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La casa di carta – Il colpo più ambizioso di sempre

La casa di carta

Dimenticate gli assalti alla diligenza, il great train robbery di Glasgow, dimenticate i vari Ocean’s con le loro minuscole ambizioni di furto.
Questi nove criminali sono gente che sa davvero cosa vuol dire puntare in alto: il loro obiettivo è quello di impossessarsi nientemeno che di 2400 milioni di Euro, e il tutto senza rubare a nessuno un solo euro. Possibile?

Recensione

Grazie a Netflix arriva in Italia una serie TV spagnola di genere crime/drama dal titolo: La casa di carta.
La “casa” in questione è la Zecca di Stato spagnola, e la carta a cui si fa riferimento, ovviamente, è quella filigranata su cui vengono stampate le banconote. Dopo una pianificazione durata ben 5 mesi, ma congegnata da anni, un gruppo di otto banditi mascherati da Dalì fa irruzione nella Zecca, mette sotto sequestro 62 persone e si barrica dentro; il tutto nel silenzio e nella tranquillità più totale.

Dopo qualche ora sono loro stessi a far scattare l’allarme ma i negoziati non vanno per il verso giusto e qualunque cosa accada lì dentro, lo scopo dei rapinatori sembra sfuggire alle normali logiche a cui è abituata la polizia.
L’ispettore Raquel Murillo, tanto eccezionale come segugio quanto imbranata nella vita personale, non riesce a districare la matassa ordita dal misterioso Professore, autentico genio del male dall’eloquio forbito, con cui inizia una tesissima partita a scacchi a cui ogni mossa sembra essere stata già da tempo studiata la relativa contromossa.

Le cose, però, all’interno della Zecca non vanno tutte come avrebbero dovuto. Gli equilibri tra i rapinatori si sfaldano a causa delle tante, troppe licenze che gli stessi si sono presi rispetto al Piano del Professore, e sebbene questi riesca a porre rimedio a quasi tutti i problemi che si generano ora dopo ora, inizia per i rapinatori una lenta ma inesorabile discesa verso quello che sembra essere un disastroso fallimento, il tutto a pochi giorni dal termine del Piano.

Qui termina la prima stagione ed è un bene che la seconda sia in arrivo a brevissimo giro, perché La casa di carta è uno di quei prodotti che ti prendono e ti incollano alla poltrona. Ritmo serrato dal primo all’ultimo del 13 episodi; mai noioso, mai banale: i colpi di scena si susseguono a ritmo vertiginoso e in ogni momento in cui mi sono trovato a pensare “no, questo è assurdo”, oppure “da questa situazione non si esce”, sono stato immediatamente smentito da una sceneggiatura tra le più brillanti che io ricordi tra i prodotti crime.

I volti che affollano lo show (possiamo contare non meno di quindici personaggi principali) non sono troppo noti dalle nostre parti e vantano esperienze principalmente in produzioni spagnole, ma non per questo non si tratta di attori di grandissimo livello e caratura. Supportati, come detto, da una sceneggiatura sempre brillante, i personaggi sono credibilissimi, concreti, veri: non mi è mai capitato di pensare alla macchietta o all’esagerazione scenica; gli stessi concetti di bene e male finiscono col confondersi, col vivere in una zona d’ombra intermedia in cui le nostre convinzioni vengono a mancare e si finisce col non sapere più con chi parteggiare: proviamo empatia per i rapinatori e biasimo per i rapiti, tifiamo per il Professore, sapendo che è un criminale, perché ne ammiriamo l’incredibile genio e la capacità tanto di pianificare quanto di improvvisare; proviamo antipatia per il capo banda, che appare nettamente squilibrato, ma appena ne scopriamo i segreti ci troviamo costretti a scendere a patti con noi stessi.

Un’ultima nota la dedico all’emozione provata nell’ultima puntata della stagione, intitolata “Bella Ciao”. Sì, proprio la NOSTRA “Bella Ciao“, quella che racconta dei nostri partigiani durante l’occupazione nazifascista; quella che ci hanno insegnato alle elementari quando eravamo ancora piccoli, ingenui e credevamo che il mondo fosse divisibile nettamente in bene contro male; quella che quando la stonavamo davanti ai nostri nonni, li scoprivamo con le lacrime agli occhi senza capire il perché.
La casa di carta omaggia Bella Ciao in un episodio emotivamente intenso: ci spiega perché i nove rapinatori sono “la resistenza” e lo fa in un modo così toccante che trattenere le lacrime è davvero un’impresa.

Insomma, fatevi un regalo: guardate questo capolavoro.

Nerdandometro: [usr 4.7]

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