Se siete stato o sei stata bambino o bambina negli anni Novanta, Piccoli Brividi sarà probabilmente stato il tuo primo approccio all’horror. Per me è stato così e, da allora, sono rimasta profondamente legata alle opere di R.L. Stine (probabilmente devo a lui la mia inesauribile passione per tutto ciò che è misterioso e, come diremmo oggi, spooky).
I Piccoli Brividi, anche grazie alle iconiche edizioni Mondadori, hanno saputo lasciare un solco indelebile nelle nostre memorie e, riletti oggi con gli occhi di una persona adulta, regalano ancora brivido e suspense con una scrittura scorrevole e coinvolgente.
Tra i moltissimi titoli della collana – le prime due serie ne contano 87 – ho voluto ricordarne tre che mi sono rimasti nel cuore più di tutti gli altri.
La casa della morte
Tutto inizia da qui. La casa della morte è il primo titolo della serie originale di Piccoli Brividi, quello che ha dato il via alla leggenda. Come potevo non partire proprio da questo libro? Uscito negli Stati Uniti nel 1992 e in Italia nel 1994, mette al centro della vicenda, indovina un po’, una casa tenebrosa. Amanda e Josh, infatti, si trasferiscono con i genitori in una nuova abitazione, che appare subito lugubre e spenta agli occhi dei due ragazzi. Sinistri rumori nel cuore della notte e inspiegabili apparizioni non possono che essere gli ingredienti compresi nel prezzo di questa magione.
La casa della morte richiama da vicino alcuni capisaldi del genere horror, come Amityville ma anche Le notti di Salem di Stephen King. Il libro è stato trasposto nella serie televisiva Piccoli Brividi degli anni Novanta.
Il pianoforte impazzito
Da bambina studiavo pianoforte: non poteva che colpirmi questo titolo del 1993 (1995 in Italia), tredicesimo volume della serie originale di libri. Appena trasferitosi in una nuova casa, Jerry scopre in soffitta un pianoforte che di notte inizia a suonare da solo. Famoso per architettare scherzi di ogni genere, Jerry non viene creduto ma si ritroverà coinvolto in una scuola di musica tutt’altro che accogliente. Leggermente rivisitato, il libro è stato trasposto in un omonimo episodio TV, che è anche il mezzo attraverso cui io l’ho conosciuto. Inutile dire che, ai tempi, ne rimasi autenticamente terrorizzata e che “mi servono le tue mani” è una frase che perseguita i miei incubi ancora oggi.
I prigionieri della torre
Concludiamo con il mio libro preferito dell’intera serie di Piccoli Brividi: il numero 27 della serie originale, I prigionieri della torre. Conservo dei ricordi estremamente tangibili di questo volume, del quale ho letteralmente consumato le pagine ai tempi (e che spero di ritrovare in qualche scatola con i ricordi dell’infanzia). Uscito nel 1995 (in Italia nel 1997, quando avevo 10 anni), ha per protagonisti i fratellini Eddie e Sue, in vacanza in Inghilterra insieme ai genitori. In visita alla Torre di Londra, i due si allontanano dal gruppo e si ritrovano immersi nel passato. Riusciranno a tornare nella loro epoca?
Anche da questo volume è stato tratto un episodio TV, stavolta diviso in due parti. Stranamente, non ricordo di averlo mai incontrato sul piccolo schermo.
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