Correva l’anno 2002, non così lontano, rispetto ad altri titoli, ma decisamente remoto per quanto riguarda il mercato videoludico, dove un gioco è già vecchio dopo 6 mesi.
Ricordo che in quel periodo mi ero appena trasferito a Milano, portando con me pochissime cose, tra le quali però spiccava il mio pc nuovo fiammante. In quegli anni avevo abbandonato quasi completamente l’intrattenimento al pc e ormai, da tempo, ero fuori dal giro.
Ritrovandomi con un po’ di tempo libero a disposizione, non trovai modo migliore di intrattenermi che andando a cercare online qualche gioco nuovo.
Incappai su Syberia per puro caso e fu amore a prima vista.
Syberia è un’avventura grafica old style, del tipo punta & clicca, ma con una grafica alla quale non credevo fossimo già arrivati e con una trama degna di un romanzo.
Kate Walker è un’avvocato newyorkese che viene mandata in un paese delle Alpi francesi a concludere una trattativa commerciale: l’anziana proprietaria di una fabbrica di automi dovrebbe accettare di vendere la propria azienda ad una compagnia di giocattoli. Al suo arrivo, però, Kate scopre che Anna Voralberg è deceduta il giorno prima e l’unico erede Hans, da tutti creduto morto, è in realtà vivo e vegeto ma disperso da qualche parte in Europa.
Qui Kate inizia il suo viaggio che la porterà a raggiungere la Siberia del titolo. Ad accompagnarla ci saranno i ricordi di Anna e Hans, ma ci sarà anche Oscar, un automa della fabbrica che l’aiuterà a risolvere i puzzle che Kate dovrà risolvere sul proprio percorso.
Questa la trama, che può apparire non particolarmente originale, ma che è arricchita dalla storia, narrata con efficacia e con un giusto alone di malinconia e senso di decadenza che pervade tutto il titolo.
La parte del gigante, però, è quella della grafica che mostra fondali senza eguali nel panorama videoludico di quel tempo; ma anche nelle ambientazioni, come Valadilène: costruita totalmente in stile art nouveau. Anche i numerosi filmati, estremamente fluidi e accattivanti, vanno a costituire l’ossatura principale di questo gioco: non solo arricchiscono la storia, ma la impreziosiscono con alcune rare perle, come la scena della soprano Helena Romansky che si esibisce nella celebre Ochi Chyornye.
Syberia è un’avventura toccante, emozionante fino alle lacrime per la profondità dei sentimenti e dei valori messi in campo: dalla decadenza, già descritta, di un mondo che non ha più bisogno di meravigliarsi e stupirsi con gli automi, alla figura di Hans, l’idiot savant, con la sua lotta per l’autoaffermazione in una società che non ha mai accettato le sue peculiarità. Dal video di apertura, con il funerale guidato dalla parata di automi, fino al finale aperto, Syberia è un affresco di personaggi e ambienti capaci di regalare ben più di un brivido: un’avventura da riscoprire e rigiocare più volte, per andarsi a godere gli infiniti particolari che gli sviluppatori hanno inserito ovunque.
Di Syberia è uscito anche un seguito, di pari livello come qualità grafica, ma decisamente non all’altezza del predecessore per spessore della storia e profondità di analisi introspettiva. La storia di Syberia II chiude il ciclo, dando un compimento alla trama lasciata in sospeso, ma, in tutta sincerità, se ne può seguire le vicende dal riassunto su Wikipedia.