Recensione
Varcata la soglia fatidica e simbolica dei 50 albi la scorsa estate, possiamo tranquillamente dire che Dragonero, la serie fantasy di Sergio Bonelli Editore, è diventata grande.
È una frase fatta, ma Dragonero grande lo è davvero non solo per il traguardo delle uscite: oltre ad essere un grande successo editoriale, è assolutamente una serie che fa della grande qualità il suo punto di forza. Storie sempre interessanti scritte con grande cura ed amore da parte dei suoi papà Luca Enoch e Stefano Vietti e un team artistico di altissimo profilo che regala albi lussureggianti e belli da vedere.
Meglio di così…
Tempo fa celebrai con un articolo questo mio stupore dell’aver trovato un fantasy così interessante da farmi ritrovare il gusto dell’attesa del nuovo numero in edicola; dopo due anni non è che sia cambiato molto dal mio punto di vista, ma Ian e compagni godono di salute ancor migliore: il riscontro del pubblico sembra ottimo e ciò permette al team creativo di spingere ancor di più il piede sull’acceleratore e sperimentare sempre più.
Se la tanto attesa Saga delle Regine Nere (che evolverà il mondo di Dragonero in modo brutale e sostanziale) è ai nastri di partenza sulla serie regolare, le iniziative “collaterali” fioccano: non solo lussuose ristampe a colori, speciali, magazine annuali e il gioco di ruolo, ma sono state presentate recentemente addirittura due serie a fumetti spin-off ed il cartone animato in collaborazione con Rai.
Vorrei focalizzarmi proprio sulle due serie spin-off: si tratta di due versioni di Dragonero agli antipodi l’una dall’altra, giusto per darvi una misura del tipo di sperimentazione di cui vi parlavo prima.
La prima, Dragonero Adventures, è dedicata alle avventure di Ian, Gmor e Myrva da ragazzini ed è destinata al pubblico giovane, con vicende dai toni più leggeri e divertenti, come evidenziato anche dallo stile grafico adottato. La seconda, invece, si chiama Senzanima e ci mostra un periodo buio della vita di Ian che, divenuto maggiorenne, si arruola nella omonima compagnia di mercenari. Una serie dedicata al pubblico più adulto, cruda e dai toni decisamente più maturi.
Ebbene, il primo numero di entrambe è uscito a Lucca in anteprima e mi premeva farvi sapere le mie impressioni a caldo post-lettura.
Oggi in particolare comincerò con il parlarvi di “Senzanima”. In un successivo articolo, vi parlerò invece di Adventures.
Prima di gettarci a capofitto sul fumetto, una precisazione per essere ancor più chiari: il volume cartonato “Senzanima” pubblicato a Lucca è il primo numero della nuova serie che debutterà precisamente tra un anno (quindi presumo che lo vedremo a Lucca) per la nuova linea editoriale della Bonelli, denominata “Audace“, che si contraddistinguerà per contenuti di stampo più adulto rispetto alla media della casa editrice milanese.
La serie sarà inizialmente composta da 12 uscite, che saranno in formato brossurato da 64 pagine, tutto a colori. Quando uscirà il numero 1, esso conterrà la stessa storia del presente cartonato, che sarà invece disponibile nelle librerie e online (NON in edicola) il prossimo 6 dicembre.
Avendo chiarito questo punto, siamo pronti a partire.
Trama
In Senzanima, il dinamico duo Luca Enoch e Stefano Vietti ci racconta la storia dei due anni più duri della giovinezza di Ian Aranill della casata Varliedarto, il protagonista di Dragonero.
Fuggito di casa apparentemente a seguito di una furibonda lite con padre e nonno, il giovane Ian deciderà di arruolarsi in una squadra di temibili mercenari, appunto chiamati i “Senzanima”. Il periodo non è molto tranquillo per l’Erondàr, scossa da una serie di guerre e conflitti, note come i Tumulti.
Quello che incontreremo non è lo Ian Scout imperiale sicuro di sé, maturo nelle scelte e saldo nelle sue convinzioni morali che abbiamo conosciuto nella serie regolare: il carattere turbolento di un giovane intorno ai diciott’anni, l’irruenza ma anche la bontà di fondo caratterizzano questa versione del personaggio, gettato nella mischia di una realtà terribile, fatta di guerra e delle sue brutture, ma anche di convivialità e guasconerie.
Ian affronta il passaggio all’età adulta nel modo più crudele e diretto: gli vengono sbattuti in faccia omicidi a sangue freddo, stupri, battaglie ed episodi di nonnismo, ma lui non molla. Lo Ian scout dell’Impero è qui, ma combatte ancora con sé stesso per uscire fuori. È una visione a mio avviso molto interessante del personaggio, perché ce lo mostra ingenuo, spaurito, in un mondo aggressivo e che non fa sconti.
Il tono è molto cupo, le vicende molto più dure: non c’è il buon Gmor “Bud Spencer” ma piuttosto compagni di squadra usciti fuori dal Berserk di Kentaro Miura. Il Cannibale, il Senzavolto, Il Troll, La Carogna, Il Capitano: questi sono alcuni dei nuovi personaggi che faranno squadra con Ian durante questo periodo e mi sono sembrati personaggi che hanno molto da dire.
La morale buono-cattivo non la troveremo, in Senzanima, perché il bianco e nero del buono e del cattivo si fondono nella grigia fuliggine dei villaggi dati alle fiamme, nella fanghiglia dei campi di battaglia ricoperti di cadaveri. I sentimenti ricoperti dal gracchiare dei corvi e dal lamento dei neonati abbandonati.
Ian deve crescere e questi due anni saranno fondamentali anche per comprendere la disillusione palesata in alcuni episodi della serie regolare. È probabilmente qui che il nostro imparerà cosa significa scegliere il male minore, il compromesso, ma senza abbandonare quella luce in fondo al cuore che lo rende “uno dei buoni”.
La storia raccontata in questo episodio è piuttosto introduttiva e ci narra dei primi giorni di Ian con la compagnia, permettendoci di far conoscenza con i nuovi comprimari e soprattutto di acclimatarci alle atmosfere più tetre che avrà la serie.
Vi dirò, in un riferimento totalmente cross-mediatico, che non siamo lontani da quel tipo di situazioni che abbiamo amato nella serie videoludica di The Witcher: in particolare la battaglia e il campo militare mi hanno riportato alla mente l’inizio del secondo capitolo, proprio come prima impressione.
Che poi, anche citando Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco non è che sbagliamo tanto: quei campi di battaglia brutali infestati dai corvi, quel puzzo di bruciato che sale e sembra quasi invadere le narici, quella brutalità che non chiede perdono.
Una storia che funge da prologo il cui seguito, purtroppo, dovremo sudarcelo per un anno intero.
Disegni
Alle matite l’eccellente Mario Alberti dà un volto sporco ai paesaggi e ai protagonisti di Senzanima: è un mondo cattivo, sporco, che turba. La tavola, organizzata e montata in modo molto cinematografico, con splash page e inquadrature estremamente dinamiche, è graffiata, il tratto nervoso ma al contempo estremamente evocativo.
Molto interessante l’intervista al disegnatore in fondo al volume, che spiega la difficoltà nel trovare uno stile adeguato e l’impegno per non offrire uno spettacolo di violenza fine a sé stessa, ma piuttosto utilizzarla per raccontare senza esagerare. Non è un pensiero banale.
I colori di Andres Mossa mi sono sembrati molto adeguati, sia nelle scene di battaglia che in quelle notturne: forse è stata proprio la colorazione a ricordarmi le atmosfere delle avventure dello strigo Geralt di Rivia.
Edizione
L’edizione cartonata con la quale Senzanima debutta è senza dubbio molto bella: formato grande, colori vividi grazie alla carta lucida, una buona dose di extra in fondo al volume, comprese bozze ed interviste e una copertina che potete gustare qui su che già ci mette nella giusta condizione d’animo.
Conclusione
Che dire di questo Senzanima, se non che io già non vedo l’ora che cominci la serie vera e propria? Un’ottima idea di spin-off per la serie Bonelli del momento, che tocca le corde giuste per mostrarci come l’universo di Dragonero abbia moltissimo da raccontarci ed in tanti modi diversi.
D’altronde, “Diverso il passo, uguale il cuore“!
Nerdando in breve
Senzanima è un ottimo esordio per una serie che uscirà, purtroppo, soltanto l’anno prossimo. Un Dragonero più cupo e duro che già mi affascina con le sue particolari atmosfere!
Booktrailer
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