Recensione
Ricordate Still Wakes the Deep? Ve l’ho consigliato qualche tempo fa, magari con l’aggiunta del gaelico giusto per gradire, durante uno dei nostri Nerdando Consiglia. Disponibile su Game Pass, è un’avventura horror in prima persona ambientata su una piattaforma petrolifera scozzese degli anni ’80.
Ebbene, questo gioiellino si fregia oggi di un intrigante, seppur breve, DLC dal titolo evocativo: Siren’s Rest.
Trama
Ambientato dieci anni dopo i fatti del gioco base (motivo per cui, se non lo avete giocato, smettete di leggere e correte e giocarlo), Siren’s Rest ci vede nei panni di Mhairi, una subacquea professionista, tornare sui luoghi del disastro della piattaforma Bear-D. Il suo scopo: esplorare quanto rimane della piattaforma e riportare a galla (sia fisicamente che metaforicamente) i resti dei dispersi, i loro oggetti e le loro memorie.
Se nel gioco base eravamo attanagliati da una presenza inquietante e disperatamente in fuga per la sopravvivenza, in Siren’s Rest l’approccio cambia diametralmente. L’esplorazione tra gli abissi è infatti lenta e ragionata, ci prendiamo tutto il tempo di esplorare ogni anfratto per non lasciare nulla di intentato o di inesplorato.
Molte, moltissime le vie alternative che richiedono attenzione e cura, vincolati come siamo nella nostra muta e ancorati al cavo ombelicale che porta ossigeno e comunicazioni con la superficie. Un ottimo modo anche per non perdersi negli anfratti oscuri della carcassa di metallo.
L’esplorazione si completa in una manciata di ore, in base al livello di perlustrazione che vogliamo affrontare, ma è una sessione di gioco intensa, vibrante, che ci tiene sulla corda pur senza mai scadere nel facile jumpscare.
Gameplay
Come accadeva per il gioco base, in Siren’s Rest le funzionalità di gameplay sono ridotte all’osso. Se escludiamo l’uso della torcia, della fiamma ossidrica e del piede di porco per aprire vie altrimenti bloccate, tutto si concentra nell’esplorare, cercare, indagare, aprendo e spostando rottami.
Un’esperienza minimalista che lo colloca un gradino sopra (in termini di azioni) al classico walking simulator, da cui si discosta anche per le possibilità di accelerare la nuotata o sfruttare punti di appiglio per lanciarsi nei corridoi.
Resta un’esperienza altamente claustrofobica in cui non dobbiamo né scappare, né combattere, ma solo vivere questa macabra caccia al tesoro nel tentativo (e sicuramente speranza) di ridare una voce a coloro che sono morti nel disastro della piattaforma, e riportare alle loro famiglie qualche cimelio che renda più sopportabile il lutto e l’assenza.
Non si tratta quindi di dare risposte a domande rimaste in sospeso, quanto più fornire un modo per scendere a patti con la tragedia, affrontare la perdita di un’intera collettività e superarla, infine.
Comparto tecnico
Un DLC dai due volti: da un lato abbiamo una componente audio davvero eccellente, con suoni ovattati, rumori e scricchiolii inquietanti con sbalzi di tensione dati da sporadici crolli e dalla costante paura di restare bloccati per sempre nel buio.
Dal punto di vista grafico e visivo, grande cura è stata posta nelle luci e nei dettagli, mentre molta meno ne abbiamo nelle (piccole) animazioni e soprattutto nel cordone ombelicale, che spesso si muove in modo innaturale o che resta stranamente incastrato compenetrando poligoni e materiali.
Nel complesso è un’esperienza assolutamente godibile, le cui sbavature si perdono nel concerto complessivo dell’opera che mi sento assolutamente di suggerirvi se avete apprezzato il gioco base.
Conclusioni
Siren’s Rest mi ha convinto: breve ma intenso, profondo quanto il mare e doloroso. Una metafora della vita e della morte, di come il bisogno di trovare una spiegazione e una continuazione ci spinga anche oltre i nostri limiti.
Non c’è nessun motivo razionale per effettuare questa esplorazione, solo motivi irrazionali ed emozionali: ovvero ciò che ci rende quello che siamo, umani.
Anche se a volte ce ne scordiamo.
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Nerdando in breve
Siren’s Rest è il DLC di Still Wakes the Deep.
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