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Doctor Who – The Woman Who Fell to Earth

Doctor Who

Articolo privo di spoiler

Dieci, lunghissimi, mesi di attesa. Dieci mesi in cui si è discusso, polemizzato, ipotizzato. Dieci mesi di ansie e preoccupazioni. Dieci mesi di speranze e illazioni.
Dieci mesi di caduta libera: in cui il Dottore precipita verso il suo nuovo destino.

Allora, diciamolo subito: mettetevi pure l’anima in pace e tornate a dormire sonni tranquilli. Jodie Whittaker è il Dottore, e l’undicesima stagione è, a tutti gli effetti, Doctor Who.
Per essere certo di non spoileare dovrei interrompere qui l’articolo, ma aggiungerò qualche parola in cui vi spiego il perché di tutto ciò.

Negli ultimi mesi abbiamo assistito a decine di discussioni più o meno pacifiche, più o meno agguerrite, sulla scelta di una donna come Dottore; ma la verità è che sul banco di prova non c’era solo Jodie, ma anche e soprattutto Chris Chibnall, lo showrunner di Broadchurch, che ha rimpiazzato Moffat dando un poderoso colpo di spugna a ciò che era stato. Se di tanto in tanto arrivavano assicurazioni sul fatto che lo show non sarebbe stato snaturato, dall’altra parte sono arrivati a raffica messaggi che hanno fatto tremare le gambe ai vecchi aficionados, come il fatto che non sarebbe stato riproposto nulla di quanto avevamo visto fino ad allora. Niente vecchi companion, niente vecchi villain, niente Cybermen o Dalek (alleluja).
Nonostante il mio particolare astio per i Dalek (che considero ormai troppo anacronistici per aver il minimo fascino), è evidente come una popolazione radicata con valori e immagini storiche possa essersi sentita spaventata, o addirittura tradita, da questa nuova era.

A tutti quelli che si sentono preoccupati, però, posso dire con tutta franchezza che Chibnall ha fatto un ottimo lavoro con questo pilota: è entrato in punta di piedi, ci ha presentato i personaggi, ci ha fatto capire con che tipo di Dottore avremo a che fare. Con una trama facilmente comprensibile, lineare ma avvincente, ci ha dato la possibilità di apprezzare il taglio che ha voluto dare al “suo” Who: ottima la fotografia, delizioso l’audio, impronta cinematografica con sequenze vivaci senza essere rocambolesche.
Funziona tutto alla perfezione, un’ora di show è volata via senza che me ne rendessi conto, e così mi sono potuto godere la parte più importante: i personaggi.

Partiamo dai companion. La mia preoccupazione era che una crew di tre amici avrebbe potuto oscurare la parte del Dottore. Per ora è presto per dirlo, ma in questo pilota l’equilibrio è stato assicurato da una rara alchimia, tutti hanno avuto il loro giusto spazio senza rosicchiare quello del protagonista.
Altra cosa che ho apprezzato è che questi companion sono terribilmente veri, umani: ricchi di imperfezioni, difetti e problemi (anche di salute). Ognuno di loro vive e attraversa le difficoltà quotidiane come facciamo noi tutti, come noi anche loro hanno pregi e abilità, debolezze e sentimenti; molto lontani dalla spocchiosa macchietta di Clara o dalla eterea bellezza di Amy, sono persone normali a cui è capitato qualcosa di eccezionale: incontrare Tredici.

Doctor Who

Apprezzo la capacità recitativa di Jodie già da Black Mirror (anche se ammetto che all’epoca non sapevo chi fosse); l’ho adorata in Broadchurch, anche se ovviamente i miei occhi erano tutti per Tennant; non avevo quindi dubbi sul fatto che sarebbe stata all’altezza: la domanda piuttosto era come sarebbe stato il “suo” Dottore.

Ebbene: Jodie e Chris hanno allestito un Doctor molto diverso da quello di Capaldi (che ho impiegato ben due stagioni ad amare) e che sembra invece discendere direttamente da Ten. Parlantina veloce (con un delizioso accento dello Yorkshire facilmente intellegibile), battuta pronta, pensieri rapidi e fugaci in libertà, come se tutti capissero di cosa sta parlando o fosse da sola al mondo.
Esplosiva a tratti, mai esagerata, mai fuori luogo. Questo è un Dottore eccezionale, che sarà capace di far innamorare di sé la maggior parte degli whovian semplicemente entrando in scena e ammiccando un piccolo broncio contro l’ostacolo di turno, per poi (come sempre da quasi sessant’anni) trovare lo stratagemma che risolve tutti i problemi.

E per tutti coloro che erano preoccupati dal politically correct, dalla possibilità che il suo essere di genere femminile venisse sovraesposto, beh: dormite pure sonni sereni. C’è un unico, piccolo, accenno alla questione; così come c’è un solo fugace riferimento a Dodici, né più né meno di quanto non sia già stato fatto in passato.
Non per questo però Tredici dimentica chi e cosa sia stato: durante il climax dell’episodio c’è un gentile omaggio a tutte le vite passate, qualcosa del tipo “tutti possiamo cambiare, possiamo evolvere e rimanere lo stesso fedeli a chi siamo. Possiamo onorare chi siamo stati, e scegliere chi vogliamo essere in futuro”.
Da brividi.

Doctor Who

Siamo di fronte al miglior intro dai tempi de La Undicesima Ora. Manca quel senso di epicità che accompagnò l’arrivo di Undici, ma tutto il resto è semplicemente perfetto: non vi rivelo nulla sulla scelta del costume, ma quella scena è semplicemente fantastica. Si ride (molto), ci si emoziona (abbastanza), ci si commuove (un poco): in questo episodio c’è tutto Who.

La reazione in patria? Beh, sicuramente c’era grandissima curiosità e difficilmente i numeri dei prossimi episodi saranno altrettanto alti: tuttavia The Woman Who Fell to Earth ha registrato un 40% di share, oltre otto milioni di spettatori fissi, con punte di quasi 10 milioni.
Non male per una “semplice” donna, vero?

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