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Jugband Blues – Syd Barrett e la vera storia dei Pink Floyd

Recensione

Era il 1965 quando il giovane Roger Keith Syd Barrett si univa ai The Tea Set, gruppo in cui figuravano già Nick Mason, Roger Waters e Richard Wright.
I Pink Floyd (The Pink Floyd Sound il nome scelto per sostituire il precedente, già in utilizzo da altri) assunsero presto un ruolo da protagonista nel panorama underground della musica londinese.

Guidati dal loro carismatico e creativo frontman, i ragazzi che avrebbero cambiato la storia della musica vennero a contatto con il variegato e complesso mondo dello show business e ne furono irrimediabilmente cambiati.
Gli equilibri creati, le situazioni a cui la band venne esposta e, non ultimo, il particolare clima socio-politico del periodo incisero soprattutto su Syd che, preda del suo disturbo psichico e delle sostanze allucinogene di cui faceva utilizzo, si trovò sempre più isolato da tutto ciò che lo circondava.

Il volume edito da Nicola Pesce Editore e realizzato da Matteo Regattin e Simone Perazzone si propone proprio il compito di far sentire la voce del personaggio tanto discusso e, verrebbe da dire, tanto sfruttato da Waters e co.

Contenuto

Per mezzo di un racconto in prima persona, il lettore è immediatamente messo di fronte alla domanda più importante: chi era davvero Syd Barett?

Cambridge, 2013: è qui che inizia il nostro viaggio.
Attraverso i luoghi simbolo della vita dell’artista, la narrazione ci riporta indietro nel tempo, fino a quando tutto è iniziato.

Le pagine fluiscono rapide, snodandosi con abilità tra le parti in cui la storia appare più lineare e le sezioni in cui la psichedelia prende il sopravvento. Non sappiamo se a causa della malattia, a causa della particolare natura artistica e visionaria del nostro o, ancora, se per l’utilizzo eccessivo di sostanze stupefacenti, ma assistiamo rapidamente al mutamento del giovane che, quasi per gioco, si era unito a un gruppo di coetanei per suonare insieme.

Ingabbiato in un contesto estraneo ed estromesso dagli altri membri del gruppo, Barrett risponde con il totale estraniamento dalla realtà, con comportamenti bizzarri e una creatività difficilmente inquadrabile in una singola forma artistica.
Questa inquietudine generatrice si manifesta in più modi, a cominciare dalla scelta di spettacoli di luci da abbinare alle esibizioni musicali della band, dalla propensione dell’artista per la pittura fino alla vera e propria sperimentazione musicale (quella sperimentazione che poi, adeguatamente modificata, darà identità ai Pink Floyd che verranno).

Letteralmente sostituito dal neo entrato David Gilmoure, chiamato in causa per l’inaffidabilità del frontman, che spesso si presentava in stati disastrosi alle esibizioni o, addirittura, mancava perfino di presenziare a prove e spettacoli, Syd si rifugia nel proprio mondo e viene completamente esautorato da qualsiasi potere nelle scelte musicali.

Nel 1968 avviene la separazione definitiva.

Disegni

Personale, tetro, cupo e, essenzialmente, astratto lo stile che accompagna la narrazione si dimostra perfetto per rappresentare la materia trattata.
I disegni, così in grado di rievocare alla mente le illustrazioni che poi hanno accompagnato molti dei lavori dei Pink Floyd, sono perfettamente plasmati e funzionali alla situazione che devono rappresentare, con una griglia semplice e lineare nei momenti della semplice narrazione e dei riquadri a tutta pagina adottati per le rappresentazioni più particolari e astratte, in cui viene fatto sfoggio anche di notevole abilità nella resa delle distorsioni delle immagini.

Colpisce la scelta del bianco e nero per un lavoro di questo tipo, ma il perfetto utilizzo del chiaro-scuro si adatta perfettamente alla natura del personaggio indagato e si dimostra un contributo essenziale per permettere alla qualità dello scritto di emergere.

Concludendo

Un’opera particolare quella di Regattin e Perazzone, questo è innegabile.
Penso che il volume abbia una forza potente e quasi primordiale nel modo che ha di comunicare il proprio messaggio, così come potente e primordiale trovo fosse la forza comunicativa di Barrett.
Probabilmente la forza maggiore dell’elaborato sta proprio nella grande capacità di rispettare lo spirito, lo stile e l’essenza stessa del lavoro e della vita dell’artista.

Viene da pensare che, finalmente, sia stata data voce ad una parte mai troppo pubblicizzata della storia dei Pink Floyd e che, come enfatizzato nella storia, il gruppo inglese debba davvero tanto ad un personaggio che, se spesso ricordato, è stato allontanato molto facilmente.

Se siete dei fan del gruppo o del cantante, sicuramente i rimandi e le strizzatine d’occhio vi colpiranno per eleganza e sottigliezza, che, in generale sono solo uno degli aspetti della delicatezza riservata al racconto di una storia così controversa. Io, personalmente, non ho potuto fare a meno di apprezzare la graphic novel di NPE per le sensazione che è riuscita a trasmettermi.

Nerdando in breve

Un prodotto particolare, interessante e pieno di personalità. Consigliatissimo agli amanti della musica e alla storia di uno dei gruppi più significativi di sempre.

Nerdandometro: [usr 3.7]

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