Prendevamo il libro dal borsone, iniziavamo tutti a giocare ed era meraviglioso. Adesso tutti ce l’hanno e io sono comunque contento, è comodissimo. Insomma, la tecnologia è davvero molto utile, ma se amate libri, carta e matite, “go bananas!” Usateli e divertitevi, sarà comunque fantastico.
(Nota di Penny: la forma idiomatica “go bananas” viene usata da TJ più o meno come “dateci dentro come se non ci fosse un domani!”)
S: Ho avuto un incidente stradale tempo fa e da allora ho qualche problema di memoria. Alcuni giorni sono migliori di altri, ma fortunatamente per quanto riguarda le sessioni ho passato decenni a prendere nota con carta e penna quindi ho tutto scritto. Ora utilizzo D&D Beyond. Ho il mio portatile con ogni cosa a portata di mano e, soprattutto, mi permette di trovare velocemente i riferimenti nel testo. In mezzo a tutti gli incantesimi posso dire “Certo! So di cosa stiamo parlando perché ce l’ho proprio sotto al naso.” Così trovo subito ciò che cerco e posso concentrarmi meglio sul gioco, prestando maggior attenzione ai giocatori.
P: Ultima domanda: cosa fareste per introdurre qualcuno nel mondo dei giochi di ruolo?
S: Non faccio altro. Una volta ero in aeroplano seduta accanto a un ragazzo davvero terrorizzato dal volare. Indossavo l’anello con il D20, uno spinner ring, e abbiamo iniziato a parlarne finché ha iniziato a interessarsi al regolamento. Ancora un paio di regole e fra una cosa e l’altra abbiamo iniziato a giocare finché l’aereo è atterrato senza che ci facesse caso. Non avevo con me le schede dei personaggi, ci siamo limitati a giocare nel modo più basilare e quando siamo atterrati si era dimenticato di essere spaventato. Quindi, parlate di Dungeons and Dragons tutto il tempo e vedrete che le persone giocheranno.
TJ: Mi succede sempre, soprattutto quando le persone scoprono che gioco a D&D sul set o in aereo o, in realtà, ovunque io sia. Ormai è diventato davvero popolare; una volta non lo era, ma adesso, soprattutto in grandi città come Los Angeles in cui tutti sono sempre alla ricerca della nuova moda, lo è a livelli quasi imbarazzanti. Mi riempiono di domande, inizialmente timidi: “Ma quindi giochi a Dungeons and Dragons?”, “È difficile?”, “Com’è?” e io porto come esempio Il Signore degli Anelli. “Se potessi essere un personaggio qualunque, chi saresti?” gli chiedo, e di solito scelgono l’elfo perché è quello “cool”. Così li metto in condizioni di gioco: “Sei nel bosco e senti un suono alle tue spalle. Sei il personaggio. Cosa fai?” “Mi volto!” rispondono “Molto bene!” dico io “Vedi qualcosa che si nasconde dietro un albero” e in quel momento stanno già giocando. Se non sto attento, la cosa si protrae per almeno un’ora e mezza.
Nell’esatto istante in cui iniziano a raccontarmi la loro versione della storia, mischiata con la mia, stanno già giocando di ruolo ed il gioco in sé ruota proprio intorno a questo. Per questo per me è davvero facile far intraprendere a nuovi giocatori questa fantastica strada.
Conclusione
Che dire, da due personaggi del genere non potevano che emergere concetti di questo calibro. Inclusione, speranza, fiducia in sé stessi e accettazione sono forse le quattro maggiori caratteristiche dei giochi di ruolo, ai quali è bene aggiungere divertimento, coraggio, curiosità e chi più ne ha più ne metta. Per me il gioco da tavolo in primis, e di ruolo subito dopo, hanno fatto davvero la differenza e, insieme alle persone con cui ho condiviso queste esperienze (ciao Valludici!), mi hanno permesso di iniziare a crescere, trasformandomi da timida sedicenne a ventitreenne che se la cava meglio. La strada è ancora lunga, ma inizio a essere soddisfatta, quindi lo dico anche a voi: se siete in un brutto periodo, se conoscete qualcuno in difficoltà, fatevi avanti. Fatevi un favore e iniziate a giocare. Avvicinatevi alle community, provate l’indescrivibile esperienza di ruolare voi stessi nel mondo reale e sorprendetevi di cosa sareste in grado di fare se soltanto vi lasciaste la possibilità di scoprirlo. C’è davvero speranza per tutti quanti, non abbiate paura di farvi coraggio.
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