Mi approccio al titolo con un po’ di diffidenza iniziale: avendo già letto qualcosa in merito, avevo il sospetto che potesse essere un clone di Portal.
Tuttavia devo ricredermi fin dai primi minuti di gioco. Sicuramente un po’ di ispirazione è stata tratta, tuttavia Q.U.B.E. si presenta come un videogame assolutamente interessante e capace di incollare al controller.
Appena prendo possesso dei comandi, scopro di essere chiuso all’interno di una stanza (guarda un po’…) cubica; non ho background: non so chi sono, né cosa devo fare. Tuttavia l’ambiente asettico, tipico di una fantascienza lucida e disturbante, viene presto interrotto dalla presenza di elementi colorati che spiccano su tutto il resto. Alcuni cubi, infatti, sono di colore rosso, altri blu, altri ancora giallo. I guanti che indosso possono interagire con questi cubi speciali e muoverli, ognuno in modo diverso. Il rosso può essere estratto fino a tre volte; il blu è una piattaforma di salto; il giallo può essere aperto e chiuso a scaletta.
Le prime stanze sono molto semplici da superare, ma già dopo un’oretta di gioco le cose si fanno davvero complesse e non sempre passare da una stanza a quella successiva è un gioco da ragazzi.
Dopo alcuni minuti, inoltre, inizia a far capolino l’elemento della storia. Il parlato, solo in inglese e senza sottotitoli, mi spiega grosso modo dove sono e cosa devo fare. Viene quindi introdotto un background tutto sommato semplice ma intrigante: spazio, alieni, esperimenti, elementi da scoprire e da immaginare, elementi che vengono svelati poco per volta, superando un puzzle dietro l’altro. Poi, improvvisamente, ecco il colpo di scena: nuove voci ribaltano completamente la storia che mi è stata narrata fino a quel momento, e la trama si fa morbosa e intrigante al punto giusto. A chi devo credere? Alla donna che mi ha guidato nei miei primi passi o all’uomo che mi supplica di non credere ad una delle sue parole?
Il gioco, mediamente più lungo rispetto agli altri del genere, introduce di continuo nuove variazioni sul tema, e riesce a sorprendermi di continuo, senza annoiarmi mai. Anzi, la curva di sfida è davvero ben calibrata e regala la piacevole sensazione che ogni enigma sia solo un gradino più in su rispetto al precedente, senza grandi sbalzi di difficoltà.
Ho particolarmente apprezzato, poi, la presenza di alcune stanze “segrete” ma non impossibili da trovare. Una piccola sfida nella sfida che mi ha consentito di incrementare il mio Gamerscore senza impazzire per ore girando a vuoto.
Ultima chicca, la presenza di un puzzle “bonus” in cui viene replicato il vecchio gioco da tavolo Labyrinth. Quello, per intenderci, in cui bisogna far correre una biglia all’interno di un labirinto senza farla cadere nei buchi. Davvero una piacevole sorpresa che mi ha riportato indietro di trent’anni.
In conclusione Q.U.B.E. è davvero un gioco interessante: complesso senza essere troppo difficile, curato nei dettagli grafici (seppur minimalisti) e tecnicamente impeccabile.