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Il Wrestling secondo Sulfureo – 5 errori clamorosi che la WWE ha fatto negli ultimi anni

Ciao a tutti gli amici di Nerdando. Oggi inizia una nuova rubrica che spero vi interessi, dedicata a una delle mie passioni più nerd: il wrestling. Lo seguo dai tempi di Hulk Hogan e praticamente non ho mai smesso. Se mastico un po’ di slang americano è perché ascolto le telecronache della WWE, la più importante fra le federazioni di wrestling americane (e quindi mondiali). Di sicuro la più ricca. Sull’importanza, lascio a voi decidere. perché ultimamente la WWE sta inanellando una serie di errori clamorosi su tutti i fronti: ingaggi, storytelling, kayfabe e chi più ne ha più ne metta.
Solo opinioni personali, per carità. Potreste benissimo non essere d’accordo. Su una cosa però mi darete ragione: il bello di un match di wrestling è l’imprevedibilità. Non sapere chi vincerà né come. Se cominci a proporre match telefonati come risultato, e talvolta anche mal realizzati dagli atleti, eh allora c’è un problema. Ecco, io vorrei parlare di questo. Una sorta del processo del lunedì, che poi è la cosa più divertente. Non verrò a darvi i risultati, per quello c’è il sito ufficiale wwe.com e un botto di siti di gossip e indiscrezioni (io seguo wrestlezone, per dire).
No, io vorrei parlare con voi, con quanti di voi sono appassionati, di quello che mi è piaciuto, di quello che NON mi è piaciuto e di quello che vorrei vedere. Ok?

Partiamo allora con i cinque errori clamorosi che la dirigenza della WWE ha fatto e portato avanti negli ultimi mesi.
CM Punk

Aver perso Cm Punk

Phil Brook, ringname Cm Punk, è stato uno dei wrestler più talentuosi degli ultimi 10 anni. Ottimo come face, grandioso come heel, particolarmente bravo al microfono, molto valido anche sul ring, dove con la tecnica sopperiva alla statura e al fisico sotto la media, ha dato vita ad alcune delle sfide più belle degli anni 2000: con Undertaker, con Triple H, con John Cena, perfino con The Rock, dimostrandosi sempre all’altezza. Quando la federazione non ha più saputo garantirgli un ruolo di punta, non importa se da face o da heel, se n’è andato sbattendo la porta e dicendo peste e corna della nuova dirigenza (ovvero Triple H e signora).
Da allora sogno un suo ritorno in una Royal Rumble: verrebbe giù lo stadio. Sogno, perché i rapporti sono arrivati al livello di querele e controquerele, ma molti altri ritorni sono stati inaspettati in passato, e diversi atleti che avevano giurato “mai più in WWE” (come Sting) hanno cambiato idea. Phil no, lo capisco, ma visto anche il mediocre risultato che sta ottenendo in UFC continuo a sperare. E a pensare che lasciarlo andare via sia stata, tecnicamente parlando, una vera minchiata. Quel vuoto non è mai stato riempito.

The Undertaker

Il triste declino di Undertaker

Se c’è un wrestler che ho sempre amato, è Mark Callaway alias The Undertaker. Il becchino, il non morto, il re di wrestlemania. L’uomo della streak.
Se guardo agli ultimi anni della sua carriera, sicuramente costellata e condizionata da infortuni, mi viene da piangere. L’ultimo suo grande match, all’altezza della leggenda, è stato quello vinto con Triple H a Wrestlemania XXVIII, nel 2012. Poi un anno di eclissi, problemi alle ginocchia e alla testa (si parlò anche di commozione cerebrale durante quel match), il match con Cm Punk l’anno successivo, appena passabile, con il Deadman già incerto sulle gambe, lento, con i capelli e il pizzo visibilmente tinti di nero.
Poi lo sfregio della sconfitta con Lesnar l’anno successivo, sacrosanta perché sulla tenuta atletica non c’era gara, ma molto discutibile: che fai, mi cancelli la streak– il mito più incrollabile della WWE – a fine carriera? Perché?
In seguito, un disastro di indecisione e passi avanti e indietro, dovuto anche al fatto che non si capiva se e quanto il Deadman avrebbe potuto lottare. Il guaio è che quando sei una leggenda devi lottare da leggenda, non da pensionato. Ma Undertaker non ce la fa più fisicamente. È evidente e mette una profonda tristezza soprattutto a chi lo ha amato.
Wrestemania 32, un parziale riscatto: il match con Shane MacMahon è “da Undertaker”, anche se il merito va quasi tutto al figlio di Vincent McMahon, che ancora una volta rischia l’osso del collo per lo spettacolo.

Il seguito vorrei non ricordarlo nemmeno. Orribile il match con Roman Reigns, uno dei tanti pessimi tentativi di rendere il samoano “a living legend”, e peggio che mai lo squash match di quest’anno con John Cena, con il bostoniano 16 volte campione del mondo costretto a fare da sparring partner per 3 minuti in un match in cui, siamo sicuri, si vergogna ancora adesso.
Sono due anni che Undertaker “si sta ritirando”, e non sappiamo se lo farà né quando. Da un lato cantiamo a bordo ring “one more match”, dall’altro speriamo che non si ripeta. Le leggende meritano rispetto. Ci sono tanti dream match che non vedremo mai – Undertaker vs Sting, Undertaker vs Abyss –, facciamocene una ragione. Rest in peace.

John Cena

John Cena, l’eroe scomparso

Attore e wrestler, John Cena è il supereroe dei bambini (ma anche dei grandi), the face, la faccia della WWE dal 2005 in poi. L’Hulk Hogan del XXI secolo. Ecco, da oltre un anno, complice anche la sua carriera di ambassador e di attore, la WWE non sa più come gestirlo. Non gli fa più vincere cinture, dopo avergli fatto raggiungere Ric Flair. Se lo inserisce in un fatal 4, è fra i primi a venire fatto fuori. idem dicasi per l’Elimination Chamber. Del match a Wrestlemania con Undertaker abbiamo già scritto: doveva esser un dream match, è stato patetico e finto oltre ogni ragionevole limite.
Intendiamoci, io non amo particolarmente John Cena, e non sono nemmeno di quelli che vorrebbe il suo turn heel, favoleggiato da anni. Ma questo John Cena è un potenziale sprecato, atleticamente ed economicamente. Non è l’unico grande nome che lavora part time, anche per questioni di età. Ma è quello cui secondo me questo part time fa più male. Sentirne parlare solo come fidanzato e poi ex fidanzato di Nikki Bella mi mette una profonda tristezza. Non è Beautiful, cazzo. E’ la WWE. Su questo ring è salita la DX.

The Miz

Cercasi heel

Uno dei capisaldi del wrestling è la divisione netta, manichea fra buoni e cattivi. Ci sono i tweener, i cattivi che il pubblico ama (inimitabile in questo il compianto Eddie Guerrero), e quelli che sanno passare in modo convincente da un ruolo all’altro – Triple H, Randy Orton e pochissimi altri –, ma sono eccezioni. I buoni sono buoni, i cattivi sono cattivi. E un match titolato coinvolge nel 99% dei casi un face e un heel.
Oggi non è più così. Se Smackdown ha due heel di punta in grado di lottare per il titolo, come Samoa Joe e Randy Orton, Raw non ha heel degni di questo nome. The Miz è un cattivo anni ’90, è bravo ma gli manca la capacità di fare paura. Elias è un heel di nuova generazione, ma ne deve fare ancora di strada prima di meritare una title shot. Brock Lesnar era heel per definizione, ma il suo essere costantemente assente dal ring ne ha annacquato la fama. Per di più avergli contrapposto un face detestato dal pubblico come Roman Reigns ne ha fatto un tweener involontario: più è cattivo, più il pubblico lo ama. Tanto che nelle ultime puntate di Raw abbiamo assistito a siparietti imbarazzanti in cui fa di tutto per essere fischiato, compreso aggredire il suo manager.
Comunque sia, il contratto di Lesnar scade con Summerslam (quindi sappiamo già come finirà il suo match, uh come sarà interessante) e ciao Brock.
L’unico heel decente che ci resta è Kevin Owens, peccato che sono settimane che lo fate prendere a calci in culo da Braun Strowman. Trasformando così il primo da top heel in sfigato e il secondo da face in bullo: ottimo lavoro ragazzi (tra parentesi, Strowman era perfetto come heel, era terrificante come blacksheep nella Wyatt Family, ma ormai è diventato un giullare e la vittoria in coppia con un ragazzino preso dal pubblico a Wrestlemania 34 è stata la buffonata, pardon, la ciliegina sulla torta).

Roman Reigns

Il push a oltranza di Roman Reigns

E veniamo a quella che a mio avviso è la più grande, perseverante, insensata e autolesionista cazzata della WWE di questi ultimi anni: aver deciso a tavolino che Roman Reigns sarà il face di punta di Raw e cercare di imporlo al pubblico.
Reigns non è un cattivo atleta ma ha poche mosse nel suo arco, e poco spettacolari. La spear era la finisher di Goldberg e di Edge, difficile che venga accostata con successo a un altro. Non ha particolari mic skills, ma anche questo in fondo sarebbe marginale. Il problema è che una gimmick deve prima essere amata dal pubblico e solo dopo può diventare un face di punta.
La mia impressione è che con Reigns la dirigenza voglia avere un Batista 2.0, con una spruzzatina di The Rock visto che i due sono parenti e fisicamente simili. Ma The Rock ha un carisma della madonna, no chance, e Batista prima di diventare il face amato da tutti è stato per oltre un anno il guardaspalle di Triple H nell’Evolution. È stato lì che il pubblico ha imparato a conoscerlo, a empatizzare con lui, a desiderare che si affrancasse da quel capofazione tiranno che si prendeva meriti e cinture non sue. Fino alla ribellione che, per chi la ricorda, fu salutata con un’ovazione dal pubblico. Questo rese Batista così amato.

Ecco, con Reigns non è stato fatto nulla di tutto questo. Ha esordito con lo Shield, era il più grosso e cattivo dei tre, poi allo scioglimento della fazione, mentre gli altri due portavano avanti gimmick e storyline articolate e di successo, lui è stato paracadutato dall’alto a lottare per il titolo mondiale. Ha vinto una Royal Rumble tra i fischi (tutti sognavano il ritorno di Daniel Bryan) nonostante a celebrarlo sia stato chiamato The Rock, the people champ.
Altro errore madornale, farlo vincere contro Undertaker a Wrestlemania: un delitto di lesa maestà che lo ha reso ancora più sgradito al pubblico: chi cazzo è questo nessuno che si permette di maltrattare una leggenda vivente?

Da allora è stato un continuo tentare di imporlo come buono e amato, mettendogli contro cattivi insopportabili e soprattutto concedendogli senza alcun merito il main event della serata per decine di pay-per-view. Ogni volta che un match con in palio una title shot viene vinto da Reigns, il pubblico esplode in bordate di fischi. Ovunque. E li capisco.
In molti sostengono che sia necessario un suo heel turn (del resto lo fischiano già ora…), ma la federazione è inamovibile: Roman Reigns è l’uomo destinato a tenere la cintura di campione dopo Brock Lesnar, e anche se l’evento è stato rimandato, appare ormai inevitabile all’imminente Summerslam. Del resto, bisognava che Lesnar restasse campione più a lungo di Punk per offuscarne la leggenda. Ora abbiamo un main event telefonato, che verrà vinto da Reigns. Poi, se e quando Strowman deciderà di far valere il suo Money in the Bank (sempre che non perda la valigetta contro Kevin Owens proprio a Summerslam, cosa probabile), avremo l’ennesimo belt match di Roman in cui il pubblico è tutto contro di lui. Spero di avere torto. lo spero tanto.

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