Era il lontano 1998 quando un giovane Giando comprava ogni mese la rivista ufficiale PlayStation con al suo interno un succosissimo cd pieno di demo. Una volta, sul magico cd che mi permetteva di testare i giochi prima di spendere numerose lire per l’acquisto (il famoso vecchio conio, che tempi), trovai la demo di un platform pieno di enigmi, azione e personaggi completamente fuori di testa: si trattava di Oddworld: Abe’s Oddysee, e fu subito amore a prima vista, con conseguente esborso di numerose lire per l’acquisto del disco nero nel più adiacente negozio di elettronica.
Oddworld è un gioco che è completamente fuori di testa, come dicevo, a partire dalla trama: sei Abe, un Mudokon addetto alle pulizie all’interno dei Mattatoi Ernia, fabbrica di carni dalla dubbia provenienza. Un giorno, origliando il consiglio d’amministrazione attraverso una porta socchiusa, fa una terribile scoperta: per rilanciare le vendite, i Glukkon, padroni dei Mattatoi Ernia, hanno deciso di introdurre un nuovo snack… a base proprio di Mudokon! A quel punto inizia la fuga dai Mattatoi, ma non sarà in solitaria: scopo reale del gioco, al di là della fuga dalla fabbrica e del tentativo di fermare i Glukkon, sarà liberare il più alto numero possibile di Mudokon grazie a dei portali che potrete attivare con il vostro magico canto, e a seconda di quanti vostri simili libererete, il gioco avrà un finale più o meno buono. Cosa fantastica, per l’epoca, era la possibilità di parlare con i Mudokon: è infatti necessario interagire con i prigionieri/lavoratori salutandoli – o schiaffeggiandoli, a volte – dopodiché, invitandoli a seguirci oppure a fermarsi per evitare le mille trappole, li condurremo presso i portali di cui sopra per liberarli. Il gioco, dopo una fase iniziale all’interno dei Mattatoi Ernia, si svolgerà anche nel mondo esterno, dove verremo a contatto con le altre razze che abitano il mondo di Oddworld, continuando a dover risolvere enigmi e cercando di evitare di morire nei modi più cruenti, dato che il pericolo è letteralmente ovunque, tra bombe e mine, guardie armate, inferociti animali selvaggi allo stato brado e, in uno stile che ricorda Prince of Persia, piattaforme e salti nel vuoto da evitare.
Questo gioco mi tenne compagnia a lungo, per via della sua difficoltà e dell’impegno richiesto per salvare i Mudokon – che hanno tendenze suicide, sapevatelo – ma il livello di frustrazione non raggiunge più di tanto il punto in cui tirerete il joypad attraverso lo schermo, come accade con altri titoli (qualcuno ha detto Dark Souls?). Inoltre il gioco è condito da numerosissimi filmati in CG che vi accompagneranno lungo l’avventura, e all’epoca venne fatto un fantastico lavoro di localizzazione, dato che ogni scritta ma soprattutto ogni voce è interamente in italiano, a conferma del fatto che il doppiaggio in Italia, se fatto bene, è davvero uno dei migliori al mondo. Infine, la scelta grafica di strutturare il gioco come una serie di “stanze” da attraversare – sostanzialmente ogni sezione necessita che la si attraversi da una parte all’altra per proseguire – richiede una pianificazione degli spostamenti e delle azioni, dato che non è premiato affatto uno stile di gioco irruento, bensì è quasi mandatorio cercare di muoversi silenziosamente e pensare prima di agire.
Una piacevole novità, per concludere questo tuffo nel passato, è data dal fatto che la riedizione in 3D di questo titolo, chiamata “Oddworld: New’n’Tasty!” è disponibile da luglio 2014 per Ps4, e da febbraio/marzo 2015 anche per Xbox One, PC, Mac e Ps3; sarà in seguito annunciata la data d’uscita anche per PsVita e Wii U. Ringraziando il mitico PS Plus, ho ottenuto nel pacchetto mensile di giochi gratuiti questo titolo: superfluo dire che l’ho subito installato e ho cominciato a giocarci. Peccato, però, che mi stia rendendo conto che la mia pazienza non è più quella di un tempo. Spero che non se ne accorga il mio televisore.
Menzione d’onore: la possibilità di Abe di scorreggiare a comando, cosa che nel seguito di Oddysee (Oddworld: Abe’s Exoddus), dopo aver bevuto un sorso di una bibita, ci permette di emettere e successivamente controllare telepaticamente un peto esplosivo. Semplicemente sublime.