Recensione
Coco è il film di Natale del 2017. Prodotto dai Pixar Animation Studios, distribuito da Walt Disney Studios Motion Pictures.
L’articolo potrebbe anche chiudersi qui, perché riportare a parole tutto quello che emerge dalla visione di Coco è semplicemente impossibile.
Trama
Nonostante questo, tenterò di dare forma alle emozioni, sebbene la raccomandazione sia sicuramente quella di andare a vederlo. Magari due volte. Sicuramente in famiglia, tutti insieme.
Coco (di cui non vi dirò l’origine del nome) racconta la storia di Miguel, bambino messicano la cui famiglia di calzolai ha bandito per sempre la musica da casa. Lui, però, ama la musica e sa di voler diventare un musicista da grande. Per questo coltiva la sua passione di nascosto e a seguito di un bizzarro incidente durante il Día de Muertos si trova proiettato nel mondo dei morti. Qui fa la conoscenza di Hector, uno spirito che non può attraversare il ponte di cempasúchil (il tipico fiore messicano dei morti, non presente in Italia ma lontano parente delle Tagete) e raggiungere la propria famiglia perché nessuno espone la sua foto sull’el altar de muertos, l’altare dove vengono onorati gli antenati.
Tra i due nasce un’alleanza di comodo con cui cercheranno di aiutarsi a vicenda, ma i colpi di scena sono dietro l’angolo e il loro viaggio insieme diventerà un emozionante percorso di scoperta.
La cosa che colpisce immediatamente, soprattutto se confrontata all’immaginario di Halloween dei vicini Stati Uniti, è che Los dias de los muertos è una vera e propria festa: canti, balli e una vera esplosione di colori brillanti rendono onore ai defunti. Le famiglie messicane vivono la dipartita dei loro cari come un viaggio, uno dei passi necessari della propria esistenza, e sono convinti che dal mondo dei morti questi veglino su di loro. Per questo durante la festa li invitano a tornare: creano un percorso di petali il cui profumo li guiderà fino all’altare in cui vengono mostrate le loro effigi e vengono onorati con la ofrenda, ricchi doni (cibo e altre cose cari ai defunti quando erano in vita) che poi gli spiriti porteranno con sé nel mondo dei morti.
Il giorno dei morti, quindi, è una vera festa. Un modo per onorare e celebrare i propri cari passati a miglior vita; e non c’è modo migliore di festeggiare che divertendosi in una girandola interminabile di musiche, canti, luci e colori.
Il giorno dei morti celebra la vita, insomma, e in Coco tutto ciò è riportato in modo talmente concreto e coinvolgente che vi verrà voglia di prenotare un biglietto per andarlo a vivere di persona in Messico. Siamo lontani anni luce dal culto dei morti nostrano, triste e soggiogato dal religioso timore dell’inferno e del severo giudizio di Dio: indubbiamente i messicani hanno inglobato nella loro cultura gli usi e i costumi precolombiani, contaminando così la celebrazione cristiana, di cui la Santa Muerte è un ottimo esempio.
Tecnica
Tecnicamente sublime, con una cura dei dettagli maniacale, i modelli disegnati da Pixar sono perfetti in ogni aspetto. La trasposizione in particolare dei calaveras (la rappresentazione scheletrica delle anime) è incredibilmente rispettosa dell’immaginario messicano, ma è tutta l’attenzione dei particolari che colpisce: non è un caso se gli animatori hanno fatto ricerche per ben quattro anni prima di dare vita a questo capolavoro.
Una delle cose che più mi ha affascinato è stata la rappresentazione del regno dei morti. Se ci pensiamo bene, tutto sommato, è un luogo in continua crescita ed espansione, che riceve nuovi “abitanti” ogni giorno da migliaia di anni. Questo aldilà messicano è un tripudio di luci e colori, affollatissimo di persone che si divertono vegliando sulla loro famiglia ancora in vita (la famiglia è la cosa più importante) e celebrando la gioia di incontrarsi nuovamente per restare insieme in eterno. O almeno finché qualcuno continuerà a ricordarli.
La paura di essere dimenticati è infatti l’unica cosa che preoccupa gli spiriti e motivo per cui hanno bisogno delle loro immagini sulla ofrenda dei vivi.
Sonoro
Lo ammetto: non sono un grande fan dei musical d’animazione. Ho davvero digerito male sia Frozen che Oceania, di cui però ho apprezzato tutto il resto. Devo dire che quindi sono rimasto assolutamente affascinato dalla scelta di non fare di un film in cui la musica è tema centrale, un musical. Canzoni ci sono, ovviamente, ma sono poche e stanno bene nell’economia complessiva del film. L’opera del maestro Michael Giacchino (Lost, Fringe, UP, Star Trek Beyond, Rogue One solo per citarne alcuni) è monumentale; non esagero a dire che senza di lui probabilmente avrei parlato di un’altra resa.
Anche il piccolo calo di stile del crito mariachi qui viene solo appena accennato, cosa che ho apprezzato moltissimo perché per natura sono refrattario agli stereotipi.
La cultura messicana, e il suo aspetto musicale, viene invece celebrata con il giusto rispetto e con la consapevolezza della sua unicità.
Considerazioni
Tempo fa dissi apertamente che se la Pixar non avesse cambiato rotta, rinunciando alla comfort zone del franchise di Cars e derivati, ne avremmo presto celebrato il funerale. La produzione di pellicole tecnicamente perfette, ma fredde e prive di anima, rappresentava un declino creativo davvero preoccupante.
Coco è quello di cui la Pixar aveva bisogno, di cui noi spettatori avevamo bisogno, e di cui io personalmente avevo un enorme bisogno. Coco è una festa per gli occhi, per le orecchie e per lo spirito. Delicato, poetico, divertente e incredibilmente emozionante.
Da persona laica, atea e razionalista, ho sempre avuto un rapporto conflittuale con le rappresentazioni cinematografiche dell’aldilà. Se escludiamo quelle volutamente facete (Ghostbusters, per dirne una) o eccezionalmente poetiche (Al di là dei sogni) sono sempre stato molto insofferente nei confronti di tutti i film buonisti o religiosi che abbracciano la classica retorica melensa e nauseabonda.
Non che temessi qualcosa del genere da un film che parla sia ai grandi che ai piccini, ma in questo caso i molteplici piani di lettura sono molto più vicini che in altri film d’animazione: Coco è intrattenimento allo stato puro, e poesia che emoziona e travolge con la sua dirompente solarità.
Insomma: per una volta, forse la prima, mi sono trovato a pensare che sarebbe davvero molto bello se i messicani avessero ragione. Soprattutto se l’aldilà è popolato da spiriti guida come quelli mostrati durante tutto il viaggio di Miguel.
Nerdando in breve
Coco è un film incredibilmente bello, forse solo un pelino inferiore al capolavoro Inside Out.
Nerdandometro: [usr 4.8]
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