Recensione
Appassionati di documentari true-crime? C’è una nuova produzione originale Netflix che potrebbe fare al caso vostro! Attenzione, però, perché American Vandal non è il classico prodotto che potreste aspettarvi.
La serie, composta da 8 episodi della durata di circa trenta minuti ciascuno, è stata creata da Tony Yacenda, che ne è anche regista, ed è disponibile su Netflix Italia dal 15 settembre.
Classificare American Vandal è apparentemente semplice: la serie è infatti girata per apparire in tutto e per tutto un documentario di genere investigativo, realizzato per scagionare l’apparente colpevole perfetto da un’accusa falsa.
La particolarità, però, è che non siamo di fronte alla realtà ma ad una fiction sotto ogni punto di vista: la storia ed i suoi protagonisti sono inventati, lo stile documentaristico è costruito, le svolte di trama preparate a tavolino.
Lo sappiamo, eppure restiamo incollati allo schermo per scoprire come andrà a finire. Ed è questa la forza dello show.
Trama
Dylan Maxwell, studente dell’ultimo anno all’Hanover High School, è il classico buffone della classe. Pigro, svogliato e un po’ tonto, Dylan organizza costantemente scherzi e si diverte a disegnare oscenità alla lavagna.
Quando nel parcheggio degli insegnanti tutte le auto vengono vandalizzate col disegno di un pene, nessuno ha dubbi: il colpevole è Dylan.
Il ragazzo, però, si dichiara innocente e, nonostante i professori non si fidino di lui, c’è qualcuno che gli crede: Peter Maldonado e Sam Ecklund, studenti più giovani e conduttori del telegiornale scolastico, sono convinti che ci sia qualcosa che non torna e decidono di indagare.
Per farlo, decidono di realizzare un documentario, intitolato appunto American Vandal, che ripercorra l’accaduto, gli interrogatori e le indagini fino a scoprire la verità.
American Vandal può essere considerata una serie appartenente al genere della commedia. La storia, incentrata sulla vandalizzazione di alcune auto ed il dramma di un ragazzino espulso dalla scuola, è volutamente eccessiva e ridicola.
Ma sarebbe riduttivo affermare che la serie punti solo al divertimento.
Dietro le situazioni surreali, infatti, è possibile scorgere un atto d’accusa alla spettacolarizzazione del privato, così accentuata dai documentari investigativi.
Riflettiamoci: quando seguiamo un programma del genere cos’è che ci spinge? Vogliamo davvero conoscere la verità? O è forse il desiderio morboso di indagare il privato delle persone coinvolte, di scoprire i loro segreti, il movente che ci porta a guardare un documentario true-crime?
La risposta a questa domanda è piuttosto ovvia, se si tiene in considerazione American Vandal: la vicenda al centro del mockumentary è piuttosto inconsistente, eppure noi continuiamo a guardarla, vogliamo saperne di più, parteggiamo per Dylan.
Lo ammetto, quando ho letto la trama di American Vandal ero piuttosto scettica all’idea di guardarla. Nonostante questo, la serie mi ha appassionata episodio dopo episodio. È ben girata e recitata ed il messaggio che lancia è più profondo di quanto potrebbe apparire a prima vista. E poi è anche divertente, il che non guasta mai.
Una visione che vi consiglio!
Nerdando in breve
American Vandal si finge un documentario true-crime per puntare il dito sul voyeurismo della nostra società. E lo fa divertendo e intrattenendo.
Nerdandometro: [usr 4.2]
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