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Ghost Recon: Wildlands – È questa l’evoluzione di cui c’era bisogno?

Ghost Recon: Wildlands

Anteprima

Ghost Recon: Wildlands è uno di quei giochi a cui, onestamente, non avrei dato due lire, e non perché abbia poca fiducia in Ubisoft, ci mancherebbe, ma piuttosto perché non ero pienamente convinto del netto cambio di rotta intrapreso dalla compagnia francese nel tentativo di svecchiare questa saga e renderla dunque più appetibile al grande pubblico.
Mi aspettavo un prodotto vuoto, senz’anima, e soprattutto lontano dai canoni tipici di questo storico brand, ma dopo un weekend passato a immergermi nella closed beta del gioco, devo ammettere che il mio parare sul gioco è cambiato radicalmente.

Certo, chiunque sia legato al tatticismo estremo dei primi storici capitoli della saga, faticherà senz’altro a digerire la nuova impostazione generale, ma ciò non toglie che Ghost Recon: Wildlands sembri avere tutte le carte in regola per proporre un’esperienza di buon livello, nonostante alcuni prevedibili (e per certi versi, dolorosi) compromessi.

Quello che arriverà nelle nostre case il prossimo 7 marzo sarà infatti un classico open-world che, pur restando in qualche modo fedele all’anima del franchise di Ghost Recon in termini di profondità tattico-strategica, appare quantomai vicino ai più recenti e popolari free roaming open-world, Just Cause 3 su tutti. Certo, qui non ci saranno acrobazie fuori di testa né tanto meno pirotecnici scontri a fuoco privi della minima logica, ma ciò non toglie che l’esperienza abbia comunque un ritmo sensibilmente più elevato rispetto a quello dei cari vecchi sparatutto tattici di qualche anno fa.

Attraverso una lunga serie di missioni principali e secondarie, a cui si aggiungono ovviamente immancabili attività extra, finalizzate ad accrescere la propria influenza su un territorio controllato da una schiera di tamarrissimi narcotrafficanti, Ghost Recon: Wildlands propone infatti una lunga serie di combattimento in cui la componente tattico-strategica è più marcata di quanto si possa immaginare, costringendoci ad adottare un approccio molto più ragionato di quello richiesto solitamente in un “free-roaming moderno”. Il personaggio è più fragile e “umano” di un Rico Rodriguez qualsiasi e i compagni di squadra, complice un’IA non proprio eccelsa, devono essere controllati e guidati costantemente, al fine di renderli una risorsa piuttosto che un peso.

Ed è proprio questa particolare sfumatura (che agli occhi di molti potrebbe apparire sottile, pur non essendolo affatto) che dovrebbe Ghost Recon: Wildlands un sapore piuttosto diverso da quello dei suoi più diretti concorrenti, specie se giocato in compagnia di altri giocatori reali. Liberi dai limiti di un’IA piuttosto deficitaria, il gioco mostra infatti il suo reale potenziale aprendo le porte a un’esperienza che potrebbe risultare davvero imperdibile. Potrebbe.

E uso volutamente il condizionale perché tutto dipenderà dai contenuti della versione finale. Per quanto mi sia oggettivamente divertito in questa beta, non ho potuto fare a meno di chiedermi se il gioco abbia davvero l’originalità e la sostanza necessaria per elevarsi al di sopra della massa, una sostanza che dovrà derivare da missioni e attività sufficientemente varie tra loro e da un gameplay solido e convincente in ogni situazione. Ma questi sono temi su cui non posso ovviamente esprimermi basandomi solo sui contenuti visti in questa beta.

Nerdando in breve

Ghost Recon: Wildlands promette indubbiamente bene ma ci sono ancora troppi interrogativi per delineare chiaramente il suo futuro.

Trailer

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