Ben 35 anni dopo l’uscita nelle sale, Blade Runner, classico della fantascienza distopica tratto dalla contorta mente di Philip K. Dick, torna al cinema. Il duo Ridley Scott – Harrison Ford fa il suo ritorno, ma entrando dalla porta secondaria: Scott si è limitato ad essere il produttore, lasciando la regia a Denis Villeneuve, mentre Ford riprende la parte dell’ex Blade Runner Deckard, ma si limita a ricoprire un ruolo minore nella trama, dominata invece dal nuovo Blade Runner protagonista: l’agente K, interpretato da Ryan Gosling.
Trama
Si torna quindi nella Los Angeles distopica già vista nel primo film: sono passati 30 anni e, come mostrato nei corti pubblicati dalla Sony sui propri canali prima dell’uscita del film, la produzione di replicanti, dopo un periodo di stop in seguito ad incidenti molto gravi ed al fallimento della Tyrell Corporation, è tornata in auge e la loro presenza è diffusa anche sullo stesso pianeta Terra.
Come in precedenza, seguiamo la storia di un Blade Runner, ovvero un agente della Polizia di Los Angeles deputato a dare la caccia ai replicanti pericolosi; in questo però vi è anche la prima grande differenza: laddove Deckard era un essere umano (o presunto tale, in quanto alcune teorie dei fan dissentono e Scott sembra volerle assecondare), K è un replicante della nuova generazione e quindi, in teoria, estremamente obbediente.
Il caso a cui è assegnato questa volta però metterà a seria prova la fedeltà di K ai propri “padroni” e mostrerà le conseguenze di quanto avvenuto nel primo film.
Recensione
Il primo Blade Runner si basava essenzialmente su una domanda: una creatura artificiale che combatte per la propria esistenza, non è forse viva?
Il secondo Blade Runner si può anche basare su un quesito simile, che non scriverò qui per evitare spoiler, tuttavia lo sviluppo che ne discende è differente: se nel primo avevamo una sorta di poliziesco (per quanto con tutte le caratteristiche dovute all’ambientazione), nel secondo abbiamo invece un qualcosa di più simile ad un noir.
La conseguenza è che probabilmente, sebbene 2049 sia a mio parere un ottimo film, difficilmente diventerà memorabile come il primo: oltre al fatto della mancanza della novità dell’ambientazione, questo nuovo Blade Runner è uno di quei film che dà tutto, o quasi, alla prima visione, quando ancora non si sa come andrà a finire ed ogni passo nell’indagine di K è una rivelazione e quindi una volta scoperto tutto perde molto.
Questo però non vorrei lo sminuisse come film: in un’industria dove ormai la parola d’ordine è fare film più o meno scontati, più o meno infantili e completamente orientati all’azione, Blade Runner 2049 fa l’opposto, dandoci una storia cupa, senza gioia, con molte riflessioni e pochi proiettili; le poche scene d’azione sono però catartiche e, in particolare l’ultima, molto ben eseguite ed affatto pacchiane.
Interpretazioni
Devo ammettere di essere rimasto molto impressionato dalla prova di Gosling: il ruolo che doveva svolgere era decisamente complicato, in quanto da un lato doveva mostrarsi assolutamente freddo e compassato, come si confà ad un poliziotto di fatto “programmato” per questo, dall’altro però non doveva finire per diventare una sorta di terminator privo di qualunque emozione, essendo il punto di Blade Runner proprio di mostrarci come la differenza tra replicanti e umani non può altro che assottigliarsi come questi vivono la propria esistenza.
Nonostante ciò, la riuscita è ottima e per tutto il film si può vedere l’evoluzione dell’interpretazione, che accompagna il cambiamento del personaggio in modo sottile e graduale.
Per quanto riguarda Ford, mi ha lasciato la stessa sensazione della sua prova come Han Solo nel Risveglio della Forza: non è solo la versione invecchiata del personaggio, ma anche una stufa di fare quel ruolo; in questo caso la cosa non è così negativa, in quanto in parte sposa il carattere più repulsivo e solitario che Deckard mostrava già dal film precedente.
Per il resto, ho trovato Jared Leto a tratti fastidioso per il suo voler esagerare la recitazione ed il suo personaggio risulta poco interessante e troppo prono ai riferimenti biblici; su Sylvia Hoeks preferisco risparmiarmi il giudizio, in quanto trovo che il doppiaggio sia stato inappropriato (se però dovesse essere così anche nella versione originale la mia valutazione diverrebbe piuttosto negativa).
Regia e Musiche
L’ambientazione era stata senza alcun dubbio uno degli elementi che più contraddistingueva il primo film e che più ha contribuito ad elevarlo a pellicola cult.
In questo seguito la regia ricrea magistralmente l’atmosfera scura, piovosa ed artificiale di una Los Angeles dove non c’è più spazio per la natura e le sue creazioni, ma solo per uomini biechi e corrotti e le loro macchine.
La differenza rispetto al capitolo precedente è da trovarsi nel fatto che in 2049 viviamo meno la realtà urbana dei vicoli, per spostarci invece su prospettive più ampie nelle riprese esterne, ma ugualmente inquietanti, mantenendo lo stesso stile per quanto riguarda invece gli interni.
Gli effetti e la fotografia hanno un effetto immersivo notevole: ho visto il film in una mattina di sole, ma alla fine la mia mente si era convinta che uscendo avrei trovato solo buio e pioggia.
Anche nella composizione della colonna sonora si è proseguito sulla via già battuta, scegliendo di mantenerla minimal e dalle tonalità ricche di synth tipiche degli anni ’80.
In Conclusione
Riportare al cinema Blade Runner era una sfida considerevole: mancava il materiale su cui basarlo, non essendoci un seguito al libro di Dick, si rischiava di creare un qualcosa di distorto o ridicolo rispetto all’originale o di fare una ripetizione della stessa storia.
Personalmente credo che invece, a dispetto delle difficoltà, Villeneuve sia stato in grado di creare un nuovo film originale ed interessante che si concilia con quanto visto nel classico del 1982, tanto come messaggio che visivamente.
Inoltre vi associa una grande prova recitativa da parte di Ryan Gosling e l’ottima intuizione di inserire i tre corti per esplorare lati della storia che altrimenti sarebbero rimasti accantonati (e poi, diciamolo, la scelta di dare uno dei tre a Shinichiro Watanabe mi ha fatto ribollire il cuore di gioia).
Personalmente, ho trovato che si tratti di uno splendido film e mi fa sperare in un seguito. Non è il tipo di film che uno rivede decine di volte e sinceramente non so se vederlo più di un paio abbia senso, ma è un prodotto che per me risplende sopra ogni altro “seguito x-anni dopo”.
Nerdando in Breve
Blade Runner 2049 ci riporta nella distopica Los Angeles dove replicanti e umani vivono in un mondo snaturato e crudele. Seguiamo le vicende dell’agente K, cacciatore di replicanti pericolosi e replicante lui stesso, che lo porteranno a scoprire una verità che può scuotere il mondo intero.
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