All’inizio del gioco siamo ai comandi di una ragazza che viaggia insieme al fratello ferito a bordo di una barca a motore. Trovato un approdo sicuro, la protagonista lascia il fratello e si mette alla ricerca di qualcosa che possa curarne le ferite.
La storia viene narrata senza parlato, solo attraverso immagini stilizzate che ricordano molto lo stile azteco; allo stesso modo, gli abiti e l’ambientazione riportano alla mente una via di mezzo tra le ispirazioni atlantidee e i nativi sudamericani, tuttavia appare presto chiaro che c’è una contaminazione ultra moderna e questo fa ruotare la bussola verso un’ambientazione post apocalittica. La città allagata del titolo, da esplorare con la barca e con arrampicate in stile I Am Alive, è infatti ricca di alberghi, ponti e attrazioni turistiche.
Il quadro diventa subito più articolato, e la comparsa di strani individui mutanti dona quel pizzico di curiosità che mi spinge a portare a termine la campagna e scoprire quanto accaduto ai due fratelli.
Ad accompagnare questa esperienza estremamente rilassante, poi, contribuisce una musica delicata e poco invasiva, che accompagna le lunghe sessioni di arrampicata. Completa il tutto l’alternanza giorno-notte e le mutazioni atmosferiche, rese davvero bene, e che danno un tocco di realismo come difficilmente ho trovato in altri titoli indie.
Sfortunatamente gli aspetti positivi finiscono qui. Submerged è sicuramente una buona prova di stile, ma presenta un comparto tecnico decisamente non all’altezza delle console cur-gen: le animazioni sono legnose, ai livelli di dieci anni fa, le texture povere e ripetitive e la compenetrazione dei poligoni è una fastidiosa routine. Anche le arrampicate, lunghe e monotone, non sono esenti da difetti: i comandi non sono sempre precisi e mi è capitato spesso di andare su e giù tre, quattro volte prima di riuscire a prendere la strada voluta. Come dicevo, questo aspetto del gioco ricorda molto l’ottimo I Am Alive, ma le similitudini finiscono lì: tra cornicioni rotti e rampicanti da scalare.
Per quanto riguarda l’esplorazione in barca, un paio di volte mi son trovato incastrato tra i tronchi, in estrema difficoltà per riuscire a liberare il mezzo; infine, sebbene nel gioco non si possa morire, mi è capitato un paio di volte di precipitare dall’alto, come se il personaggio mancasse il trigger point ma proseguisse nel nulla: in questo caso la protagonista continua a correre nel vuoto, precipitando tra i poligoni come succedeva nei giochi degli anni ’90; a quel punto, il gioco ricarica e si riparte dalla sporgenza da cui si era caduti.
Nel complesso, Submerged è un gioco ripetitivo e piuttosto corto: sono riuscito a completare tutti gli obiettivi in circa 4 ore, ma la campagna è completabile in un’ora scarsa, se non si va a caccia di collezionabili. Di sicuro è un’esperienza rilassante e non del tutto da buttar via, ma in confronto ad altri titoli indie, purtroppo, non regge il passo.