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Breaking Bad – In difesa di Skyler White

Ho guardato la prima volta Breaking Bad molti anni fa, ormai, dopo la sua messa in onda e, come molti, ne rimasi folgorato. Come molti, inoltre, ho condiviso un odio viscerale per Skyler White, la spocchiosa e insopportabile moglie del nostro, immeritevole della fortuna sfacciata in cui si è trovata a navigare suo malgrado.
Bene, a distanza di tanti anni e approfittando del raggiungimento dell’età minima di mia figlia maggiore, ho deciso di gettarmi in un rewatch completo, questa volta in inglese, per assaporare con calma quei dettagli che sapevo essere stati seminati ovunque, ma che alla prima visione non avevo colto.

La prima cosa da dire è che Breaking Bad mantiene un ritmo, una scrittura, una composizione assolutamente moderna, rasente la perfezione (non è un caso il 9.5 su IMDB) e, a una seconda visione, risulta ancora più straordinario il lavoro narrativo fatto da Vince Gilligan.
La seconda cosa da dire, invece, è che mi sono ricreduto su Skyler White. Non solo ho iniziato a comprendere la sua personalità, ma ho finito col parteggiare per lei contro il nostro other WW.

Un po’ di recap, prima. Poco dopo la messa in onda, i social (in particolare Facebook, ricordiamo che era il 2008) hanno iniziato a popolarsi di gruppi di fan che in comune condividevano l’odio feroce nei confronti della Signora White. Non contenti di ciò, col passare del tempo (e come abbiamo visto succedere anche in altri ambiti), i “fan” hanno spostato il loro risentimento dal personaggio all’attrice, arrivando a minacciare di morte la povera Anna Gunn, colpevole sostanzialmente solo di essere un’attrice straordinaria e aver dato vita a un personaggio talmente verosimile da apparire reale.

Ma qual è la colpa di Skyler White? E perché ho cambiato idea?
Partiamo dall’incipit: Skyler tratta a pesci in faccia il povero Walt; Skyler gli porta via i figlia; Skyler lo tradisce con il suo capo; Skyler non si merita i milioni che ha guadagnato.
Ora però grattiamo via questa superficie di idiozie e veniamo al nocciolo della questione: Skyler White è costretta a vendere ciarpame per racimolare qualche spicciolo, ha un marito che, per orgoglio, ha perso la possibilità di una carriera brillante ed è finito a fare lezioni in un college di cui non frega niente a nessuno; non solo: ha un figlio disabile per cui ha dovuto rinunciare alla propria carriera e una figlia in arrivo che non era attesa.

Quando le cose iniziano ad andare a rotoli, il marito (che, mi spiace ricordarlo, avrebbe il dovere morale di condividere tutto con la compagna) sceglie di costruire un castello infinito di menzogne, prendendola in giro, anche in malo modo, con scuse campate in aria che anche un bambino scoprirebbe.
Non parlo della produzione di meth, lì possiamo dire che era per proteggerla, ma proprio all’inizio: per mero orgoglio non accetta i soldi offertigli per curarsi, quando sarebbe stato sufficiente ingoiare un po’ di bile o essere schietto con la moglie.

Pensate alla scena nel deserto: la “confessione” di Walt alla videocamera quando crede di essere sul punto di capitolare. Anche lì, l’unico pensiero che ha è quello di giustificarsi, non di vuotare il sacco e dire la verità.
La verità, appunto, è che Walter White è una persona orribile: bugiardo, manipolatore, approfittatore, assassino, ladro, menfreghista e avido (ma ha anche dei difetti).
Skyler subisce angherie di ogni genere, tradimenti profondi (di ben lunga peggiori di una scappatella) e, di base, inganni e omissioni fin quando Walter non è costretto spalle al muro ad ammettere la verità.

Lì emerge la grandezza di Skyler, prende l’arma di Walt e gliela gira contro, in quell’incredibile monologo in cui inventa su due piedi il vizio del gioco come sorgente della fortuna.
Ma fermatevi un secondo a pensare: in quella situazione, come vi sentireste se scopriste di punto in bianco che tutta la vostra vita è retta su una palafitta di menzogne, sangue e disperazione?
E sul tradimento? Bene: non lo è. La richiesta di divorzio era già stata depositata e lei si è gettata tra le braccia di un (decisamente) poco ortodosso datore di lavoro sulla scia della sua vita totalmente sconvolta.

Ma andiamo avanti. Questa analisi è sotto gli occhi di tutti, perché dunque tanto odio per la povera Skyler?
Il motivo, a mio avviso, è che siamo un popolo di maschilisti. Davvero ha senso parteggiare per un essere ignobile come Walt? Il fatto è che più facilmente a livello inconscio non riusciamo a tollerare la forza di Skyler, la sua indipendenza, intraprendenza e incredibile capacità adattiva.

Pensate a quando scende in campo al suo fianco: ormai il loro rapporto è distrutto, e nonostante questo accetta di non denunciarlo. Rispetta a tal punto il suo ruolo come padre di Walt Jr. (ecco un altro motivo per detestarlo: un padre che dà il proprio nome al figlio è il massimo della delegittimazione) e della piccola Holly da non voler annientare la sua immagine.
Pensate a quando si presta ad aiutarlo a riciclare il denaro, comprando quel dannato autolavaggio per l’ennesimo spirito di rivalsa contro una vita che sicuramente non l’ha aiutato, ma che lui ha subito passivamente.

Persino nel climax finale, accetta di ascoltarlo. Nonostante tutto, lei è ancora lì per lui.
Sapete perché odia(va)mo Skyler White? Perché lei è più forte di lui. E di molto.

Magari un giorno parlerò diffusamente anche di Jesse, ma per ora:

– Say my name
– Skyler White

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