Recensione
C’è un’invasione di ratti là fuori, e saremo noi a fermarla.
O almeno a provarci.
No: non è un pest control simulator, è un titolo dalle tinte horror che si nasconde sotto una patina di demenzialità che cela alcuni risvolti così profondi da avermi colpito e turbato.
Vi sto per portare alla scoperta di uno dei titoli indie più folli che abbia mai avuto occasione di conoscere: Ratshaker.
Gameplay
Ratshaker è un horror in prima persona in cui siamo chiamati a esplorare un’area cupa e inquietante alla scoperta di un misterioso evento traumatico.
Fin qui tutto bene, niente di nuovo o strano. Lo strano arriva quando il nostro unico interlocutore è un topo di fogna di cui, innanzitutto, dobbiamo piegare la volontà di opporsi e resistere ma poi rappresenta il motore che ci consente, letteralmente, di far tutto.
Mi spiego: per tutto il tempo gireremo con il topo in mano. Ogni volta che vorremo fare qualcosa dovremo prima “caricarlo” di energia: ovvero scuoterlo di brutta maniera; giocando su PS5, questo si concretizza sbattendo il controller come un vecchio telecomando con le pile scariche.
Una volta ricaricata la barra dello “scuotimetro”, o “shakerometro” se preferite, allora dovremo liberare l’energia per poter interagire con il mondo di gioco. Per farlo occorre “strizzare” il topo (cercando di non esagerare o lo soffocheremo) e così aprire porte, accendere e spegnere luci ed elettrodomestici, girare manopole, raccogliere oggetti e tutto il resto che potete immaginare.
Ripeto, perché so che potreste pensare di aver letto male: prima scuotiamo il topo, poi lo strizziamo davanti agli oggetti con cui vogliamo interagire.
E questo, di base, è tutto il gameplay. Prima scuotiamo, poi strizziamo.
Scuoti. Strizza. Scuoti. Strizza.
Scopri.
Comparto tecnico
In un gioco del genere è probabilmente l’ultima cosa che vi interesserà, eppure è innegabile un fascino retro in stile VHS (eliminabile da impostazioni) che darà un sapore da notte horror anni ’80 alla vostra (breve) esperienza di gioco.
Nel giro di un’ora fate tutto, mezz’ora se rushate e non vi interessano i trofei.
A questo si aggiunge un recitato ironico e graffiante, talmente sopra le righe da risultare esilarante (I’m cheesed to meet you too) e un accompagnamento sonoro a dir poco disturbante. Giusto per completezza: la voce non è frutto di elaborazione IA, ma è stata prestata dal Lead Character Artist noto online con il nickname @_Ptolemaeus_.
Il risultato complessivo è una dissonanza acustica e visiva altamente disturbante che per tutta l’ora necessaria a completarlo, non smetterà di attanagliarvi le meningi.
Anche però, man mano che approfondiremo i terribili segreti che circondano la vita del protagonista, immagini sempre più inquietanti e disturbanti minacceranno di affollare i nostri incubi.
Motivo per il quale mi sento di suggerire il gioco solo ad adulti mentalmente stabili.
Conclusioni
Non so esattamente come dirlo, ma se normalmente mi approccio ai giochi senza saper nulla su di loro in modo da essere aperto e non prevenuto a qualsiasi cosa, qui la faccenda si è fatta complessa. Non sapevo cosa aspettarmi se non un esperimento in perfetto stile Indie, cosa che mi fa adorare questo substrato culturale più di ogni altra cosa.
Lasciate libero un creativo di esprimersi senza limiti e quel che otterrete sarà, beh: sorprendente. Poi non è detto che la sorpresa sia sempre piacevole, ma insomma: questo Ratshaker costa come una colazione al bar (forse meno) e merita sicuramente un’oretta del vostro tempo per lasciarvi trasportare in un universo decisamente disturbante.
Per questa ragione faccio anche fatica a dirvi se mi è piaciuto o no. In quanto amante della psicologia, dell’introspezione e delle strategie che la nostra mente è capace di attuare per salvaguardarsi, propendo per il sì. Non posso spingermi oltre per non correre il rischio di inondare di spoiler la mia recensione, ma lasciate che lasci alcune domande.
Fino a che punto siamo disposti a scavare per scoprire la verità? Fino a che punto la verità merita di essere portata a galla? Qual è il limite oltre il quale è sicuramente meglio continuare a esistere in una serena finzione?
Ma soprattutto: una volta portata a galla, sapremo gestire la verità? O scopriremo che sarebbe stato meglio lasciarla nascosta nel profondo del nostro inconscio?
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Nerdando in breve
Ratshaker è il modo migliore per perdere mezz’ora di vita e un paio di notti di sonno.
Trailer
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