Recensione
Siamo finalmente giunti al terzo appuntamento con l’Aliens Universe a fumetti qui sul nostro sito e oggi vogliamo parlarvi finalmente di Aliens 30° anniversario, ovvero la riedizione del primo fumetto che fu scritto sull’universo dello xenomorfo e dei suoi fantastici amici. (Nei due articoli precedenti vi avevamo parlato delle altre due uscite saldaPress riguardanti lo stesso universo fumettistico: Aliens #1 e Prometheus: Fire and Stone.)
Che sia il trentennale di questo fumetto lo intuiamo dal nome e sì, torniamo indietro al 1987, quando la saga di Alien contava soltanto due pellicole (le più belle, secondo il mio personalissimo parere) firmate da due baldi giovanotti chiamati Ridley Scott e James Cameron: giusto l’anno prima aveva visto sul grande schermo il ritorno di Ellen Ripley, questa volta insieme ad un gruppo di marines coloniali che portavano nella saga una ventata di azione e la mitica battuta “Vengono fuori dalle fottute pareti” di cui non potremmo fare a meno.
Aliens è considerato uno dei migliori sequel della storia del cinema e ci sarà pure un motivo per questo.
Nell’introduzione lo scrittore Mark Verheiden ricorda e ci racconta con un filo di nostalgia come la Dark Horse prese la coraggiosa decisione di iniziare a pubblicare fumetti relativi agli alieni più bavosi della galassia, e di come allora un’operazione del genere non fosse affatto la norma come potrebbe sembrarci ora, dato che siamo abituati all’immediata trasformazione di qualsiasi opera in franchise.
saldaPress ci prende per mano, noi ci ricordiamo della permanente, dei neon, delle VHS e dell’Unione Sovietica e siamo pronti a partire.
Trama e personaggi
Aliens 30° anniversario (in originale noto anche come Aliens: Book 1 o Aliens: Outbreak) fu concepito come una storia che dovesse partire da dove Aliens (il film) era terminato. Con una mossa molto intelligente Verheiden decide di innalzare a protagonisti due dei personaggi della seconda pellicola che erano stati più amati dal pubblico, ovvero Newt, che era una bambina ma ora è decisamente cresciuta e Hicks, l’unico sopravvissuto tra i marines.
So che state pensando a ciò che accade all’inizio di Alien 3: ecco, levatevelo dalla testa perché questo fumetto è stato scritto prima e ci racconta come Hicks e Newt hanno reagito alle loro vicissitudini dopo il ritorno sulla Terra. O perlomeno, è leggermente più complicato, ve lo spiego subito.
Alla sua prima pubblicazione questo fumetto era inteso per essere il sequel di Aliens; una volta uscito Alien 3, in cui sia Newt che Hicks muoiono all’inizio, si decise di modificare il nome dei personaggi e variare leggermente la trama per renderla coerente.
Questa edizione del trentennale invece ci presenta l’opera come era in origine. Ed ha decisamente più senso, perché molte delle motivazioni che spingono i personaggi, molti dei drammi interiori vissuti perderebbero la maggior parte del senso e dell’intensità.
Quindi apprezzo parecchio la scelta di riportarci il fumetto come era concepito in origine: brava saldaPress!
Newt e Hicks, dicevamo: voi come vi sentireste se foste sopravvissuti all’ecatombe e all’orrore di essere inseguiti da una specie il cui unico scopo è uccidere? Beh, di sicuro non dormireste sonni sereni. Tanto che Newt, infatti, divenuta giovane donna, è rinchiusa in un istituto psichiatrico che sembra un lager e dorme solo grazie ai sedativi.
Hicks, dal canto suo, non ha mai dimenticato di aver perso tutti i suoi compagni in quella sciagura e non pensa ad altro che ad una vendetta nei confronti degli alieni. Neanche a dirlo, non appena gli verrà offerta l’opportunità per tornare sul campo non se lo farà ripetere due volte.
Intanto, da sottofondo a questi drammi personali, Verheiden riesce ad inserirci agilmente cospirazioni di multinazionali, sette religiose, interessi economici e tanta, tanta crudeltà.
Si, perché Aliens 30° anniversario è un fumetto tutt’altro che allegro: parla di disperazione, di solitudine, di odio, di cattiveria e spietatezza. E lo fa come sa farlo la fantascienza fatta per bene. La disperazione e la desolazione provata dai due protagonisti non viene certo messa in ombra anzi: si percepisce tangibile anche nei dialoghi e nelle sensazioni evocate. Angoscia a palate.
Una curiosità: molte delle didascalie riguardano i pensieri di Newt. Ecco, io mi sono talmente fatto prendere dall’aria revival anni ’80, che me le sono immaginate lette con la voce della doppiatrice di Sigourney Weaver. E le didascalie di personaggi maschili lette con quella voce un po’ pastosa che sembra uscita da una VHS rovinata. Ah, la fantasia.
Ora, pensate un momento alla narrazione a fumetti odierna (parlo specificatamente dei comics): super decompressa, interi numeri di serie e miniserie in cui succede molto poco, nei quali i dialoghi sono ridotti al lumicino perché l’effetto deve essere cinematografico.
Ebbene, anche qui scordatevela e torniamo indietro agli anni ’80: qui troviamo una narrazione bella densa, ci sono didascalie ben nutrite e anche descrizioni che mi hanno ricordato un formato molto più letterario. Gli avvenimenti accadono a ritmo serrato, e stiamo parlando di sei numeri originali: probabilmente ora ci avrebbero fatto almeno 12 uscite.
Alla scrittura di Verheiden mi sento di rimproverare un problema che ho avvertito soprattutto nella prima parte, una leggera confusione nel seguire le vicende con continui balzi tra le varie sottotrame che non sono immediatamente comprensibili e forse una certa lentezza nel carburare con la vicenda.
Decisamente meglio la seconda parte in cui il tutto si trasforma da vicenda angosciosa in vicenda drammatica in un finale che, perlomeno io, non mi aspettavo affatto. Non mi aspettavo affatto né ciò che accade, né il fatto che la vicenda abbia una portata molto più ampia di quello che potremmo pensare dalle pellicole.
Un finale che mi ha messo decisamente voglia di sapere cosa accadrà nella seconda parte della Trilogia, che spero saldaPress riporti e ripubblichi sul mercato nostrano.
Disegni
Mark A. Nelson, autore della parte grafica di questo volume, è riuscito a replicare, in un gran bel bianco e nero denso di retini, il look dark e cupo delle pellicole. La costruzione delle tavole è molto distante da quella modernissima di oggi, ma mi ha ricordato quando recuperai la lettura delle avventure Marvel di decenni fa.
Verheiden ci ricorda, sempre nell’introduzione, di come fu scelta la carta Duoshade, molto complicata da utilizzare, di come lui e Nelson si trovarono con ben poche direttive da seguire ma piuttosto un ampio margine per creare tutto ciò che c’era da creare.
Piccolo rimprovero anche per Nelson: a volte i personaggi maschili non sono immediatamente distinguibili e forse qualche passaggio è un po’ rigido ma gli alieni sono super belli. Ed è divertente la storia, narrata nella postfazione, di come abbia avuto come modello soltanto un giocattolo tratto dalla serie.
Con internet so’ bboni tutti.
Edizione
L’edizione saldaPress è degna della celebrazione di un anniversario: cartonata, carta lucida, piena di extra (c’è anche una piccola storia bonus), compresi sketch, copertine originali e le parole degli autori, fondamentali per entrare nel clima di come l’opera fu pensata e quindi comprendere meglio ciò che si sta leggendo.
Penso che faccia apprezzare la storia da un punto di vista diverso, in effetti.
Conclusione
Aliens 30° anniversario è una riedizione importante per un franchise che non passa mai di moda: la storia mi ha stupito, la parte grafica mi ha riportato a decenni orsono e le parole degli stessi creatori mi hanno permesso di affrontare la lettura con un piglio diverso: torniamo ad un tempo in cui c’era un intero universo da creare ed immaginare, basato sulle suggestioni e le emozioni suggerite da due pellicole che avevano da poco ridefinito le regole della fantascienza cinematografica. Un pezzo di storia da gustare, soprattutto se siete dei fan della saga degli xenomorfi!
Nerdando in breve
Aliens 30° anniversario ci riporta alle origini dell’universo espanso della grande saga di Alien: se ne siete fan, questo è un volume da non perdere, sia per il contenuto fumettistico che per la cura dell’edizione.
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