Recensione
Ebisugaoka è un piccolo villaggio sito nella Prefettura di Ishikawa, poco più di 400km a ovest di Tokyo. Un luogo tranquillo e pacifico, immerso nel placido silenzio della natura e circondato dalle montagne. Qui, negli anni ’60, vive Hinako Shimizu una giovane ragazza malinconica con un padre severo e pochi amici.
La vita scorre tranquilla e sui binari imposti dalla società e cultura dell’epoca, quando, inaspettatamente, una fitta nebbia scende a coprire ogni cosa, dando il via a un nuovo, terribile incubo.
Silent Hill è tornato.
Trama
Potrebbe essere la cosa più difficile da raccontare. Sì, perché Silent Hill f è molto più che un semplice survival horror: è un racconto multi sfaccettato, come quei romanzi, o quelle graphic novel in cui arrivare alla fine spinge a ricominciare e a ogni lettura emergono nuovi dettagli, ad alimentare una consapevolezza sempre più profonda della storia che stiamo vivendo. Con un medium peculiare come quello del videogioco, la cosa si concretizza in run multiple, la cui durata, di circa 10 ore, è perfetta per spingerci a riaffrontare gli orrori della nebbia per aggiungere quel tassello mancante che ci consente di avere un panorama molto più nitido.
Grande merito di tutto ciò va all’autore della storia, Ryukishi07 mente alle spalle di Higurashi When They Cry (visual novel ed anime). La storia di Hinako, come accennato, sembra quella di una normalissima ragazza giapponese del periodo showa: scuola, amici, amori proibiti, famiglia severa. Ma, andando avanti e acquisendo quella maggiore consapevolezza di cui parlavo, ecco emergere dettagli molto più cupi: parliamo di abusi, fisici e psicologici, parliamo di una società che ti attacca un bollino sulla fronte alla nascita in cui già tutto è deciso e non c’è spazio per l’individualità, per la personalità, per il desiderio di uscire da binari preimpostati. Emergono segreti anche tra gli amici più stretti, le gelosie immotivate acquisiscono un significato, così come gli appellativi inizialmente assurdi (parleremo ancora della “traditrice”, ne sono certo).
Tutto questo perché Silent Hill f, come i primi quattro capitoli della saga, ritorna alle origini della metafora. La nebbia: da sempre vista non come una realtà prettamente fisica ma psichica, una rappresentazione, con i suoi mostri annidati in essa, della psiche dei disgraziati che si perdevano a Silent Hill. Nel primo affrontavamo temi di genitorialità, nel secondo il lutto e la depressione, nel terzo l’adolescenza, nel quarto l’abuso. Per questo i protagonisti non sono mai stati dei supersoldati, come nella controparte zombesca di Resident Evil, ma persone normalissime con vite banali, che vedono emergere e farsi carne e ossa delle loro paure, fobie, nevrosi.
In questo è stata sempre la grandezza del franchise, e Silent Hill f torna su quei concetti, ribaltando però il tema dell’Otherworld, che qui diventa una nuova dimensione parallela fatta di misticismo e spiritualità. Quando la sanità mentale di Hinako vacilla pericolosamente, è in questa dimensione che viene portata, dove il misterioso Maschera di Volpe, la accompagnerà nell’esplorazione di se stessa con un processo di purificazione dell’anima e della mente. Ma anche qui, c’è molto di più da scoprire di quanto non sembri all’inizio. E le stesse dimensioni spiritiche giapponesi, affascinanti e misteriose, portano a contenere qualcosa di inquietante nel modo in cui si intersecano con la società e la vita delle persone.
Mi fermo qui: apparentemente non ho detto molto, ma ho detto tutto quello che potevo su una trama che mi ha colpito profondamente. Mi auguro che vorrete affrontare l’esperienza e non posso che raccomandarvi di farlo più e più volte. Non è solo un mero andare a caccia di finali alternativi, ma è principalmente un aggiungere tessere al puzzle. Nelle nuove run compariranno nuovi elementi, sia tra i documenti e collezionabili, che soprattutto nelle cutscene (alcune saranno proprio inedite) che, come quando leggiamo un libro per una seconda volta, ci daranno la sensazione di aver colto più dettagli, aver aumentato la conoscenza di personaggi e storie, aver approfondito (dolorosamente), quanto c’è da scoprire.
Gameplay
In compenso qui la cosa viene via facile: Silent Hill f è un survival horror in terza persona, combattimenti all’arma bianca (niente bocche da fuoco), esplorazione, raccolta di collezionabili e, soprattutto, tonnellate di mostri da, possibilmente, evitare.
Sì, perché il combattimento è abbastanza poco agevole: la nostra povera liceale (e ci mancherebbe) risulta piuttosto imbranata con in mano il suo immancabile tubo Innocenti, e non è che le cose migliorino molto con le lame che troveremo in giro.
La cosa migliore da fare, quindi, è quella di girare al largo: i mostri non sono irresistibili, ma le armi si consumano molto rapidamente, ed è facile restare incastrati da qualche parte e perdere tonnellate di vita o sanità mentale. Dovremo infatti curare entrambe, se non vogliamo soccombere agli orrori della nebbia.
Orrori che, lasciatemi dire, vomitano mostruosità tali da far rimpiangere le infermiere assassine.
Lo svolgimento della trama ci conduce attraverso l’esplorazione e la raccolta di molti indizi, documenti, collezionabili. Sia nel mondo “reale” che in quello “spiritico”. Maggior esplorazione vuol dire maggior conoscenza e consapevolezza del mondo, ma vuol anche dire imbattersi in un maggior numero di creature, spesso letali.
Alla fine di ogni sezione avremo poi un boss da sconfiggere. Niente di vagamente o lontanamente paragonabile alle arene dei boss nei soulslike, ma possono essere comunque sfidanti, soprattutto se ricordiamo che la protagonista non è una macchina da guerra, ma una ragazzina timida e sotto shock.
Non mancano sezioni puzzle, che caratterizzano le sezioni spiritiche (ma non solo) per un’alternanza che rende piacevole e dinamico il prosieguo della trama. Per questa ragione possiamo scegliere tre diversi livelli di difficoltà, per combattimenti e puzzle (che avranno soluzioni più complesse), incrociandole per ottenere la combinazione preferita.
Comparto tecnico
Sviluppato da NeoBards Entertainment e pubblicato, ovviamente, da Konami, Silent Hill f non è esente da imperfezioni, soprattutto per quanto riguarda il combattimento: la legnosità dei movimenti, l’imprecisione nei colpi d’attacco e la difficoltà nelle schivate così come nella finestra del contrattacco, sono tutti elementi che possono portare frustrazione, se ci si ostina a ragionare nel modo sbagliato.
Non mi stancherò mai di ripeterlo: stiamo guidando una ragazzina che viene catapultata in mezzo ad orrori indicibili. Vederla trasformare da liceale a Jill Valentine istantaneamente sarebbe totalmente assurdo e fuorviante per la logica del titolo.
Fronte impianto grafico nulla da dire: le location sono incredibili e, avendo avuto la fortuna di visitare alcuni paesini giapponesi, aver visto santuari e templi, aver passeggiato sotto i Torii, aver assaporato il loro cibo, non posso che rimarcare quanto verosimile e tangibile sia il mondo ricreato a schermo. Le mappe sono grandi ma non enormi, esplorabili in modo abbastanza pilotato con un certo margine di libertà (ridotto), ma densissime di dettagli.
Ecco, se proprio devo trovare un difetto, che mi fa spezzare un po’ la sospensione dell’incredulità, la maggior parte degli elementi di sfondo sono staccati dal flusso di gioco e fungono da mera scenografia. Non importa quanto potente sia la nostra arma, la maggior parte delle cose che ci circondano non si rompe, non viene nemmeno spostata. Certo, non mi aspetto la mostruosa complessità di titoli come The Last of Us, ma ammetto che ormai un po’ fa storcere il naso.
Lato comparto audio nulla da dire: effetti sonori (soprattutto versi) e musiche sono di primissimo livello, ci trascinano a forza in un mondo malato e distorto e difficilmente ci lasciano andare.
Conclusioni
Che vi posso dire: Silent Hill f è un’esperienza ludica di quelle di cui non sai di avere bisogno finché non ci cadi dentro. La profondità della sceneggiatura, la complessità delle psicologie in atto, i delicati equilibri tra sanità e follia, tutto rappresenta un’orchestra di emozioni che non vi lasceranno nemmeno dopo averlo finito la seconda, o terza volta. Ho una personale classifica di pugni nello stomaco videoludici, ve ne ho dato un breve decalogo qui, ma devo assolutamente ammettere, con sentimenti contrastanti, che questo Silent Hill f scala le classifiche. Non stavo così tanto male davanti a un videogioco dai tempi del primo Life is Strange.
Ho adorato, soprattutto, l’intensa metafora sottostante il viaggio di Hinako: l’evoluzione del personaggio in avanti e indietro. La scoperta lenta e inesorabile dell’orrore più grande per un liceale, il diventar grande e come questo processo comporti necessariamente l’uccidere il bambino che siamo stati. L’evoluzione diventa tangibile, come la sua perfetta uniforme alla marinara che si lacera pian piano mentre procediamo, ennesima potente metafora della sua crescita e di quanta sofferenza questa si porti dietro.
Così come la (nostra) scoperta di dettagli e particolari che gettano più di un’ombra sulla protagonista.
Nessuno è perfetto, bene e male coesistono in tutti, così come luce e ombra. A volte feriamo le persone che amiamo senza nemmeno rendercene conto, troppo presi da noi stessi o dai nostri problemi. Nessuno è immune e nessuno (o quasi) è biasimabile per questo, per il suo maturare, per il suo cambiare, fisicamente e psicologicamente, mentre ci si avvia a diventare l’adulto che si sarà. E in questo, Silent Hill f regala uno spaccato che rende alla perfezione, soprattutto calato nella realtà culturale del Giappone di quegli anni, dove padri troppo severi possono diventare letali e madri troppo accondiscendenti possono diventare complici.
In tutto questo mi resta dentro una grande domanda a cui solo un profondo conoscitore della mentalità nipponica come il nostro Djando saprà rispondere. Per questa recensione ho ricevuto il codice dell’edizione deluxe, che si fregia di alcuni oggetti e consumabili a disposizione e un paio di costumi extra. Ho optato per la divisa bianca, l’avete vista nei miei screenshot. L’altro costume disponibile è quello da “coniglietto rosa”. Ora, la domanda: perché in un titolo horror, disturbante, socialmente drammatico e privo di qualsivoglia ilarità, deve comparire un costume da coniglio rosa shocking?
Ringrazio Konami per la copia inviata.
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Nerdando in breve
Silent Hill f è il capitolo della saga di Silent Hill ricco di misticismo giapponese.
Trailer
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